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Josipović in campo per sciogliere nodo bilinguismo (Voce del Popolo 10set13)

Le proteste nell’area di Vukovar contro l’introduzione del bilinguismo sono giunte ormai all’ottavo giorno. Un centinaio di manifestanti è sceso in piazza anche ieri nella frazione periferica di Bogdanovci. Il Capo dello Stato, Ivo Josipović, ha annunciato, intanto, di stare preparando alcune iniziative per giungere a un possibile accordo sul bilinguismo a Vukovar. Il presidente ritiene che sia possibile realizzare i diritti della minoranza serba in merito all’uso della sua lingua e della sua scrittura, tenendo in considerazione nel contempo i traumi bellici. Nel corso di una breve intervista rilasciata al quotidiano “Jutarnji list”, Ivo Josipović ha detto di ritenere che per quanto riguarda le insegne bilingui a Vukovar sia venuto a mancare il necessario coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni interessate nel procedimento di applicazione della legge. Il presidente ha rilevato che il tema delle insegne bilingui “era ugualmente caldo mesi fa come lo è attualmente”. In questo contesto, ha ricordato che, mesi fa, aveva parlato anche con i rappresentanti del comando per la difesa della Vukovar croata e con quelli della comunità nazionale serba.

Ha aggiunto che, allora, gli era sembrato che “fosse possibile un accordo sulle modalità e la dinamica della messa in atto della legge e sui luoghi dove andavano poste le tabelle in cirillico”. Ha rilevato altresì che è vero che ci sono persone che non accettano accordi, ma ha aggiunto che queste sono in minoranza. A suo avviso, “sarebbe stato meglio se la prima tabella fosse stata posta dagli esponenti del governo, dei difensori e della comunità serba”.

All’osservazione del giornalista dello “Jutarnji list” secondo la quale “la situazione a Vukovar ricorda a molti le vicende in Riva a Spalato e i tentativi dell’HDZ di rovesciare l’allora governo di Ivica Račan“, il presidente ha risposto che “è indubbio che ci sono persone che vogliono sfruttare gli avvenimenti a scopi di politica quotidiana”, ma ha aggiunto anche di non credere che qualcosa del genere sia “una dominante ambizione di chi è insoddisfatto per le tabelle in cirillico”.

Rispondendo alla domanda su come scongiurare l’acuirsi dei rapporti interetnici a Vukovar, ha rammentato che “tutte le formazioni politiche, in certe fasi decisionali, erano favorevoli all’introduzione del bilinguismo” e che, ora, “assieme alle altre istituzioni, devono dimostrare di avere a cuore il bene del Paese, che deve essere davanti agli interessi di politica quotidiana”. Una frecciata questa inviata all’HDZ, che quand’era al potere aveva dato via libera alle disposizioni statutarie inerenti al bilinguismo, mentre ora esprime comprensione per le istanze dei contestatori.

I rappresentanti del Comando per la difesa della Vukovar croata hanno accolto positivamente l’iniziativa del presidente Josipović, rilevando però che eventuali tentativi di installare nuove tabelle bilingui equivarrebbero a gettare benzina sul fuoco e renderebbero impossibile il dialogo.

Ricordiamo in questo contesto che un appello al dialogo, quale unica via per risolvere i problemi, è stato diffuso anche dal presidente della Commissione parlamentare per i diritti dell’uomo e delle minoranze, Furio Radin. Nei prossimi giorni, come annunciato da Radin, la Commissione dovrebbe riunirsi proprio a Vukovar per discutere con tutte le parti interessate in merito al nodo del bilinguismo.

Il Comando per la difesa della Vukovar croata, pure, ha sostenuto che il suo intento è “difendere la città dal caos, prevenire le velleità di coloro che vogliono il caos e fare di tutto perché a vincere sia la ragione”, con l’aggiunta che “non intende fare marcia indietro, costi quel che costi”.

In un comunicato stampa si legge che “è stato trovato il modo per fare lavorare insieme tutti coloro che vogliono una Croazia migliore e più giusta”. Come sottolineato, si tratta della “Piattaforma per una Croazia migliore”, della quale si parlerà e si leggerà molto nel prossimo periodo. Appare evidente, quindi, che si cerca di articolare politicamente la protesta, per evitare che tutto si riduca a sterili manifestazioni destinate probabilmente con il passare del tempo ad afflievolirsi. In ogni caso la tensione resta alta.

(fonte “la Voce del Popolo” 10 settembre 2013)

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