Le complesse vicende che nel corso del XX secolo coinvolgono la Società Dalmata di Storia Patria si riflettono anche sulla storia della sua Biblioteca.
La Società fu creata, dopo lunghi dibattiti, solo nel 1926 in Zara, congiunta al Regno d’Italia solo dal 1920, in seguito al Trattato di Rapallo. Non si trattava però della Dalmazia dell’antico dominio veneto – quella che per oltre un secolo aveva costituito il Regno di Dalmazia all’interno dell’Impero d’Austria, che i Dalmati avrebbero voluta unita all’Italia – né di quella, coi limiti più stretti, che il Patto di Londra del 1915 aveva promesso all’Italia. Ma Zara, quale antica capitale, poteva ora rappresentare spiritualmente tutta la Dalmazia, dal Golfo del Carnaro alle Bocche di Cattaro e custodirne la memoria storica.
Per questa particolare posizione geo-politica che, nel primo dopoguerra, con-traddistinse Zara rispetto all’Italia peninsulare, la Società Dalmata presentò fin dall’inizio molti aspetti comuni alle Società e Deputazioni di Storia Patria delle altre regioni del Regno d’Italia, ma anche alcune diverse peculiarità. I primi soci della Società Dalmata di Storia Patria svolsero così un duplice ruolo: quello di studiare la “storia patria” (storia regionale, si direbbe al giorno d’oggi) compito assolto anche dalle Società consorelle e quello di tramandare la memoria dell’apporto dato dai Dalmati alla civiltà italiana fin dall’epoca romana. Nel XX secolo la Società affrontò continue difficoltà dovute al primo dopoguerra, alle tragiche vicende de¬rivanti dalla seconda guerra mondiale e infine al secondo dopo-guerra.
La R. Prefettura di Zara assegnò alla Società una piccola sede all’interno del palazzo del Governo. La ristrettezza del territorio dalmata assegnato all’Italia comportò non solo problemi economici, ma anche di difficile convivenza fra gli studiosi; conseguentemente, le attività sociali subirono un progressivo rallentamento.
Eppure la Società era partita con grande slancio: accanto alla pubblicazione di numerosi volumi nelle collane editoriali Atti e memorie e Studi e Testi aveva promosso una ricca attività culturale, legata, in particolare, al riordino scientifico degli archivi di Zara e delle sue belle ed antiche biblioteche, la cui ricchezza non aveva reso necessaria l’istituzione di una biblioteca sociale. Nel 1935 affrontò nuove dif¬ficoltà a seguito della riorganizzazione centralizzata degli studi storici, operata dal fascismo in una delle tante azioni di razionalizzazione che talvolta investono l’Italia.
La Società Dalmata fu dunque formalmente sciolta e unita alla Regia Deputazione di Storia Patria per le Venezie quale “Sezione Dalmata”; le sue attività si ridussero al minimo. Venne poi la guerra, la distruzione della città, la fuga degli abitanti italiani ed ovviamente il blocco d’ogni attività scientifica. Negli anni successivi il Governo non si adoperò per la ricostruzione della Società nonostante una legge del 1947 ricostituisse le Società storiche disciolte dalla riforma fascista.
Solo dopo qualche anno i Dalmati, dopo avere in qualche modo risolto in esilio le questioni private e di sopravvivenza, si posero l’obiettivo di tutelare la propria identità, per non dimenticare la persecuzione etnica e l’esilio, consapevoli della necessità di salvare la memoria della millenaria tradizione dalmata italiana. Alcuni Dalmati esuli in Italia presero così l’iniziativa, nel 1961, di ricostituire a Roma la Società Dalmata di Storia Patria. Da allora la Società ha ripreso le sue attività culturali, nella sede di Piazza Firenze. Nell’impossibilità di accedere alle biblioteche presenti sul territorio dalmata, la Società decise di istituire una biblioteca specializzata.
