Perfino la comunità accademica slovena non è unanime nella querelle che ha per oggetto le targhe che avevano ripristinato (a fianco dell’attuale odonomastica) le denominazioni originali delle vie e delle piazze del centro storico di Capodistria e che adesso il Sindaco Aleš Bržan ha ordinato di girare con il lato scritto verso il muro, dopo che sono state dichiarate non conformi alla legge nazionale sull’uso della lingua slovena.
Un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell’Università del Litorale ha diffuso un documento congiunto nel quale gli studiosi si dicono concordi nel chiedere il rispetto della multiculturalità di questo territorio e dell’identità italiana e istroveneta, parlando di una interpretazione da parte di Lubiana che potrebbe dare adito a letture revisioniste. Partendo da ricerche sull’architettura e sullo sviluppo urbano, emerge chiaramente la presenza di una forte identità italiana e istroveneta nelle località costiere, tanto “che il dialetto istroveneto poco tempo fa è entrato a far parte dei beni culturali immateriali della Slovenia”. [Radio Capodistria – 30/08/2024]
L’Istituto per la lingua slovena presso l’Accademia delle arti e delle scienze di Lubiana ha invece ribadito che esistono versioni in sloveno dei toponimi storici e sono state elencate in una perizia elaborata dallo stesso istituto: il riferimento è a Bošedraga, ulica San Biagio, Cesta na Reko, ecc. e le fonti risalgono alla stampa slovena dell’epoca pubblicata a Trieste. [Radio Capodistria – 30/08/2024]
“Qui tutte le minoranze, a prescindere dai confini, condividono una plurisecolare storia ricca di memorie che è giusto preservare. Questo vale per la comunità slovena del Friuli-Venezia Giulia come per la comunità italiana nell’Istria croata e slovena. I toponimi bilingui, i cartelli storici bilingui e tutti i segni di un’identità plurale portano beneficio alla cognizione del passato, alla consapevolezza del presente e a una pacifica convivenza. Mi auguro perciò che trovi un’equa soluzione la vertenza aperta a Capodistria sulle tabelle con gli antichi odonimi popolari” ha altresì dichiarato la senatrice del Partito Democratico Tatjana Rojc. [Radio Capodistria – 01/09/2024]
La questione ha trovato spazio pure sulle colonne del Corriere della Sera, nella rubrica Tuttifrutti del noto editorialista Gianantonio Stella, il quale denuncia i contorni ultranazionalisti che assume la scelta di negare di illustrare quali erano gli antichi odonimi capodistriani utilizzando fra l’altro tabelle di tipo turistico e che non possono confondersi con le tabelle stradali ufficiali e correttamente bilingui. [LS]