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La Croazia è pronta per l’euro

La Croazia si sta preparando con serietà per l’introduzione dell’euro, che dovrebbe avere luogo il primo gennaio del 2023. Il termine per la sostituzione delle monetine sarà di tre anni, mentre per quanto concerne le banconote non vi saranno limitazioni di tempo. Lo ha sottolineato in una dichiarazione alla Radio croata il governatore della Banca nazionale Boris Vujčić. Secondo il governatore i cittadini croati non avranno difficoltà particolari a rapportarsi con la moneta unica europea in quanto già ora, ad esempio quasi l’85 per cento dei risparmi vincolati nelle banche è in euro. Boris Vujčić si è detto inoltre convinto che i timori su una raffica di rincari a causa dell’ingresso nell’eurozona siano in buona parte infondati.

Un Paese «eurizzato»

La pandemia però ha influito notevolmente sulla situazione politica a livello internazionale per cui alcuni in Croazia si chiedono se abbia senso in un’epoca di instabilità epidemiologica, sanitaria e conseguentemente pure economica affrettare i tempi per l’ingresso nell’eurozona, nonché se ciò sia possibile e se siano state soddisfatte le condizioni per l’adesione. A rispondere a questa e ad altre domande è stato Zvonimir Savić, consigliere del premier e coordinatore principale per l’applicazione del Piano nazionale di sostituzione della kuna con l’euro. Savić ha dichiarato alla TV N1 che i preparativi per l’adozione dell’euro sono in atto ormai da qualche anno. “Ci tengo a sottolineare che, fra tutti i Paesi che non sono ancora entrati a far parte dell’eurozona, la Croazia è quello più ‘eurizzato’. La strategia di sostituzione della moneta è stata presentata già nel 2017 ed è entrata in vigore nel 2018. I preparativi formali sono iniziati ancor prima dello scoppio della pandemia e per questo motivo ora siamo più pronti che mai per adottare l’euro”.

Soddisfatte le condizioni

Secondo l’esperto la Croazia ha soddisfatto le condizioni per l’entrata nell’eurozona già molto tempo fa, per la precisione nel 2016. Uno dei criteri di Maastricht, infatti, era la stabilità dei prezzi, raggiunta qualche anno prima. In secondo luogo il debito pubblico scendeva allora in base alla dinamica prevista e i tassi d’interesse a lungo termine erano sufficientemente bassi.
”Con l’inizio della crisi a causa del Covid19 – ha continuato Savić –, tutti i Paesi dell’Unione europea hanno registrato un deficit nei bilanci. La Croazia, però, ha raggiunto nuovamente le condizioni prescritte da Maastricht già quest’anno e circa la metà dei Paesi europei quest’anno avrà un deficit maggiore dell’anno scorso. Non reputo che l’incremento del debito pubblico rappresenti un fattore particolare”, ha puntualizzato. “Il tasso d’inflazione del 3,1 p.c, registrato in Croazia nel mese di agosto, corrisponde praticamente a quello degli altri Paesi dell’eurozona”, ha continuato Savić puntualizzando che la crescita dell’inflazione dipende in larga misura dall’aumento dei prezzi dei carburanti, i quali dovrebbero stabilizzarsi nei prossimi giorni. “Quest’anno prevediamo un aumento dell’inflazione dell’1,7 p.c., mentre l’anno prossimo il tasso dovrebbe essere di 1,6 punti percentuali. La Croazia non è mai stata titubante per quanto concerne l’introduzione dell’euro. Anzi. Il governo non ha rallentato la marcia, bensì ha raggiunto i criteri prevista con un mese e mezzo di anticipo rispetto scadenza prefissata e in piena pandemia. La crisi sanitaria ci ha insegnato che per noi è meglio entrare quanto prima nella zona dell’euro”.

