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La Craxi: di foibe non si poteva parlare (Il Gazzettino 20 giu)

Il futuro della cooperazione allo sviluppo, dei progetti che le Regioni finanziano nei Paesi più poveri del mondo, sta in un sempre maggiore coordinamento fra le istituzioni (regionali, statali, europee) e in una rottura degli steccati tradizionali fra le diverse attività che vengono svolte all'estero, a cominciare dai programmi di internazionalizzazione delle imprese. Questi gli indirizzi emersi dalla Conferenza regionale sulla cooperazione allo sviluppo e il partenariato internazionale, che si è aperta ieri a Udine su iniziativa della Regione. La Conferenza costituisce l'occasione per fare il punto – con le associazioni del volontariato, gli enti locali e gli altri soggetti che promuovono e gestiscono i progetti all'estero – sulla legge regionale 19 del 2000 sulla cooperazione allo sviluppo che mette a disposizione quest'anno 1,3 milioni di euro con i quali potranno essere finanziati una trentina di programmi.

A concludere i lavori, ai quali hanno preso parte come relatori esperti italiani e stranieri, sono stati il presidente della Regione Renzo Tondo e il sottosegretario agli Affari esteri Stefania Craxi. La figlia dell’ex presidente del Consiglio socialista, nel corso della sua giornata in regione, ha parlato anche del dramma degli esuli istriani: Bettino Craxi non poté mai affrontare il tema delle foibe, ha sostenuto il sottosegretario, «per l'egemonia del Pci sulla cultura e la stampa, che soffocava le flebili voci degli esuli istriani». La Craxi lo ha detto presentando la pubblicazione del discorso che l'allora presidente del Consiglio fece il 26 ottobre 1984, 30/o anniversario del ritorno del capoluogo giuliano all'Italia. «Nessuno ne poteva parlare – ha proseguito Stefania Craxi – almeno fino alla caduta del Muro di Berlino, quando furono scoperchiate tutte le 'pentole'». Rievocando i contenuti del discorso che Craxi fece in Piazza Unità, Stefania ha indicato in particolare che «era un patriota che amava l'Italia, la sua storia, la cultura e la creatività.

Nel 1984 non si poteva parlare di foibe. Spero che quest'anno, il 55/o del ritorno di Trieste all'Italia si possa celebrare guardando alla storia con verità».

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