Giovedì 24 novembre alle ore 18.00, in diretta sulla pagina Facebook “ANVGD di Milano”, si terrà una nuova conferenza durante la quale il professor GIANRAIMONDO FARINA, docente del Dipartimento di Scienze storiche e filologiche Università del Sacro Cuore– sede di Brescia e Vicepresidente del Circolo Culturale Sardegna di Monza, parlerà di
“QUI ATTENDO IL PIÙ BEL BATTAGLIONE DEL MONDO”
La Brigata Sassari nella Trieste liberata (1919-1924)
Contributi per una storia economica e sociale
La Brigata Sassari nella Trieste liberata (1919-1924)
Contributi per una storia economica e sociale
BREVE STORIA DELLA BRIGATA SASSARI
Dopo un periodo di riposo, ai primi di novembre del 1915 la Brigata era nuovamente in linea. L’attendeva l’assalto ad un obbiettivo ritenuto imprendibile e contro il quale nulla avevano potuto i precedenti reiterati assalti: le munitissime Trincee delle Frasche e dei Razzi.
La battaglia, preparata con cura, cominciava il 10 di quel mese e si protraeva in un susseguirsi di attacchi e contrattacchi, assalti all’arma bianca e furiosi corpo a corpo.
Riporta il Diario Storico del 151° fanteria alla data del 12 novembre: “Avanzano altri plotoni del 151 e del 152, con magnifico slancio guidato con mirabile esempio dagli ufficiali. Sotto un intensissimo fuoco d’artiglieria e di mitragliatrici, dopo ripetuti assalti riescono ad impadronirsi della posizione “Trincea delle Frasche“.
Gli austriaci erano stati costretti a cedere. Il giorno dopo cadeva anche la Trincea dei Razzi.
La “Sassari” per quest’azione sarà espressamente citata dal bollettino del Comando Supremo del 15 novembre 1915: “Gli intrepidi sardi della Brigata “Sassari” resistettero saldamente sulle posizioni e con ammirevole slancio espugnarono un altro importante trinceramento detto “dei Razzi”.
Per la prima volta, nella storia del Regio Esercito, un’unità veniva espressamente citata in un comunicato ufficiale.
Tutta la stampa nazionale riprese l’avvenimento. Così, il Corriere della Sera informava i suoi lettori che “con la Baionetta, a ferro freddo, i sardi hanno risposto alle schegge roventi del cannone austriaco. Erano della Brigata Sassari, brigata nuova, reclutata laggiù nell’aspra isola, dove il sentimento della patria è una religione“. Simili i toni de “La Stampa”, che precisava: “I sardi della Brigata Sassari, tenaci come è tenace il carattere dei fierissimi isolani … conquistavano il prossimo trinceramento detto dei Razzi, e vi prendevano dentro ben 278 prigionieri non feriti, di cui 11 ufficiali”.
Nasceva così il mito della Brigata e di quelli che per gli austriaci saranno sempre die Reute Teufel i diavoli rossi, dal colore rosso delle mostrine che i soldati portavano al colletto.
Capita l’antifona, il comando Supremo dispose il trasferimento alla “Sassari” di tutti i soldati sardi militanti in altri reparti.
Si andava così accentuando quel carattere “etnico” che tanto individuerà la formazione. Il sardo finirà per divenire la lingua ufficiale della Brigata: si ses italianu, faedda sardu, se sei italiano, parla in sardo! intimeranno, quasi come una parola d’ordine, le sentinelle nei turni di guardia.
La videoconferenza potrà essere successivamente rivista sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano.