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Isole Brioni, smentita la vendita (Il Piccolo 08 ago)

ZAGABRIA La crisi delle casse statali croate è una realtà, così come l’idea di piazzare sul mercato alcuni beni immobili di pregio per «fare cassa» ma riguardo le Isole Brioni l'ufficio del presidente della Repubblica Stipe Mesic ha smentito le notizie di stampa riguardo una possibile vendita.

In un comunicato la Presidenza sottolinea come l’arcipelago di fronte a Fasana abbia lo status di parco nazionale: «Un'eventuale decisione di vendita la può prendere solo il governo e il Parlamento».

L’ipotesi di alienazione non è comunque troppo teorica: questa non sarebbe stata la prima volta che si sarebbe tentato di vendere le isole. Alcuni anni fa era stato stabilito il prezzo di 2 miliardi di euro e la vendita sarebbe stata finalizzata a importanti investimenti turistici sulle isole, destinate a diventare una meta elitaria. Con la crisi economica internazioale tale prezzo per i potenziali investitori sarebbe troppo alto per cui ora si tornerebbe alla carica abbassandolo a 1,2 miliardi di euro. L'ufficio presidenziale comunque taglia corto: «Il capo dello Stato è assolutamente contro la vendita. E non risulta che il governo della premier Jadranka Kosor stia valutando questa possibilità». Brioni a parte, l’esecutivo potrebbe essere tentato, in ogni caso, di porre sul mercato i restanti dei cosiddetti «12 gioielli» che compongono il tesoro economico e ambientale del Paese. Oltre alle Isole Brioni, i cui potenziali acquirenti sarebbero interessati solo se potessero vedersi tolti alcuni dei vincoli che fanno dell’arcipelago un luogo incontaminato, oltre che carico di storia anche diplomatica, legata alla figura del Maresciallo Tito, nella predetta «eccellente dozzina» vi è anche un altro invitante boccone. Si tratta dello Janaf, ossia dell’oleodotto che dall’Isola di Veglia (Krk) e dal suo terminal a mare nei pressi di Castelmuschio (Omisalj) s’inerpica verso la Croazia continentale arrivano a Nord fino al territorio ungherese e a Est fino a quello serbo. Si sa per certo che la pipeline anche attualmente fa gola a molti. E tra i pretendenti si annoverano in prima fila i magnati russi del petrolio e del gas naturale. Specie dopo che Castelmuschio ha avuto il placet definitivo del governo croato per accogliere il rigassificatore pianificato dal consorzio multinazionale «Adria Lng». Male che vada, anche in tempi di crisi la privatizzazione dello Janaf potrebbe riversare nelle esangui casse statali sui 2-300 milioni di euro. Una cifra più o meno analoga potrebbe poi essere incamerata dalla cessione della principale società assicurativa nazionale, «Croatia osiguranje», anche questa inquadrata da tempo nel mirino delle principali compagnie continentali del settore. Nello stesso elenco rientrano poi l’Ente elettroenergetico nazionale (Hep), la cui cessione comporterebbe la privatizzazione del settore e un introito per lo Stato stimato in circaa 800 milioni di euro, il Demanio forestale, le Ferrovie statali e alcune fonti di acqua potabile.

 

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