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Kosovo: sì dell’Onu a proposta serba di dialogo (Il Piccolo 11 set)

BELGRADO La risoluzione comune Serbia-Ue sul Kosovo adottata la notte scorsa all'Onu e che prospetta per la prima volta un dialogo diretto fra Belgrado e Pristina costituisce un primo importante passo per la soluzione della disputa. Ma è di grande significato sopratutto per la Serbia, che vede confermate le sue aspirazioni europee, evitando una pericolosa battuta d'arresto sulla strada verso l'integrazione nell'Ue e un possibile isolamento internazionale dalle conseguenze disastrose.

Ammorbidendo alquanto le sue posizioni e rinunciando a una prima formulazione più dura e intransigente, diretta a riaprire il negoziato sullo status del Kosovo e sulla dichiarazione di indipendenza – elementi questi ritenuti ormai acquisiti e non più negoziabili da Bruxelles e da Washington -, Belgrado ha accettato di concordare il testo di risoluzione con tutti i 27 Paesi dell'Ue, che diventa così lo sponsor principale del dialogo prospettato fra Serbia e Kosovo. È la prima volta dalla proclamazione unilaterale di indipendenza di Pristina, il 17 febbraio 2008, che Belgrado si dice disposta a trattare con le autorità kosovare albanesi, senza evocare la questione dello status del Kosovo. Anche se, presentando il testo di risoluzione all'Assemblea generale dell'Onu, il ministro degli esteri, Vuk Jeremic, ha ribadito ancora una volta che la Serbia non intende in nessun caso riconoscere l'indipendenza di Pristina.

In realtà nel documento, approvato per acclamazione e senza alcuna votazione dall'Assemblea del Palazzo di Vetro, non vi è alcun cenno di condanna dell'indipendenza di Pristina, si prende atto del parere della Corte internazionale di giustizia, che il 22 luglio ha definito legittima l'indipendenza, non contraria al diritto internazionale, e si saluta la disponibilità dell'Ue a «facilitare il processo di dialogo fra le parti». Un dialogo, si sottolinea nella risoluzione, destinato a essere «fattore di pace, stabilità e sicurezza nella regione», e che sarà diretto a «favorire la cooperazione, a progredire sulla strada verso l'Ue e a migliorare la vita delle persone».

La strada del dialogo e della soluzione della disputa tra Belgrado e Pristina si annuncia tuttavia in salita, con le posizioni che restano, almeno in apparenza, immutate. A dimostrarlo sono le dichiarazioni di tenore opposto seguite al varo della risoluzione all'Onu, e il ritardo di quasi tre ore con cui ieri sera si è aperta la seduta dell'Assemblea generale. Motivo: le obiezioni della Serbia alla presenza in aula dei dirigenti di Pristina – presidente, premier e ministro degli esteri – senza averne alcun diritto, per Belgrado, dal momento che il Kosovo non fa parte delle Nazioni Unite. La presidenza libica dell'Assemblea è riuscita a far accettare a Belgrado una soluzione per la quale la leadership kosovara è stata presentata come ospite di Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia.

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