Accelerare la transizione

Il consigliere del premier ha ribadito ancora una volta che la Croazia non è mai stata così pronta ad introdurre l’euro come ora e che sono state adempiute (o lo saranno prossimamente) tutte le condizioni necessarie a effettuare la sostituzione della moneta. Tra i motivi per accelerare la transizione ha elencato gli ingenti depositi bancari in euro, i tanti mutui in kune con clausola valutaria in euro, nonché il turismo e il gran numero di ospiti che arriva dall’eurozona.
”I vantaggi per l’economia nazionale – ha puntualizzato –, saranno duraturi e a lungo termine e sicuramente maggiori che le speseche ci aspettano. Dopo la Croazia, a entrare nell’eurozona dovrebbe esserci la Bulgaria e la Romania. E sono convinto che le banche si adegueranno alla situazione – ha assicurato –. Con l’entrata nell’eurozona non ci saranno più perdite legate al cambio di valuta e questo è sicuramente un fattore che piacerà ai cittadini. Faremo attenzione a non danneggiare i risparmiatori nel corso della conversione dei depositi. Verrà varata una legge sull’euro la quale farà in modo di tutelare i cittadini che devono convertire dei fondi. Anche quando parliamo della conversione fisica, essa si farà, per un periodo di tempo, a tasso fisso. A garantirlo ci sarà la legge e le esperienze di tutti gli altri Paesi che sono passati per questa strada in passato”.
Savić ha illustrato brevemente il processo che attende il Paese: “L’introduzione di cartellini informativi col prezzo sia in kune che in euro dovrebbe iniziare circa sei mesi prima dell’introduzione della moneta unica europea, ovvero dai primi di giugno del 2022. Ciò vuol dire che sugli scontrini figureranno sia la cifra in kune che in euro, nonché il tasso di conversione. Questo sistema continuerà a venir usato anche sei mesi dopo l’introduzione dell’euro in modo da evitare rialzi incontrollati dei prezzi.

Scarsi i rischi di rincari

Secondo l’esperto, il più grande rischio per la popolazione è quello di vedere crescere senza controllo i prezzi, ma ciò potrebbe avvenire soprattutto per quei prodotti e quei servizi che vengono acquistati più di frequente. Secondo le stime, per la Croazia, l’incremento dei costi potrebbe essere dello 0,5 per cento. Ciò vuol dire che un caffè che ora costa 11 kune, in futuro dovrebbe costare 1,50 euro, ma arrotondando sul secondo decimale, tale cifra potrebbe salire”. Per quanto riguarda, invece, il prezzo dei generi alimentari, i quali hanno subito il maggiore rialzo negli altri Paesi nei quali è stata fatta la conversione, Savić ha dichiarato che in questo caso sono i fattori esterni a dettar legge. Se un caffè oggi costa 11 kune, il prezzo in euro non dovrà essere superiore a 1,46. I prezzi verranno monitorati per un periodo di sei mesi e se qualcuno approfitterà della situazione verrà sanzionato. Tutte le associazioni, la Camera di economia e altri verranno coinvolti in questo processo in modo da ridurre al massimo la possibilità di manipolazioni con i prezzi.

Non serve il referendum

“Il nostro obiettivo è che l’incremento degli stipendi superi quello dell’inflazione – ha dichiarato il consigliere del premier –. In questo momento non c’è bisogno di intervenire e ci sono tanti Paesi europei nei quali l’inflazione è significativamente più alta. Non c’è alcun bisogno di organizzare un referendum sull’euro, perché è già stato fatto un referendum sull’entrata nell’Unione europea e reputo che la volontà della popolazione su questo tema sia chiara e inconfutabile. Ribadisco che la Croazia è un Paese altamente ‘eurizzato’, che partecipa da vicino all’unione monetaria. L’ultimo passo da fare era quello di adempiere alle condizioni per l’entrata nell’eurozona e anche questo passo finalmente è stato fatto”.

Fonte: La Voce del Popolo – 20/09/2021

Il Piccolo – 22/09/2021

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