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Italiani a Fiume: tradizione, cultura e battaglia (Voce del Popolo 08 nov)

FIUME – È Giuseppe Nicodemo il nuovo acquisto che va a rimpolpare le file del Dramma Italiano di Fiume. L’attore è stato scelto a seguito di un provino al quale hanno preso parte i rappresentanti della compagnia di prosa in lingua italiana e del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”.

Nato a Teglio Veneto, vicino a Portogruaro, ma residente a Trieste, Giuseppe Nicodemo ha collaborato con la compagnia di prosa in lingua italiana in quattro spettacoli. Si tratta dei lavori “Questa sera si recita a soggetto”, con la regia di Paolo Magelli, “Aggiungi un posto a tavola”, di Branko Žak Valenta, “Somewhere City”, di Paola Galassi e ora l’ultimo allestimento, il dramma “Michelstaedter – Biografia di un pensiero furioso”, diretto da Marco Colli. Questa rappresentazione debutterà il prossimo 26 novembre dando così inizio alla nuova stagione teatrale del DI.

Per l’occasione abbiamo raggiunto l’attore, che ha dichiarato di sentirsi a Fiume come a casa, anche al di fuori dell’ambito lavorativo e di aver iniziato a imparare pure la lingua croata.

Il provino per diventare attore del DI è stato un’occasione straordinaria a cui ci tenevo profondamente – esordisce Giuseppe Nicodemo –. E poi è anche un’enorme fortuna firmare un contratto stabile. Soprattutto perché la situazione teatrale italiana con le compagnie professionali, non prevede posti fissi, e quindi gli attori sono, a seconda delle esigenze, sotto contratto a tempo determinato. A mio parere il posto fisso ti offre una sicurezza per poter lavorare con tranquillità e migliorare la propria arte. L’unico aspetto poco soddisfacente è la pratica burocratica croata che richiede tantissimi documenti per assumere uno straniero come me, e che sembra non finire mai ”.

Com’è nata la collaborazione con il Dramma Italiano?

La prima esperienza con il DI risale al 2008 ed è nata un po’ per caso. Trovandomi a Trieste mi telefonò Miriam Monica, con la quale ho fatto l’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine. Miriam mi informò che il DI cercava qualcuno per una piccola parte nello spettacolo “Questa sera si recita a soggetto”, con la regia di Paolo Magelli. Ci fu un provino e venni preso. Da questa telefonata dovuta alla carissima collega, è nato tutto il resto. Avendo visto alcuni spettacoli a Capodistria, conoscevo per fama la compagnia di prosa in lingua italiana di Fiume, ma non ho avuto mai modo di incontrare i membri del gruppo personalmente. La compagine si è dimostrata una grande famiglia con una disponibilità veramente infinita da parte di tutti. Con Paolo Magelli è stato poi un rapporto professionale molto profondo. Dopo “Questa sera si recita a soggetto” fui suo assistente alla regia nello spettacolo “Uh, ljubezen” o in lingua italiana “Ah, l’amore” di Čehov, produzione targata Teatro stabile sloveno di Trieste. Secondo me questa collaborazione con le minoranze è una coincidenza molto interessante.

La regia è un’arte per la quale nutre interesse?

Ho l’ambizione di fare bene il mio lavoro, quello dell’attore, che è poi la cosa più importante. E poi, se capiterà di fare il regista, ben venga.

In quest’ultimo lavoro che ruolo interpreta?

Nell’allestimento di Marco Colli incarno due ruoli. Si tratta dei personaggi di Nino Paternolli e Gaetano Chiavacci, che sono gli amici di Carlo Michelstaedter e che gli danno la forza e la luce per andare avanti. Le prove e il montaggio dello spettacolo vanno molto bene e già da ora è caratterizzato da una regia molto pacata e intelligente che unisce Michelstaedter e Janko Polić Kamov. Due figure incredibilmente identiche, coetanei nella nascita e nella morte. Due destini particolari e affascinanti, che con la loro seppur breve vita hanno lasciato un’impronta straordinaria. Il primo nella filosofia italiana, il secondo nella letteratura croata.

Come si trova a Fiume?

Benissimo. Devo dire che a Fiume, prima del provino per “Questa sera si recita a soggetto”, non ci sono mai stato. Una volta arrivato nel capoluogo quarnerino l’impressione è stata quella di trovarmi in una città sorella di Trieste e da subito mi sono trovato a mio agio. La cosa più interessante è aver conosciuto da vicino la Comunità Nazionale Italiana. Una realtà che sapevo bene esistesse, ma non la immaginavo così forte, radicata e fiera. E questo lo dico dopo aver fatto tre spettacoli e tante trasferte con il DI, nelle quali ho potuto conoscere il pubblico fiumano e istriano. Mi sento più orgoglioso di essere italiano qui che in Italia. Nel Bel Paese è tutto scontato. Essere italiano qui è invece una tradizione, una cultura e una battaglia.

Quali personaggi le piacerebbe interpretare?

Tutti quelli che mi vengono offerti. Penso di non rientrare nella categoria di attore che cerca solamente ruoli di un certo spessore. Ad esempio nel lavoro di Magelli a Fiume avevo solo quattro battute. Quindi una parte piccolissima. Però per me è stato uno degli spettacoli più belli ai quali ho partecipato, sia per quanto ho imparato sulla messinscena, sia per l’attento lavoro sull’attore. In definitiva devo dire che ho piacere quando lo spettatore sorride e impara. Questo è, secondo me, lo scopo del teatro”.

Gianfranco Miksa

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