Iniziata negli anni ‘60 con acquisti, e soprattutto con donazioni private di opere rare, opuscoli, periodici, volumi ottocenteschi, raggiunse una consistenza di circa 2000 unità. Negli anni ‘80 vicende burocratiche complesse costrinsero la Società a lasciare la sede di Palazzo Firenze, trovando rifugio prima in un angusto locale della Fondazione Primoli e poi in un seminterrato al Villaggio Giuliano-Dalmata all’Eur. Nel trasferimento la maggior parte dei volumi della Biblioteca sociale fu ceduta ad altre associazioni dalmate. Fu a fine anni ‘90 che si iniziò nuovamente la costituzione d’una biblioteca sociale.
All’inizio si trattava di acquisire volumi che andassero ad arricchire il piccolo nucleo di poche decine di volumi residui delle precedenti raccolte: si avvia così una collezione di opere di settore, ma inizialmente disordinata e faticosa. Temi portanti del fondo librario furono, in un primo momento, la storia regionale, la tradizione e la cultura, in senso lato, della Dalmazia; si aggiunsero in seguito anche opere sull’Adriatico, inteso come area culturale.
Fu nei primi anni del XXI secolo, con l’attuazione della legge 16 marzo 2001, n. 72 che sovvenziona le attività per la conservazione del patrimonio culturale degli Esuli Giuliano-Dalmati, che si potè iniziare una campagna di acquisizione più sistematica ed un primo riordino, avviato dalla dottoressa Laura Fortunato, sotto la direzione di chi scrive. Dopo qualche anno ci si pose il problema dell’organizzazione e della sistemazione dei volumi. Il primo passo fu l’adesione, nel 2008, al Servizio Bibliotecario Nazionale con la partecipazione al polo delle Biblioteche pubbliche statali di Roma.
Nel gennaio 2009 s’iniziò l’inserimento del patrimonio bibliografico nel Sbn; nel dicembre 2012 il processo di ricostituzione e riordino della Biblioteca poteva dirsi completato. Attualmente la biblioteca possiede circa 2120 volumi, di cui 947 periodici. Un consistente numero di monografie e periodici risulta posseduto, in Italia, solo dalla biblioteca della SDDSP: si tratta per lo più di pubblicazioni straniere, soprattutto croate, ma sono presenti anche opere italiane.
La Biblioteca non possiede opere stampate prima del 1830; si è provveduto, invece, per una serie di considerazioni di carattere storico – scientifico relative alla storia politica e culturale della regione dalmata, a dedicare una sezione ai volumi pubblicati anteriormente al 1915.
Nell’ordinamento a scaffale, i volumi sono stati divisi in sezioni e sub-sezioni, tenendo conto del soggetto dell’opera e dell’altezza del volume. Fra i documenti più importanti: la collezione completa dell’Archivio Storico per la Dalmazia, rivista edita dal 1926 al 1940, che contiene una raccolta straordinaria di scritti sulla Dalmazia.
Alcune criticità condizionano il più completo esplicarsi delle attività culturali: principalmente la difficoltà dell’apertura al pubblico della sede, che allo stato non è neppure sufficientemente decorosa. Ciò rende impossibile garantire una facile accessibilità ai volumi: per accedere alla Biblioteca è necessario, infatti, contattare preventivamente la Società. La Biblioteca non effettua prestito. La sua finalità è, in primis, quella di fornire sostegno alle ricerche dei soci; quando possibile tale sostegno si estende a tutti gli studiosi.
Oltre all’attività di reference bibliografico, il personale della Biblioteca fornisce indicazioni di ogni genere sulla Dalmazia: dalla disponibilità di fonti archivistiche, alle informazioni su personaggi e accadimenti. In ciò un aiuto viene dal sito internet dove si cerca di render disponibile al più vasto pubblico, il patrimonio culturale della Società.
Anche se la ricchezza di una biblioteca è data dal numero di frequentatori, considerando la specializzazione del patrimonio bibliografico e le tante difficoltà che l’istituzione si trova ad affrontare, il rateo d’utilizzo di alcune unità al mese, può esser valutato soddisfacente.
Carlo Cetteo Cipriani
Società Dalmata di Storia Patria
Da “Accademie & Biblioteche d’Italia” 3-4 / 2013