Il futuro della cooperazione allo sviluppo, dei progetti che le Regioni finanziano nei Paesi più poveri del mondo, sta in un sempre maggiore coordinamento fra le istituzioni (regionali, statali, europee) e in una rottura degli steccati tradizionali fra le diverse attività che vengono svolte all'estero, a cominciare dai programmi di internazionalizzazione delle imprese. Questi gli indirizzi emersi dalla Conferenza regionale sulla cooperazione allo sviluppo e il partenariato internazionale, che si è aperta ieri a Udine su iniziativa della Regione. La Conferenza costituisce l'occasione per fare il punto – con le associazioni del volontariato, gli enti locali e gli altri soggetti che promuovono e gestiscono i progetti all'estero – sulla legge regionale 19 del 2000 sulla cooperazione allo sviluppo che mette a disposizione quest'anno 1,3 milioni di euro con i quali potranno essere finanziati una trentina di programmi.
A concludere i lavori, ai quali hanno preso parte come relatori esperti italiani e stranieri, sono stati il presidente della Regione Renzo Tondo e il sottosegretario agli Affari esteri Stefania Craxi. La figlia dell’ex presidente del Consiglio socialista, nel corso della sua giornata in regione, ha parlato anche del dramma degli esuli istriani: Bettino Craxi non poté mai affrontare il tema delle foibe, ha sostenuto il sottosegretario, «per l'egemonia del Pci sulla cultura e la stampa, che soffocava le flebili voci degli esuli istriani». La Craxi lo ha detto presentando la pubblicazione del discorso che l'allora presidente del Consiglio fece il 26 ottobre 1984, 30/o anniversario del ritorno del capoluogo giuliano all'Italia. «Nessuno ne poteva parlare – ha proseguito Stefania Craxi – almeno fino alla caduta del Muro di Berlino, quando furono scoperchiate tutte le 'pentole'». Rievocando i contenuti del discorso che Craxi fece in Piazza Unità, Stefania ha indicato in particolare che «era un patriota che amava l'Italia, la sua storia, la cultura e la creatività.
Nel 1984 non si poteva parlare di foibe. Spero che quest'anno, il 55/o del ritorno di Trieste all'Italia si possa celebrare guardando alla storia con verità».