LETTERE
A proposito dell’importo di 30.000 lire concesso agli ex combattenti e categorie equiparate (profughi) non dipendenti da enti pubblici (L. 336/’70). La Corte d’Appello di Trieste ha emesso in data 15.07.09 la sentenza n. 51/2006, raccolta in un fascicolo di 21 pagine che sinteticamente si può riassumere così:
1) l’importo di 30.000 lire erogato ai profughi non dipendenti pubblici all’atto del pensionamento non è soggetto all’adeguamento del costo della vita. 2) Gli arretrati riconosciuti dalla precedente sentenza di Corte d’assise vanno restituiti all’Inps. 3) La spesa dell’importo suddetto va considerata a carico dello Stato e non dell’Inps. 4) L’erogazione delle iniziali 30.000 lire deve intendersi come un riconoscimento per le conseguenze negative del trascorso 2° conflitto mondiale.
Osservazioni: a) si ritiene ingiusto e anche anticostituzionale il trattamento differenziato tra dipendenti pubblici e privati in ordine a detto adeguamento in quanto i primi, beneficiando della maggiorazione di 7 anni di anzianità contributiva questa, nel tempo, è stata adeguata al costo della vita. b) Per i profughi giuliano-dalmati, già bistrattati per l’abbandono delle terre natie e il non riconoscimento adeguato dei loro beni abbandonati, ora si aggiunge l’obbligo della restituzione di alcune migliaia di euro (circa 2.500) che hanno consentito loro di far fronte a spese non sopportabili con le loro modeste pensioni. c) Poiché tutto l’impianto della sentenza è basato su una legge del precedente governo Prodi che prevede che qualsiasi contenzioso in cui sia coinvolto l’Inps sia risolto a favore di quest’ultimo; poiché la stragrande maggioranza dei profughi ha votato per l’attuale governo di centrodestra, ritenendolo più sensibile ai suoi problemi, si fa appello agli attuali politici locali, e in particolare al sottosegretario Roberto Menia ma anche al presidente dell’U.I. Massimiliano Lacota, affinché venga presentato un disegno di legge finalizzato all’abolizione di detta nefasta legge.
Luigi Barzelogna
