Venezia torna in Istria e Dalmazia. Nei possedimenti che furono più vicini e più fedeli alla Serenissima si moltiplicano i cantieri – reali e metaforici – aperti per lo studio, il restauro, la valorizzazione di tutte le eredità che uniscono le due sponde dell'Adriatico. Merito soprattutto di una legge regionale che da alcuni anni a questa parte destina delle somme piuttosto ingenti per la conservazione e il rilancio del patrimonio culturale di origine veneta in quelle zone.
La scorsa settimana il consiglio regionale ha deliberato lo stanziamento di 680mila euro, suddivisi in una sessantina di diversi progetti accorpati in tre grandi aree di intervento: il restauro dei monumenti e delle opere d'arte, la loro valorizzazione, la promozione della cultura, cioè studi, ricerche, convegni, insegnamento della lingua italiana. Fra gli interventi maggiori ci sono il restauro e la ristrutturazione della torre veneziana di Umago (sec. XIII-XIV), il restauro di Palazzo Bettica a Dignano, il recupero della Piazza e del campanile (XVI sec) del borgo medioevale di Visinada, il consolidamento della cinta muraria di San Lorenzo. Fra le pubblicazioni e gli studi spiccano la "Storia dell'architettura militare veneziana attraverso le realizazioni in Istria e Dalmazia", "La poesia dialettale istriana", un laboratorio di canti di Rovigno, una ricerca sugli atti di dedizione a Venezia delle popolazioni dalmate, e poi pubblicazioni di libri, cd di musica popolare, bollettini informativi.
La cosa più significativa, che testimonia la tenuta dei rapporti secolari fra le regioni delle due sponde dell'Adriatico, è che questi finanziamenti, come spiega Daniele Stival, il presidente della 6. commissione del Consiglio Regionale che ha istruito la pratica, «sono ormai solo un volano per le diverse iniziative. Se all'inizio, infatti, i nostri stanziamenti finanziavano il 90\% delle operazioni, oggi essi raggiungono si e no il 10\%, e il resto viene finanziato direttamente dalle comunità locali: segno evidente che i primi ad apprezzare il significato del recupero della cultura veneta sono proprio i diretti interessati».
Stival nota, tra l'altro, una singolare tendenza in atto fra gli amministratori locali istriani e dalmati: «Se il sindaco è spesso di origine slava, l'assessore alla cultura è quasi sempre di origine italiana: anche questo è un segnale». Il segnale che le comunità locali guardano avanti, ma avendo ormai acquisito che quella con Venezia fu amicizia, piuttosto che conquista.
Sergio Frigo