Si è svolta sabato 16 novembre alle ore 18 nella splendida e, per l’occasione, gremitissima (al completo!) Sala Camino di Palazzo Martinengo delle Palle a Brescia , come evento di DOPO LIBRIXIA , la presentazione della consistente pubblicazione uscita ad ottobre del Prof. Giovanni Spinelli dal titolo DOPO L’ESODO DA PROFUGHI A CITTADINI. IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE DI GIULIANI E DALMATI NELL’ITALIA DEL SECONDO NOVECENTO ATTRAVERSO LE VICENDE DI BRESCIA la cui stampa è stata curata da Sestante Editore con il Contributo del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana istriana fiumana e dalmata di Trieste.
Giovanni Spinelli (Torino, 1958) si è applicato in passato alla storia contemporanea di Brescia, pubblicando in periodici e volumi collettanei saggi su ferrovie e sanità. Ha poi speso interamente la sua vita professionale nell’ambito dell’istruzione, prima come insegnante e formatore e poi come dirigente scolastico, rivestendo anche vari incarichi di responsabilità negli organigrammi dell’amministrazione scolastica regionale e nazionale.
Questo lavoro segna il suo ritorno alla ricerca. Figlio di un profugo zaratino, nella scelta del tema è stato guidato anche dalla volontà di collocare in un quadro di rigorosa ricostruzione e interpretazione storica il coacervo delle memorie famigliari e di restituire luce e voce ai tanti dalmati, fiumani e istriani della comunità in cui per molti anni ha vissuto: nelle intenzioni dell’autore, dunque, il volume si propone anche, idealmente, quale risarcimento, parziale e tardivo ma sentito, per il silenzio caduto per lungo tempo sulle travagliate vicende patite dai profughi adriatici.
Ad affiancare l’autore era presente il Prof. Raoul Pupo tra i massimi esperti della materia, che ha curato la Prefazione del volume.
«A vent’anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo e molti di più dai primi studi pionieristici, la storiografia italiana sull’Esodo dei giuliano-dalmati è entrata nella sua piena maturità. Stabiliti con sufficiente precisione tempi, ritmi e dimensioni del fenomeno, chiarite sia la sua peculiarità che le sue assonanze con altre vicende di spostamento forzato di popolazioni, risolti buona parte dei nodi interpretativi grazie anche all’apporto delle fonti ex jugoslave. […] Progressivamente il campo d’interesse degli studi si sta spostando dal momento dell’abbandono della terra natia a quello dell’esilio, alla difficile accoglienza dei profughi in una Madrepatria tanto desiderata quanto immiserita, travolta dalle rovine della guerra e dalle troppe necessità di un dopoguerra in cui milioni di persone dovevano cominciare la loro vita da zero, senza un lavoro ed un tetto sopra la testa. […] Agli ormai numerosissimi contributi d’occasione sul tema dell’Esodo si affiancano ricerche di ampio respiro e sicuro fondamento scientifico. Fra queste, un ruolo di protagonista va certamente riconosciuto al volume di Giovanni Spinelli, che sicuramente diventerà un modello per le ricerche future. Si tratta di un tipico caso di studio, ma che per le sue caratteristiche è tale da affrontare e illuminare anche problematiche di ordine generale. […] Nel seguire il filo della sua ricostruzione l’autore intreccia con grande maestria il macro e il micro, grazie ad una quantità enorme di fonti, padroneggiate con sicurezza così come l’amplissima bibliografia. […] Il metodo rigoroso con cui è condotta la ricerca, le sue articolazioni, l’uso sapiente di fonti di natura diversa ne fanno veramente un modello per le indagini su di una tematica così ricca ma anche delicata» (Raoul Pupo, Prefazione)
Ha moderato l’incontro Valerio Di Donato, giornalista che negli anni, come addetto alle pagine di politica interna ed estera, ha maturato una documentata e sensibile attenzione al confine orientale. Di Donato ha ricordato tra le altre cose il suo rapporto di amicizia e di stima con Antonio Cepich , carismatico Presidente del Comitato provinciale di Brescia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, il quale ha ricoperto ruoli importanti nell’associazionismo anche a livello nazionale, nonché protagonista indiscusso del libro di Spinelli e del processo di integrazione da “profughi a cittadini” di cui al titolo dell’opera.
