La Cittadinanza Onoraria di Trieste alla Brigata Sassari

Mercoledì 26 giugno alle ore 18:00 nella Sala del Consiglio Comunale di Trieste si svolgerà la cerimonia di conferimento della Cittadinanza Onoraria di Trieste alla Brigata Sassari: per l’occasione sarà presente il Consiglio comunale appositamente convocato.

La storia di tale unità, ancor oggi operativa nelle aree di crisi internazionale, è collegata non solo a Trieste ma a tutta la storia del confine orientale italiano.

L’attuale Brigata meccanizzata Sassari nacque agli inizi del 1915 articolata sul 151° e 152° reggimento di fanteria, raggiungendo il fronte della Prima guerra mondiale all’inizio della Seconda battaglia dell’Isonzo. Tale unità dimostrò immediatamente grandi doti di combattimento, meritandosi l’appellativo di rote Teufel (diavoli rossi) da parte delle truppe austro-ungariche, con riferimento alle mostrine biancorosse della brigata nemica, capace di assalti impetuosi e di resistenza a oltranza: avutane notizia, i fanti della Sassari, praticamente tutti sardi, cominciarono a chiamarsi Dimonios. Per cementare lo spirito di corpo, un’ordinanza del dicembre 1915 dispose che tutti i sardi appartenenti ad altre brigate sarebbero dovuti confluire nella Sassari, il cui motto in sardo era “Sa vida pro sa Patria” (la vita per la Patria).

In virtù di tali combattive caratteristiche fu spostata d’urgenza sul fronte dell’altipiano di Asiago allorchè la Strafexpedition dell’imperialregio asburgico stava per sfondare la linea difensiva italiana, minacciando di dilagare nella pianura veneta e circondando così le armate italiane schierate sull’Isonzo, in Carnia e sul fronte trentino orientale. Il futuro fondatore del Partito Sardo d’Azione Emilio Lussu dopo essere stato un acceso interventista fu un sottufficiale della Sassari che descrisse in Un anno sull’altipiano, tra la cronaca ed il romanzo, il resoconto di quel che visse nel periodo in cui combattè nella Battaglia degli Altipiani appunto. Anche in tale scenario la brigata si distinse talmente tanto da essere esplicitamente nominata nei bollettini del Comando Supremo in varie circostanze.

Il cippo della Brigata Sassari a San Michele del Carso (GO) – Foto: Turismo FVG

Dopo Caporetto la brigata contribuì a consolidare la linea di resistenza sul Piave e si rese protagonista nei mesi successivi di varie sortite offensive che valsero ulteriori encomi ai suoi soldati. Nel complesso la Sassari fu l’unica brigata del Regio Esercito a ricevere due medaglie d’oro al valor militare conferite ad entrambi i suoi reggimenti, con le seguenti motivazioni:

«Conquistando sul Carso salde posizioni nemiche e fortissimi trinceramenti detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco rafforzarono; riconquistando sull’Altipiano dei Sette Comuni posizioni dalle nostre armi perdute, a M. Castelgomberto, a M. Fior ed a Casara Zebio, sempre non curanti delle ingenti perdite, diedero prova di audacia e di eroica fermezza (25 luglio – 15 novembre 1915)» — 3 agosto 1916

«Espressione purissima delle forti virtù dell’intrepida gente di Sardegna, diede il più largo tributo di eroismo alla gloria dell’Esercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifici da compiere e sangue da versare. Nei giorni della sventura, infiammato di fede e di amore, riconquistò con meraviglioso slancio le munitissime posizioni nemiche di Col del Rosso e Col d’Echele (28 – 31 gennaio reto, 5 giugno 1920. – Bollettino Ufficiale, 9 giugno 1920, disp. 47, pag. 2447)» — 5 giugno 1920

Il sito Brigata Sassari http://www.brigatasassari.it/ raccoglie molto materiale storico e fotografico e cerca tra l’altro di fornire una spiegazione in merito al motivo «che fece conquistare alla Brigata Sassari quell’aura di leggenda ed eroismo che la accompagna da cento anni. […] tanti e diversi furono i fattori che costruirono il mito della Brigata Sassari e lo resero quasi indistruttibile, fra questi ma non solo:

– molte squadre furono formate dai componenti di un unico parentado, in questo modo si veniva a creare un organismo autonomo in termini di spirito di corpo, di responsabilità, di forza  e  coesione;

–  la naturale tendenza del sardo  a  primeggiare,  a porre in evidenza la “balentia” del singolo,  induceva  all’emulazione;

–  la capacità del sardo di vivere in competizione con la natura avversa. Questo ha sempre fatto l’uomo di Sardegna, per il quale la guerra quotidiana contro il destino rientrava nella normalità delle cose della vita;

– altri gruppi furono formati da soli compaesani: nessuno di questi sarebbe potuto rientrare in paese senza aver adempiuto al proprio dovere, anche solo essendoci obbligato».

Al termine del conflitto la brigata sarebbe giunta a Trieste, stabilendo un legame al quale l’ANVGD Milano ha dedicato una delle sue videoconferenze a cura del Prof. Gianraimondo Farina.

Nella Seconda guerra mondiale partecipò alla difesa di Roma dopo l’8 settembre, ma in precedenza fu schierata sul fronte balcanico. Dopo aver preso parte all’invasione del Regno di Jugoslavia nell’aprile 1941, fu a lungo di presidio a Tenin, nell’entroterra dalmata distinguendosi per la protezione fornita alle comunità serbe perseguitate dagli ultranazionalisti croati ustasha.

Lorenzo Salimbeni

 

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