«Società come Luka Koper, Telekom Slovenija e Petrol? Le privatizzeremo», parola di primo ministro. Janez Janša ha scelto il palcoscenico della terza Accademia della cittadinanza attiva di Pirano e la platea di giovani che la componeva per parlare dei programmi di governo in questi tempi bui di crisi economica e sociale. E ha parlato chiaro, lasciando il politichese nelle ovattate stanze del potere di Lubiana. Per ora però non c’è molto interesse da parte degli investitori stranieri, ma dopo la stagione delle riforme per Janša, la Slovenia sarà più “appetibile” anche perché prima bisogna sistemare casa propria e poi invitare gli ospiti.
E il premier torna sulla vicenda delle Deutsche Bahn, le Ferrovie tedesche che, all’epoca del suo primo governo, erano interessate a entrare in Luka Koper e assumere il controllo delle ferrovie slovene con una conseguente ristrutturazione e ammodernamento dell’intera rete. «Il governo Pahor però – ha detto – ha fatto cadere tutto facendoci guadagnare una brutta nomea presso tutte le aziende tedesche». Ma Janša è buon amico della cancelliera tedesca Angela Merkel per cui l’opzione Deutsche Ban si riapre. La Slovenia vuole costruire il secondo binario sulla strategica “traccia” Capodistria-Divaccia nella vicenda ha già fatto capolino la banca italiana Unicredit ma quello che serve è un partener affidabile nella logistica.
E Deutsche Ban appare, ancora una volta, il “socio” ideale e un interlocutore molto potente che potrebbe dare il suo contributo anche nell’inserire stabilmente Capodistria nel corridoio Baltico-Adriatico. Anche il settore energetico sta diventando interessante in Slovenia soprattutto alla luce dello sviluppo del progetto Southstream con il colosso Gazprom che entra di prepotenza tra i soggetti economici operativi nel Paese. Ma tutto questo, fa capire Janša, potrà diventare realtà, opportunità di investimenti e, quindi, di nuovi posti di lavoro, solo se prima la Slovenia saprà portare a termine le riforme strutturali, saprà sanare l’agonizzante sistema bancario e riordinare le finanze pubbliche.
«Per questo motivo – ha detto rivolgendosi ai suoi giovani uditori – se avessi la vostra età sarei almeno una volta alla settimana davanti al palazzo del Parlamento a Lubiana a manifestare perché il pareggio di bilancio venga prima possibile inserito nella Costituzione». Al termine dell’intervento una stoccata il premier la riserva anche ai sindacati che fortemente stanno osteggiando le riforme vuoi delle pensioni vuoi del mercato del lavoro. «Dove erano (i sindacati ndr.) – si è chiesto – quando nel Paese le aziende licenziavano? In tre anni sono stati persi 60mila posti di lavori». E il confronto, o forse meglio lo scontro, è solo agli inizi.
Mauro Manzin
“Il Piccolo” 9 ottobre 2012