Cepich è stato la vera guida della comunità giuliano-dalmata di Brescia, un deus ex machina. Giunto a Brescia, dopo due anni interi di prigionia in un campo tedesco, proprio nei giorni in cui si allestiva il Centro Raccolta Profughi nell’ex caserma Goito, si mette subito a disposizione degli altri: gli bastarono pochi giorni per rendersi conto che i giuliano-dalmati sparsi per la provincia, ancora quasi tutti zaratini, erano ormai diverse centinaia – se ne censirono 500 pochi mesi dopo, 350 dalmati e 150 giuliani – versavano in condizioni di grave disagio “morale e materiale”, secondo un’espressione al tempo abusata. Alcuni erano già assistiti nel campo stesso, ma la maggior parte di essi nei mesi precedenti la fine del conflitto aveva trovato rifugio nei piccoli centri della provincia, preferiti al capoluogo: provati dalla propria traumatica esperienza, gli zaratini temevano più di altri i bombardamenti che si accanivano su Brescia. Cepich aveva solo 24 anni, ma forte della sua biennale esperienza dei lager tedeschi e dei propositi maturati durante la lunga prigionia, non ebbe evidentemente dubbi su quale dovesse essere il suo primo compito da civile, ora che era tornato in Italia e che aveva abbandonato, almeno per il momento, l’avventuroso proposito di raggiungere Zara. Prima che il mese di settembre avesse termine, così, assunse due iniziative, entrambe decisive, sia per lui, sia soprattutto per coloro che con lui condividevano la condizione di profugo e per quella che sarebbe divenuta con il tempo la comunità giuliano-dalmata bresciana. Per prima cosa si presentò al prefetto e al vescovo, mettendosi a disposizione della macchina assistenziale locale. La seconda iniziativa assunta da Cepich fu quella di costituire il Comitato di assistenza ai profughi italiani della Dalmazia (CAPID), coadiuvato nell’iniziativa dal poco più che ventenne concittadino Antonio Cattalini a sua volta profugo a Brescia da un anno e mezzo con il padre, Simeone Cattalini, che di lì a breve sarebbe divenuto capo divisione della questura di Brescia. Ottenuto il permesso di stabilire provvisoriamente la sede del nascente comitato in un piccolo locale all’interno del CRP, prese subito contatto con un altro zaratino, Lino Drabeni, anche lui giovanissimo, reduce dalla lotta partigiana, cui aveva partecipato con il nome di battaglia di “comandante Giorgione”. Questi, il 29 aprile 1945, insieme ad altri zaratini, aveva deciso di costituire un primo comitato dalmata a Milano, al quale il CAPID di Cepich, formalmente costituitosi poi il 24 novembre’45 con il motto “meglio l’esilio della schiavitù”, fu uno dei primissimi organismi giuliano-dalmati del Nord ad aderire.
Il “padre della diaspora giuliano-dalmata a Brescia” venne a mancare nella notte fra il 24 e il 25 agosto 2007; così lo ricordò poche settimane dopo il sindaco Paolo Corsini: «Per un sessantennio animatore instancabile della comunità [giuliano-dalmata] in città, vivendo con forza e persuasione una nobile missione – perché di questo si è trattato – fatta di costante aiuto, conforto, lenimento delle pene e delle paure di uomini, donne e bambini che […] furono costretti all’esilio ed a costruire il proprio avvenire lontani dalla propria terra». Il giornalista e amico Valerio Di Donato un anno dopo la morte di Cepich avanzò con fondate ragioni la proposta di «dedicare a quest’uomo probo un ricordo istituzionale adeguato, intitolargli una via o una biblioteca»: forse prima o poi qualcuno vorrà raccogliere tale meritoria proposta.
il Prof. Pupo ha descritto nel suo discorso i due modi di affrontare la ricerca storica: quella dei paracadutisti dall’alto e quella dei ricercatori di tartufi. Ebbene: chi avrà l’onore di avvicinarsi al libro di Giovanni Spinelli troverà un grande lavoro sia dall’alto, sia dal tipico e aromatico profumo di tartufo.
«Lo studio ha assunto quale osservatorio privilegiato le vicende storiche dei profughi dalla frontiera adriatica approdati nella provincia di Brescia – spiega Spinelli – ma tratteggia anche, senza alcuna pretesa di esaustività, le linee generali del fenomeno su scala nazionale. Le due direttrici di ricerca si sono integrate e sostenute vicendevolmente nel corso del lavoro: la delineazione dei tratti salienti delle dinamiche storiche nazionali ha offerto alla ricostruzione di quelle specifiche della realtà bresciana un contesto sul cui sfondo collocarsi costruttivamente e cui attingere chiavi di lettura e di interpretazione; la ricerca analitica condotta sulla dimensione bresciana della storia postbellica dei giuliano-dalmati, dal canto suo, non solo si è venuta proponendo, in rapporto al quadro italiano e a seconda degli aspetti trattati, come paradigmatica piuttosto che come peculiare, ma ha anche orientato l’individuazione, nell’ordito di tale quadro, dei principali nodi problematici del tema su scala nazionale».
Tanta commozione tra il pubblico di persone coinvolte direttamente come discendenti oppure come conoscenti, ma anche di chi come Manlio Milani di Casa Memoria stima e apprezza da sempre l’onestà intellettuale e la rigorosità della ricerca di Gianni Spinelli . Manlio Milani, gigante della tenace volontà della memoria non solo riferite alla tragedia che ha coinvolto la sua famiglia (Strage di Piazza della Loggia) ma di tutte le memorie che costituiscono il tesoro del nostro presente e del nostro futuro, ha voluto portare un saluto al numerosissimo pubblico che ha atteso pazientemente in fila dopo la presentazione la firma autografa dell’autore. Hanno introdotto la serata Fabio Perletti, factotum di Librixia, infaticabile ed appassionato cultore della promozione della lettura cui l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e il Centro di Documentazione Multimediale hanno espresso per voce di Elena Depetroni i sensi della più viva riconoscenza per il supporto ricevuto anche nel corso di questa edizione 2024. E la Presidente della Delegazione di Brescia ANVGD Laura Busecchian, felice di rincontrare tanti amici e discendenti di esuli e soprattutto di vedere a compimento la storia dell’esodo a Brescia per opera di così insigni storici.
E noi attendiamo fiduciosi la prossima puntata sul Campo Profughi di Chiari… Grazie, Gianni!!!