Nell’ambito delle Giornate europee del patrimonio culturale, la Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno ha ospitato lo scorso 19 settembre il seminario di aggiornamento professionale a livello nazionale mirato ai docenti delle materie identitarie nelle scuole della verticale italiana in Croazia dal titolo “Dalla conoscenza della storia del territorio d’insediamento storico, al conseguimento degli esiti dei curricoli delle materie identitarie.”
Si sono rivolti al numeroso pubblico presente in sala i seguenti relatori:
1. Donatella Schürzel, PhD di Storia dell’Europa, con la relazione “Il concetto di tradizione e identità: geo-storia, cultura e società”
2. Marino Baldini, archeologo e storico dell’arte, con un escursus storico e artistico del territorio istriano percorso “Lungo la Via Flavia”
3. Matija Drandić, ricercatore presso il Centro di ricerche storiche Rovigno, con “I registri parrocchiali: una fonte interdisciplinare per lo studio della storia e della cultura del territorio”
4. Gaetano Benčić, curatore del dipartimento di archeologia del Museo del territorio parentino, che ha presentato la ricerca “”Il porto della Bastia: la navigazione sul fiume Quieto in età veneziana”
5. Damjan Gasperini, docente presso la SEI „Edmondo De Amicis“ di Buie, con la presentazione del progetto interdisciplinare di storia del territorio “Il porto della Bastia nel progetto di lettura del territorio della Regione Istriana”
I partecipanti hanno espresso grande apprezzamento per i contenuti trattati e per l’approccio coinvolgente proposto da tutti i relatori. Il corso di aggiornamento è stato organizzato dalla professoressa Gianfranca Suran, consulente superiore per la comunità nazionale italiana presso l’Agenzia per l’educazione e la formazione della Croazia.
La professoressa Schürzel, la quale è anche vicepresidente vicario dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e presidente del Comitato provinciale di Roma, in particolare ha esplorato il concetto sfaccettato della tradizione, approfondendo la sua definizione, la resilienza di fronte alle sfide della modernità, la trasmissione e la sua natura mutevole, a partire dai criteri (come la religione, la nazionalità o la lingua) che interagiscono nel plasmare tali tradizioni.
Quando esaminata al singolare, la tradizione incarna un carattere universale e quasi metafisico. Al contrario, nella sua forma plurale, le tradizioni si manifestano come espressioni storiche e contingenti che condividono costantemente tratti comuni: la necessità di condivisione comunitaria, l’appartenenza alla comunità e la ricerca di conferire all’esistenza individuale un significato metafisico. Queste credenze legittimano le strutture di autorità e potere. La perdita di questa intricata rete di ricordi, credenze, consuetudini, tradizioni e pratiche tramandate attraverso le generazioni segna un parallelo con un individuo affetto dall’Alzheimer, che perde gradualmente il proprio nome, la storia e le relazioni, per poi vacillare sull’orlo dell’oblio.
La trasmissione e la preservazione, plasmate dall’esperienza, agevolano la separazione degli aspetti negativi da quelli positivi, rivitalizzandoli all’interno di un contesto storico. Evitare la stagnazione è essenziale, poiché la ripetizione di modelli e pratiche può degenerare in un feticismo.
Quando esaminata al singolare, la tradizione incarna un carattere universale e quasi metafisico. Al contrario, nella sua forma plurale, le tradizioni si manifestano come espressioni storiche e contingenti che condividono costantemente tratti comuni: la necessità di condivisione comunitaria, l’appartenenza alla comunità e la ricerca di conferire all’esistenza individuale un significato metafisico. Queste credenze legittimano le strutture di autorità e potere. La perdita di questa intricata rete di ricordi, credenze, consuetudini, tradizioni e pratiche tramandate attraverso le generazioni segna un parallelo con un individuo affetto dall’Alzheimer, che perde gradualmente il proprio nome, la storia e le relazioni, per poi vacillare sull’orlo dell’oblio.
La trasmissione e la preservazione, plasmate dall’esperienza, agevolano la separazione degli aspetti negativi da quelli positivi, rivitalizzandoli all’interno di un contesto storico. Evitare la stagnazione è essenziale, poiché la ripetizione di modelli e pratiche può degenerare in un feticismo.
La tradizione dovrebbe quindi essere vista come una fiamma da nutrire anziché come ceneri da adorare, simile ai “classici” che, nonostante la separazione temporale, rimangono vivi e pertinenti per ogni nuova generazione. La tradizione deve fungere da percorso ininterrotto che ci collega alle nostre origini. Questo viaggio a ritroso deve condurre a un “passato vivente” (tradizione), evitando la trappola di reiterare il “passato stesso”, spesso culminando in manifestazioni folkloristiche più adatte a soddisfare scopi meramente turistici, piuttosto che al rafforzamento dell’identità di una comunità nazionale.
Risulta quindi evidente la complessità della tradizione e la sua importanza nel plasmare l’identità di una comunità, fatta salva la necessità di preservare l’essenza della tradizione adattandola alle sfide contemporanee, garantendo così la sua continua rilevanza e la sua vitalità.
Risulta quindi evidente la complessità della tradizione e la sua importanza nel plasmare l’identità di una comunità, fatta salva la necessità di preservare l’essenza della tradizione adattandola alle sfide contemporanee, garantendo così la sua continua rilevanza e la sua vitalità.