di ROBERTA GIANI
TRIESTE La Serbia ha «manifestato inequivocabilmente la sua vocazione europea». E allora l’Italia moltiplichi gli sforzi e intensifichi il pressing diplomatico affinché Belgrado acquisti il prima possibile lo status di paese candidato.
Il Parlamento scende in campo. E si schiera «senza se e senza ma» a favore di un ingresso accelerato della Serbia nella grande casa europea: lo prevede la proposta di risoluzione che la commissione Esteri della Camera metterà ai voti domani. Sin d’ora, però, l’approvazione appare pressoché scontata: quella proposta è rigorosamente bipartisan, porta le firme di Lega, Pdl e Pd, e sollecita Silvio Berlusconi e il suo governo a darsi da fare, innanzitutto a Bruxelles, al fine di rimuovere gli ostacoli e favorire l’integrazione dei Balcani occidentali. «Una meta irrinunciabile» sintetizza il deputato goriziano Alessandro Maran, capogruppo del Pd nella commissione Esteri, e cofirmatario della proposta di risoluzione, assieme al leghista Stefano Stefani e al pdl Enrico Pianetta.
Le premesse sono note: l’accordo di stabilizzazione e associazione della Repubblica serba con l’Unione europea, tappa importante sulla strada verso l’adesione, è in una fase di stallo. È stato firmato il 29 aprile di un anno fa. Ma, mentre Belgrado l’ha ratificato e applicato unilateralmente dal 1° gennaio, Bruxelles non l’ha ancora fatto. Il motivo? Il veto che l’Olanda ha posto, in sede di Consiglio affari generali e relazioni esterne della Ue, mettendo come condizione la cattura di Ratko Mladic, l’ex capo militare dei serbi di Bosnia, criminale di guerra ancora latitante.
L’Italia, quel veto, non l’ha mai digerito. E il ministro Franco Frattini l’ha già sottolineato. Ma adesso, con la proposta di risoluzione della commissione Esteri che arriva dopo una missione ufficiale a Belgrado, il Parlamento invita il governo a fare di più, sostenendo bilateralmente «il consolidamento della democrazia serba e lo sviluppo sociale ed economico del paese», ma soprattutto «consentendo il rapido riconoscimento ai cittadini serbi di un accesso facilitato nell’area Schengen nell’ambito di un rapido avanzamento del dialogo sulla liberalizzazione del regime dei visti» e «rendendo possibile l’applicazione in via provvisoria dell’accordo di stabilizzazione e associazione». Non basta: Montecitorio sollecita il governo – quello che contestualmente deve «contribuire al buon esito della missione Eulex affinché in Kosovo si affermi pienamente lo Stato di diritto e siano tutelati i diritti delle minoranze» – a presentare direttamente il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell’accordo della Repubblica serba con l’Unione europea.