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Juri: gli esuli ricomprino le case con gli indennizzi (Il Piccolo 17 dic)

di ALESSIO RADOSSI

TRIESTE Sì alla riconciliazione fra Italia, Slovenia e Croazia, con un omaggio comune dei tra Capi di Stato sui luoghi della memoria. E via libera anche agli esuli italiani che intendono ricomprarsi con i soldi degli indennizzi almeno una parte delle case abbandonate in Istria nel dopoguerra. Lo sostiene Franco Juri, già sottosegretario agli Esteri sloveno dal 1998 al 2000 e attuale deputato del centrosinistra, dopo la liberalizzazione del mercato immobiliare in Croazia prevista il primo febbraio prossimo. Una presa di posizione che arriva anche all'indomani dell’intervista rilasciata al Piccolo dal sottosegretario Roberto Menia, nella quale l’esponente di An giudica poco utile un incontro trilaterale che rischia di «trasformarsi in una parata e non risolve i problemi», come quello degli esuli.

Juri, come mai un paio di anni fa si è arenato il progetto di organizzare a Trieste un omaggio dei tre Capi di Stato sui luoghi della memoria?

Non lo so esattamente, ma credo che a Lubiana e Zagabria non siano state valutate positivamente alcune prese di posizione italiane. Ad esempio c’è stato il caso Napolitano (il quale nel 2007 rivolgendosi ai parenti degli infoibati, aveva parlato di «furia sanguinaria» e «disegno annessionistico slavo che assunse sinistri contorni di pulizia etnica», ndr). Ma penso che il discorso vada ripreso quanto prima, anche se adesso la maretta si è spostata sui rapporti sloveno-croati per il nodo dei confini nel golfo di Pirano. Ma affinché questo omaggio comune si possa realizzare, ci deve essere un minimo di consenso su quanto prodotto nel 2001 dalla commissione mista di storici sui fatti del XX secolo. Sarebbe un’ottima base su cui dialogare.

Ma i pregiudizi restano da entrambe le parti…

E’ vero ma credo che andando a Basovizza si possano omaggiare almeno due monumenti: quello alle vittime del fascismo e quello della Foiba. Ma un gesto di buona volontà potrebbe vedere i Capi di Stato anche alla Risiera, a Gonars, Arbe o anche a Vergarolla a Pola. Anche queste sono state vittime di un periodo incerto. Senza per questo colpevolizzare «l’altro», senza indagare su chi sia il primo responsabile, ma omaggiando quelle vittime sottolineando la «pietas». I dettagli storici vanno invece lasciati agli studiosi.

Il sottosegretario Roberto Menia nell’edizione di ieri ha definito l’apertura del mercato immobiliare croato agli stranieri «un atto dovuto» per l’ingresso di Zagabria nell’Ue. Ma ha tuttavia chiesto giustizia con la restituzione, almeno parziale, dei beni abbandonati agli esuli. Come se ne esce?

Il tema è complesso dal punto di vista giuridico e umano e trovo ragioni da entrambe le parti, anche nelle richieste e nelle aspettative di giustizia degli esuli. La Slovenia ha depositato anni fa su un conto fiduciario alla Dresdner Bank in Lussemburgo la sua parte degli indennizzi. In totale erano 110 milioni di dollari suddivisi fra Slovenia e Croazia. Se l’Italia attingesse a quei fondi e li integrasse con altri indennizzi più volte promessi agli esuli dal governo ora ci sarebbe la possibilità di recuperare parte di quei beni acquistandoli con questo denaro sul libero mercato. Una formula chiara che non lederebbe alcun accordo internazionale.

 

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