Gorgo al Monticano, piccolo paese della provincia di Treviso, il 6 agosto ha intitolato una piazza a don Edoardo Gasperini (Capodistria 1920- Gorizia 2017).
Promotore dell’iniziativa è stato l’assessore Cristian Patres, da sempre attento alla realtà degli esuli nell’area trevigiana.
“Don Edoardo, educatore dell’Associazione Cattolica di Pola negli anni ’40, nel febbraio del 1947 venne incaricato dal suo vescovo Raffaele Radossi di portare con sé, nel viaggio di addio a Pola, una trentina di ragazzi affidatigli da alcune famiglie istriane preoccupate dal precipitare degli eventi post-bellici. Con questi ragazzi creò a Oderzo il primo nucleo del “Collegio Ragazzi Giuliani” destinato ad ingrandirsi negli anni successivi. Nell’estate del 1951 don Edoardo e il suo collegio lasciarono Oderzo e si trasferirono nel vicino paese di Gorgo al Monticano. Lì rimasero fino all’autunno del 1958 quando il sacerdote, dopo anni di impegno e sacrificio per assicurare ai suoi ragazzi esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia una educazione e una istruzione, rispose alla chiamata del vescovo Antonio Santin a Trieste. Per più di quarant’anni fu poi parroco di Fossalon, frazione rurale di Grado.
La cerimonia di venerdì 6 agosto, che cadeva nel 70esimo anniversario del suo trasferimento a Gorgo al Monticano, è stata il punto di arrivo di un percorso iniziato 5 anni fa, nel 2016, quando don Edoardo tornò a Oderzo e a Gorgo in visita ai luoghi che ospitarono il suo collegio. Grande, inattesa e commovente fu l’accoglienza riservatagli dalle tante persone che a Gorgo ancora lo ricordavano dopo 60 anni. E l’eco dell’evento fu tale che superò i piccoli confini del paese catturando l’attenzione delle associazioni degli esuli che lo vollero due mesi dopo a Pola, per celebrare nella cattedrale la messa in ricordo delle vittime innocenti di Vergarolla, nel 70esimo anniversario della strage.
Presenti alla cerimonia il sindaco di Gorgo al Monticano (Giannina Cover), il sindaco di Grado (Dario Raugna) e il vicesindaco di Oderzo (Vincenzo Artico); i parroci don Angelo Pederiva di Gorgo, mons. Romano Nardin di Ghirano, don Mario Roviaro del collegio Brandolini-Rota di Oderzo, mons. Michele Centomo e don Nadir Pigato parroci rispettivamente di Grado e Fossalon; tutte le associazioni d’arma del paese, la locale Proloco e le associazioni giuliano-dalmate: ANVGD comitato di Gorizia e comitato di Treviso, ”Associazione Italiani di Pola e Istria – Libero Comune di Pola in Esilio”, “Circolo Istria” di Trieste.
Tra gli altri, ha voluto essere presente anche Francesco Tromba, esule da Rovigno: anche lui visse l’esperienza di diversi collegi, essendo rimasto orfano nel 1943, quando aveva 9 anni, dopo l’uccisione del padre, prelevato di notte dai partigiani e infoibato a Vines.
Per l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia sono intervenuti Alessandro Cuk, vicepresidente nazionale, Tullio Svettini, componente del Direttivo ANVGD di Gorizia, e il prof. Ivano Tiveron, di Cordenons, autore di vari testi sugli esuli, che ha portato i miei saluti e quelli di Lino Vivoda, suo caro amico. Tiveron ha ricordato che Lino, il quale perse il fratellino nella strage di Vergarolla, era uno dei ragazzi che frequentavano l’oratorio di Pola, e si trovava insieme alla sua famiglia sul “treno della vergogna”, quello al quale fu impedito di fermarsi nella stazione di Bologna per far rifocillare dopo tante ore di viaggio donne, vecchi e bambini affamati. Su quel treno c’era anche “don Edi” con i suoi ragazzi, che spesso ricordavano quell’episodio, poi superato grazie alla generosa accoglienza degli abitanti di Oderzo e di Gorgo.
Oltre alle autorità civili e religiose, hanno preso la parola Antonio Berto proprietario di Villa Revedin (l’allora sede del Collegio); Marco Zabotti, direttore scientifico dell’Istituto Diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”; don Alessio Magoga, direttore del settimanale diocesano “L’Azione”.
Commovente la lettera inviata da Domenico Benussi, allievo per molti anni del collegio, in cui ha espresso profonda gratitudine alle comunità di Oderzo e Gorgo per l’accoglienza amorevole che gli esuli hanno sempre ricevuto. Toccanti i ricordi di Livio Dorigo, piccolo aspirante alla “Cattolica” di Pola del giovane don Edoardo, e di Marisa Baldo, collaboratrice parrocchiale a Fossalon per tutti gli anni del suo servizio sacerdotale. Pregevole l’ode in dialetto gradese composta e recitata per l’occasione da Tullio Svettini, raffinato attore e regista teatrale di origini rovignesi e gradese d’adozione, componente del Direttivo ANVGD di Gorizia. L’assessore Patres ha aggiunto che “Come ha sottolineato il sindaco di Gorgo al Monticano, la presenza del Collegio ha nobilitato il nostro paese e la sua storia, e l’intitolazione della piazza è un atto doveroso verso chi ha dispensato bontà e generosità anche ai ragazzi del paese. In quei difficili anni del dopoguerra, nel Collegio tutti trovavano un momento di svago e di studio e insieme, cittadinanza e Giuliani, si condivideva quel poco che c’era.
Un sentimento di solidarietà e di fratellanza che non si è disperso nel tempo e che è suggellato nella targa in pietra d’Istria su cui è impresso il nome di don Edoardo Gasperini”. Don Edoardo riposa nel cimitero di Fossalon, assieme ai suoi cari parrocchiani, che tanto ha amato e dai quali è stato ricambiato, tanto che il suo ricordo è ancora indelebile tutta la frazione. Come ha affermato Tullio Svettini, “è stato un vero “Curato di campagna”, come nel romanzo di G. Bernanos. “ Ecco il testo composto da Svettini:
A don Edoardo
Per tanti ani don Edoardo
l’ha governao el Fossalon de Grao
co ‘l sovo impegno e la so costansa
xe stao d’esempio a duto el parentao.
Duta la zente ne le case sparse
vigniva a Elo per fasse consilia’,
per duti gera ‘na parola bona
e ‘na caressa el sovo favela’.
Elo tigniva in ordene le carte
de duta quela tera benedeta,
che nel ventennio tanto controverso,
xe stagia resa fertile e perfeta.
Al s’ha impegnao in dute le maniere
per fa felisse duta quela zente,
veci, fantulini e zovenoti,
che duti Elo pronto el veva a mente.
Ma ‘l so pinsier al gera verso l’Istria
che gera rente l’arzene vissina,
co’ ‘l ‘ndeva fasse un bagno la vegheva,
duta “putela, suta e zentilina”.
Quanti recordi in quela so memoria
per duta la so storia in profugansa,
da Capodistria a Pola e puo a Opicina,
nel veneto ha lassao la so importansa.
Adesso semo qua per veneralo
al Prete de canpagna e puo de mar,
in questa tera nata venessiana,
Lo recordemo presente su l’oltar.
Dal sielo grando adesso Elo al varda
la sova zente che ha vissuo felisse
e da quel logo santo duta luse
co’ la so man contento al benedisse.
Grassie don Edoardo per duto!
Tullio Svettini, esule istrian
Maria Grazia Ziberna
Presidente del Comitato provinciale di Gorizia dell’Anvgd