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Italia e Croazia: è intesa, tante le cose in comune (Voce del Popolo 17set13)

L’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria è paragonabile a un’antenna le cui onde trasmettono sul territorio croato la ricca e complessa realtà culturale italiana. Il suo continuo operare nel tempo ha permeato il territorio di preziosi stimoli e influenze, “arrotondando” il panorama culturale croato significativamente depauperato dalla crisi economica. Di recente le redini dell’IIC sono passate nelle mani di Maria Sica, già a capo dell’analogo istituto a Mosca.

Quali i progetti e le risorse su cui poter contare?

“Come noto, l’Istituto Italiano di Cultura fa parte della rete del Ministero degli Affari esteri italiano e opera per la promozione e diffusione della cultura italiana. Ovviamente, lavoriamo d’intesa con l’Ambasciata d’Italia in Croazia in progetti che non possono essere che comuni – premette la dott.ssa Sica –. Tra l’altro, all’indomani dell’ingresso della Croazia nell’Unione Europea, a maggior ragione è importante calibrare le iniziative. La Croazia guarda all’Italia ed è un partner importante per noi. Come Istituto noi dobbiamo considerare tutti i campi della cultura, dal teatro alla musica, alle arti visive”.
“Oggetto del nostro lavoro è da un lato quello che è il classico patrimonio culturale, che ha reso grande l’Italia nel mondo, e d’altro canto guardiamo con attenzione a quello che l’Italia è oggi, ad artisti che sono in piena attività e che hanno già una loro notorietà, una qualità che è loro riconosciuta. A ottobre, ad esempio, nell’ambito del Zagreb film festival presenteremo la pellicola di un’autrice che rappresenta questo mondo contemporaneo, attivissima nel teatro di prosa, nel teatro inteso come opera e anche nel cinema. Si tratta di Emma Dante, la cui pellicola ‘Via Capellana Bandiera’, ha ottenuto molti consensi alla Mostra di Venezia. Noi abbiamo invitato a Zagabria la protagonista, che tra l’altro ha vinto la Coppa Volpi per questo suo ruolo”.
“A ottobre torna la Settimana della lingua italiana nel mondo. Il tema di quest’anno è legato alla scoperta, all’innovazione e alla ricerca, con diversi interventi di scienza vera e propria legati alla medicina, alla fisica, con dei nomi importanti che arriveranno in Croazia. La manifestazione avrà inizio ufficialmente il 14 ottobre, ma il nostro programma partirà già il 10-11 ottobre, con una serie di eventi correlati, come l’esposizione, al Museo dell’Architettura, del designer Vico Magistretti, una delle figure più significative del design italiano. Quindi, nel campo della moda, ci occuperemo, in collaborazione con l’Associazione dei designer croati, di un tessuto nuovo che utilizza le fibre del legno per produrre un materiale morbido simile alla stoffa”.
“È molto importante lavorare con le istituzioni locali e capire quali sono le loro richieste, che cosa interessa di più nell’offerta del nostro Paese. Tra gli altri appuntamenti, rilevo la bellissima mostra di costumi e bozzetti dell’Opera di Roma (già allestita a Fiume e a Zara, ndr) dedicata al duecentesimo di Verdi, che cade proprio a ottobre. Alla fine del mese prossimo, poi, avrà luogo una rassegna cinematografica dedicata a Fellini, con una mostra di bozzetti e disegni realizzati proprio dal Maestro. Più avanti, alla fiera del libro di Pola porteremo alcuni autori importanti, dei quali, per una questione proprio scaramantica, non faccio i nomi. Per la musica avremo il sassofonista Francesco Cafiso, un ragazzo di ventiquattro anni, un autentico genio del jazz, che si esibirà nella Sala ‘Lisinski’”.

La perdurante crisi economica inciderà e in quale misura sul lavoro dell’IIC?

“La crisi, che è globale, non limiterà i nostri programmi, che comunque riusciamo a calibrare sempre sulla base delle risorse disponibili. Abbiamo anche delle istituzioni locali che sono collaborative. Allestire una mostra di arti visive in un museo significa collaborare con un ente che fa la sua parte. Questo è di grande aiuto. In questi due mesi, in tutte le persone che ho avuto modo di incontrare ho trovato interesse e disponibilità, tanto che secondo me l’aspetto economico a un certo punto riesce a passare in secondo piano. Poco fa sono ritornata da una mostra importante che faremo l’anno venturo: l’Italia rappresentata come somma delle peculiarità di ogni singola regione, e ho trovato tantissima energia positiva. Con un po’ di attenzione si fanno delle cose molto belle e interessanti in cui ognuno deve fare la propria parte”.

All’Ateneo di Zagabria c’è una robusta struttura di Italianistica. Che tipo di rapporto intende instaurare con questo segmento universitario?

