Una delle richieste ricorrenti da parte delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati è quella di togliere al dittatore comunista Josip Broz “Tito” il titolo ricevuto il 2 ottobre 1969 di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica italiana.
Si tratta di un’onorificenza conferitagli dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat durante una visita di Stato a Belgrado: all’epoca parlare di foibe ed esodo era considerato propaganda anticomunista residuale del Movimento Sociale Italiano, in pochi nella Democrazia Cristiana sollevavano la questione e ciò che contava soprattutto erano i rapporti di buon vicinato con la Jugoslavia, la quale seguiva una via autonoma al socialismo che l’aveva posta in attrito con l’Unione Sovietica (espulsione dal Cominform nel 1948) ed avvicinato al blocco occidentale (accordi difensivi con Grecia e Turchia che facevano parte della NATO) anche se Tito nelle dinamiche della Guerra fredda era tra i leader dei Paesi non allineati. Un piede in tre scarpe insomma, per cui dagli Stati Uniti giungevano esortazioni a silenziare le critiche al despota croato, il quale rappresentava un interlocutore privilegiato.
L’istituzione del Giorno del Ricordo vent’anni or sono, l’ampia opera divulgativa e scientifica che ha dato visibilità e diffusione alle tragedie delle foibe e dell’esodo presso l’opinione pubblica italiana ed iniziative come quella dell’Unione Europea che ha equiparato i crimini del comunismo a quelli del nazismo hanno creato i presupposti affinchè la figura di Tito venisse smitizzata e riconsiderata al punto da richiedere la revoca dell’alto riconoscimento dello Stato italiano ad un despota che si è macchiato del sangue di nostri connazionali.
La revoca è possibile (è recentemente avvenuta nei confronti del Presidente siriano Assad quando è scoppiata la guerra civile siriana), ma non post mortem: è quindi necessario modificare il regolamento che ha istituito l’onorificenza (legge 178/1951) ed è in tal senso che va la proposta di legge che ha come primo firmatario il deputato Walter Rizzetto (FdI) che è approdata la settimana scorsa alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dopo essere stata presentata quasi un anno fa. Lo scorso luglio al Senato è invece passato un ordine del giorno, primo firmatario Roberto Menia di FdI, che prevede, a differenza di quanto fino ad oggi è accaduto, la revoca di onorificenze e medaglie nei confronti di persone defunte, se ritenute indegne.
Non sono mancati i distinguo da parte della sinistra, su cui si è ampiamente soffermato un articolo del quotidiano romano Il Tempo (Foibe, Fratelli d’Italia vuole togliere l’onorificenza a Tito. Ma la sinistra si oppone – 24/01/2024), mentre il Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Renzo Codarin, ha evidenziato che «con il Giorno del Ricordo anche le massime istituzioni hanno voluto ricordare cosa successe nel dopoguerra. E oggi che c’é coscienza di ciò che veramente hanno subìto gli italiani e chi non era d’accordo con l’egemonia comunista di Tito, è possibile che tutti gli italiani apprezzino la revoca dell’onorificenza. Questo è il momento buono. Ciò non vuol dire – chiarisce Codarin – creare tensioni con i Paesi che si sono succeduti alla ex Jugoslavia. Con i quali l’Italia intrattiene rapporti amichevoli» (Medaglia a Tito, alla Camera la legge per la revoca. Le associazioni giuliano-dalmate: era ora – 24/01/2024) .
Lorenzo Salimbeni