«In un’Europa a 28 nessun Paese può fare da solo. Servono forme di cooperazione». Con questa premessa del presidente del Consiglio Enrico Letta i premier di Italia, di Slovenia Alenka Bratusek e di Croazia Zoran Milanovic hanno tenuto il summit trilaterale di ieri a Venezia, sull’isola di San Giorgio. Un summit con un titolo ben preciso: “Sponde, foro di dialogo e di cooperazione” che ben riassume lo spirito che ha pervaso i colloqui.
L’affondo lo “tira” Enrico Letta, non senza allusioni a quanto sta avvenendo in queste ore sul palcoscenico politico italiano. «Da qui – afferma deciso – parte una strategia italiana che non sia solo quella di guardarsi l’ombelico, per un dialogo che ci renderà più forti all’interno dell’Europa, per interpretare all’attacco le nostre posizioni nell’Ue in cui tutti e tre (Italia, Slovenia e Croazia) siamo protagonisti».
Dunque l’Italia rimodula la sua Ostpolitik lanciando una vera e propria alleanza con Slovenia e Croazia per cercare di diventare un “nocciolo duro” all’interno dell’Ue, «così come già fanno – puntualizza Letta – i Paesi Baltici o quelli del Nord». «L’Italia ha grandi opportunità di leadership in Europa – sostiene ancora il presidente del Consiglio – se solo smette (e lo ripete per la seconda volta) di guardarsi l’ombelico».
Roma, quindi, guarda a Lubiana e Zagabria per la collocazione geografica, per la storia e per gli interessi comuni quali lo sviluppo balcanico dell’Europa ma anche per i comuni temi collegati a infrastrutture, sviluppo energetico, porti. E proprio sugli scali dell’Alto Adriatico diventato, con l’ingresso della Croazia nell’Ue, un mare tutto europeo, così come sui temi dell’energia e delle infrastrutture i tre hanno dato il via ieri a un gruppo di lavoro comune «per superare – sono parole di Letta – una sterile e futile competizione che ci ponga nella condizione migliore di presentarci di fronte al gigantismo dei nostri interlocutori come la Cina o la Corea».
Tornando a un piano multilaterale i tre premier hanno altresì deciso una strategia comune da portare in Europa anche in vista del secondo semestre del prossimo anno che vedrà la presidenza italiana dell’Ue. Massima convergenza si è trovata sulla necessità di formalizzare già al prossimo Consiglio europeo di ottobre l’unione bancaria dei Ventotto (banking union) per avere banche più solide, è stato ribadito, ed evitare le crisi del passato. Ma strategie comuni sono state trovare anche per la digital economy, di cui si discuterà sempre a ottobre a livello comunitario, e sul single telecom market.
«Il gruppo di lavoro che è nato qui a Venezia – sostiene la premier slovena Alenka Bratusek – avrà un bel po’ da fare» mettendo poi l’indice sull’assoluta importanza dell’attivazione dell’unione bancaria europea. Il primo ministro croato Zoran Milanovic, da parte sua, sottolinea l’importanza commerciale per il suo Paese di Italia e Slovenia, «in questo ambito (trilaterale) – precisa – possiamo dirci quello che pensiamo per poi presentarci uniti in Europa».
Milanovic esalta le radici veneziane della costa dalmata e proclama che «l’identità croata tende verso il mare». «Siamo piccoli – conclude – e appena arrivati ma vogliamo dare il nostro contributo all’Europa e aiutare, senza ambizioni di fare da tutor, anche gli altri Paesi della regione balcanica che vogliono aderire all’Ue. Noi – dice con precisione – non faremo alcuno sgambetto alla Serbia». «Questa precisazione – lo incalza Letta – è il segno della vittoria dell’Europa. Siamo qui a parlare di cooperazione dimostrando di aver superato quei muri e quelle barriere che c’erano anche in un passato recente».
Un tramonto infuocato saluta i tre premier all’uscita dal chiostro del monastero benedettino a San Giorgio. Ma i tre pensano a una nuova alba, salutati dallo scodinzolio di Ernesto, il cane anti-esplosivi dei carabinieri.
Mauro Manzin
www.ilpiccolo.it 13 settembre 2013
I tre premier a Venezia (foto www.ilpiccolo.it)