“Sicuramente instaureremo un rapporto privilegiato, perché il nostro Istituto promuove lingua e cultura. So che questo Dipartimento dispone di uno staff di docenti nutrito e molto qualificato sia per la parte linguistica che per la parte letteraria. Un’iniziativa molto importante che riguarda il Dipartimento di Italianistica è che, con quest’anno accademico, sarà inserito tra i votanti del Premio Strega, che è il premio letterario più importante in Italia.
Il Circolo di lettura sarà un circolo croato, cioè noi lo costituiremo con i rappresentanti del Dipartimento di Italianistica di Zagabria, ma anche di altre città della Croazia, così che il voto rappresenterà non solo la realtà della capitale, ma anche di altre città in Croazia dove si studia l’italiano a livello accademico. Il rapporto con l’Italianistica sarà assolutamente fondamentale anche per noi, per capire i bisogni, se ci sono delle esigenze di formazione più importanti, sapere che cosa arriva della letteratura italiana…”.

Quant’è popolare la cultura italiana nel mondo, o perlomeno in Russia, dove lei ha diretto l’IIC prima di venire qui a Zagabria?

“Noi piacciamo moltissimo. L’Italia fa simpatia, l’Italia ha una storia, un patrimonio che sono noti a tutti. Devo dire che anche in Russia quando parli d’Italia sfondi delle porte aperte. È un grande paese con una grande cultura e una storia anche di scambi con il nostro Paese, che è molto importante. Poi, certamente, ci sono un po’ anche i luoghi comuni, della ‘dolce vita’, del cantante italiano, della canzone italiana… D’altra parte, ho visto delle fiere del libro incredibili, con una grande quantità di titoli di scrittori italiani che sono stati tradotti e le loro presentazioni erano affollatissime. Il pubblico russo legge moltissimo e ciò ci ha permesso di fare anche delle cose un po’ ardite. Abbiamo presentato un monologo teatrale meraviglioso di Fabrizio Gifuni su testo di Gadda. Che non è il più facile degli autori, eppure l’accoglienza da parte del pubblico è stata incredibile”.
“È per noi veramente un piacere sapere di essere seguiti così tanto all’estero. L’idea di far parte di questo processo di conoscenza e di aggiornamento della lingua e cultura italiane è un piacere. Noi abbiamo presentato anche autori di ultima generazione, di grande qualità, premiati in Europa, e pure loro sono stati accolti meravigliosamente. Spero che lo stesso succeda anche a Zagabria”.

La Settimana della lingua italiana nel mondo riserva spazio alla letteratura, al giornalismo, al cinema, alle mostre, alla ricerca, all’architettura, alla moda. Del tutto assente risulta invece la musica. Il Settecento e l’Ottocento dell’opera lirica italiana sono due periodi assolutamente unici, purtroppo non adeguatamente valorizzati.

“Per il duecentenario della nascita di Verdi, qui a Zagabria, in occasione della prima del ‘Falstaf’ al Teatro nazionale, si aprirà la mostra di costumi e di bozzetti provenienti dall’Opera di Roma. I costumi sono bellissimi e i bozzetti portano la firma di grandi autori. Da parte croata ci sarà la mostra di locandine di opere verdiane che, nel corso degli anni, sono state allestite al Teatro di Zagabria. Quest’estate al Foro di Zara è stata rappresentata l’‘Attila’ di Verdi. All’aperto, proprio per venire incontro al vasto pubblico. La mia idea per la Settimana della lingua italiana nel mondo sarebbe quella di prendere spunto dalla lingua italiana nell’opera, ossia versificata nei libretti d’opera da vari autori. Comunque, stiamo valutando dei progetti anche in campo musicale”.

È coautrice del libro “Breve storia dei rapporti italo-giapponesi e dell’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo”. Qual è stata la sua esperienza in Giappone?

“All’epoca, seguendo mio marito che per motivi di lavoro si era trasferito in Giappone, frequentavo l’Istituto come volontaria. Tenevo corsi di latino ai professori che si occupavano di Umanesimo e che volevano approfondirlo per poter leggere i libri nell’originale. Io che amo stare tra i libri, avevo trovato all’Istituto delle tracce scritte sulle relazioni tra l’Italia e il Giappone, e c’era ancora una persona che ricordava degli aneddoti. Si trattava di una memoria che andava scomparendo e che mi sembrava meritevole di venire ricostruita. La direttrice dell’Istituto, l’archeologa Giuseppina Cerulli Pirelli, mi mise a disposizione l’archivio. Alla fine questo libro si è rivelato utile, perché è stato usato all’Università di Napoli dal Dipartimento di Studi orientali. Devo dire che la mia esperienza giapponese è stata bellissima. Gli orientali, dapprima riservati, sono affettuosissimi, strepitosi. Nel loro immaginario siamo molto presenti. L’Europa li affascina tantissimo. Sono molto educati nel loro rapporto con la città, i musei, le cose”.
“Trovo che anche Zagabria sia un posto meraviglioso, a misura d’uomo, piena di musei, piena di tracce importanti. Mi ci trovo benissimo. Anche la nostra sede occupa questo superbo palazzo d’epoca. E poi la Croazia è interessantissima per noi. Ci sono tanti punti di contatto. Penso al patrimonio di cultura che ci è comune. L’Arena di Pola, Zara…”.

Patrizia Venucci Merdžo
“la Voce del Popolo” 17 settembre 2013

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