Nella Serra Ottocentesca, affacciata sul parco con luminose vetrate, della nobiliare Villa Grismondi Finardi, riportata nelle antiche mappe come “Il Palazzo”, dimora che nel ’700 divenne punto di riferimento per il mondo culturale dell’epoca, grazie a Paolina Secco Suardo, consorte del conte Luigi Grismondi, che ne fece la sede prediletta per gli incontri tra i letterati del Circolo dell’Arcadia, del quale la poetessa, con lo pseudonimo di Lesbia Cedonia, fu instancabile animatrice, nel Quartiere di Bergamo che dalla Villa prende il nome (Quartiere Finardi) attorno al suo parco ,ineguagliabile polmone verde per la città, in un contesto dunque prestigioso, nobile, unico ed esclusivo ma anche bucolico e charmant, si è svolto sabato 21 ottobre scorso alle ore 17 un sentito e commuovente omaggio alla figura di Norma Cossetto, “una ragazza italiana istriana” come recitava l’invito.
Folto il comitato organizzativo costituito da gran parte del tessuto cittadino di Bergamo guidato dal dott. Carlo Saffioti, psichiatra, politico, sportivo bergamasco, sostenitore convinto dell’amor di patria e gradevole animatore di eventi importanti nella città e dal C.re Michele Taddei, Vice Presidente e coordinatore nucleo di volontariato dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Al loro fianco una cordata di Associazioni tra cui Inner Wheel Bergamo (Presidente Carmen Fusco) , Soroptimist international Club Bergamo (Presidente Annamaria Minervini), Assoarma Bergamo (Presidente Tenente di Vascello Ernesto Greco), il presidente dell’Istituto Nastro Azzurro della provincia di Bergamo, Dott. Vìto Mirabella e tanti presidenti e soci delle Associazioni Combattentistiche d’Arma . Tra di loro ha avuto un posto d’onore e di riguardo come rappresentante morale della drammatica storia narrata la Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia con la Presidente del Comitato di Bergamo Maria Elena Depetroni, il Vicepresidente Edoardo Uratoriu, il Delegato all’Amministrazione Marco Fabretto e i Consiglieri Miett Grigillo Mazzuconi, Franco Porcelli con la moglie Grabriella Barca, Paola Piazza e tanti Soci presenti.
Per commemorare il brutale assassinio, avvenuto 80 anni fa nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, di Norma Cossetto uccisa dai partigiani slavi comunisti per essersi rifiutata di aderire al movimento popolare di liberazione, dopo essere stata torturata, seviziata, violentata quindi infoibata , gli organizzatori hanno chiesto innanzitutto allo storico Marco Cimmino ,riconosciuto saggista di storia militare e appassionato ricercatore nonché apprezzato conferenziere, di svolgere una breve sintesi del contesto storico in cui i barbari accadimenti narrati trovarono attuazione, e all’attrice Maria Giulia Campioli di interpretare il monologo «Storia tragica istriana», scritto , per onorare le vittime delle foibe, dall’attore Umberto Fabi, direttore artistico dell’associazione «Scenari Armonici» di Parma prematuramente scomparso. Un omaggio originale, lontano da celebrazioni classiche. Un racconto, la Fiaba tragica istriana, in scena in una via sperimentale, che cerca, attraverso una chiave diversa, di parlare di sopraffazione e violenza da parte di uomini armati nei confronti di una donna.
Norma, di famiglia fascista, era una giovane istriana, amava il canto e la pittura, era studentessa universitaria di lettere e filosofia all’Università di Padova e stava preparando la tesi. Nel 1949 per iniziativa del prof Concetto Marchesi, l’Università di Padova le diede la laurea honoris causa alla memoria e nel 2005 le fu conferita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la Medaglia d’oro al merito civile alla memoria il 9 dicembre 2005 con la seguente motivazione:
Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. 5 ottobre 1943 – Villa Surani (Istria)
La sorella Licia Cossetto, premiata al suo posto nel 2005 con la medaglia al valor civile dall’allora Presidente Ciampi, era presente quando il suo corpo venne recuperato da una squadra di vigili del fuoco. Così raccontò quel maledetto giorno in un’intervista di qualche anno fa:
“Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l’abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all’addome… Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l’abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch’io.”
Norma Cossetto aveva solo 23 anni quando fu uccisa. Eppure per tanti anni la drammatica fine di questa studentessa italiana, istriana, uccisa dai partigiani titini nell’ottobre 1943 rimase a lungo nascosta, fu a malapena menzionata. Venne chiusa nei cassetti da chi pretese di selezionare ciò che andava urlato e scartare ciò che non faceva comodo. Ma la Storia, come tutto quello che è impastato di dolore e di umanità, non accetta cancellazioni.
L’emozione e la commozione che la attrice Giulia Campioli ha saputo trasmettere al pubblico numerosissimo (alcuni in piedi) è stato di una tale intensità che son mancate la parole , al termine, non solo per commentare ma anche per ringraziare una voce che tra parole, canto, gesti e versi è riuscita a far riVIVERE il dolore, le vicissitudini, il dramma di Norma e di un popolo tutto, quello istriano, fiumano e dalmata. Il silenzio attento e partecipe ha accompagnato tutta la performance senza un momento di disattenzione e con qualche lacrima che , spesso, è scesa sulle guance.
Norma dunque VIVE. E con lei tutto ciò che ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà SEMPRE per una delle pagine più tragiche della storia italiana.
Si ringraziano tutte le autorità presenti per una partecipazione sentita che ci ha commosso, gli organizzatori e in special modo la famiglia D’amico Finardi per la straordinaria ospitalità.