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La ferrovia che fece nascere Abbazia (Voce del Popolo 25 set)

Ragionando con un filo di cinismo si potrebbe dire che la ferrovia è solo un pretesto, specie ora che il trasporto su rotaia, in particolare dalle parti nostre, non solo ha subito una paurosa perdita di prestigio rispetto ai “quei” tempi, ma neppure riesce a tenere il passo con quanto sta avvenendo sulle linee dell’Europa avanzata. Di fatto, a ragionarci un po’ su, si arriva presto a capire che il tema si presta a conclusioni molto più ramificate rispetto a quanto si possa pensare. Conclusioni da cui – e il fatto è tanto degno di maggior considerazione – sembra essere arrivata molto prima la Vienna d’oggi di taluni – anche altolocati – reggitori della cosa pubblica di casa nostra.

 

Esemplare alla formazione di un percorso “più comprensivo” si presenta pertanto la mostra “I 155 anni delle imperial regie ferrovie meridionali”, inaugurata sabato scorso al padiglione artistico “Juraj Šporer”, presenti il ministro per le questioni sociali, Rudolf Huntsdorfer, e la vicesindaco di Vienna, Renate Brauner. A fare gli onori di casa il sindaco di Abbazia, Ivo Dujmić, coadiuvato da Katarina Mažuran Jurešić, direttrice del Museo croato del turismo, di fresca nomina.

 

Quando i binari arrivarono a Trieste e poi, anni dopo, furono deviati verso il Quarnero, ha ricordato la vicesindaco, non fu istituito solo un collegamento diretto fra Vienna e “l’allora Abbazia, l’Opatija di oggi”, ma si istituì un rapporto virtuoso che aveva nella cittadina con i kursaal una destinazione di prim’ordine, in quanto in grado di lenire gli affanni del corpo e dello spirito. Quanto l’infrastruttura ha influito sullo sviluppo della città? Di certo in maniera significativa, apprezzabile in particolare in questo momento in cui la Croazia si appresta ad entrare in Europa, ossia a essere inserita per diversi aspetti in un giro di rapporti economici e sociali più stretti. “La presenza della delegazione – ha rilevato Renate Brauner – vuol essere palpabile testimonianza dell’amicizia che da parte austriaca si nutre nei confronti di questa città e del suo territorio e, allo stesso tempo, della massima disponibilità a lavorare al futuro per collegamenti ancora più stretti e ravvicinati”.

 

Altrettanto significative le riflessioni dell’ing. Alexius Vogel, curatore della mostra, che ha esordito ricordando quanto recenti e allo stesso tempo “antichi” siano i tempi in cui la linea venne costruita. Era il 1857, ha ricordato, e ci vollero ben altri trent’anni perché Parigi si fregiasse delle Torre Eiffel e 40 perché la stessa Vienna si ornasse della gigantesca ruota del Prater. Fu un lavoro lungo ed estenuante, ma giustamente degno d’orgoglio: l’ideazione del veneziano ing. Carlo Ghega fu realizzata da operai austriaci, sloveni, croati, gli uni al fianco degli altri. Gli stessi ideatori svolsero un’intensa opera preparatoria, nel corso della quale si recarono negli Stati Uniti a studiare le più moderne tecniche di costruzione di ponti, linee, mezzi di trazione. Qui venne trasferita quella che può essere considerata la più avanzata tecnica di costruzione a quei tempi in uso a livello mondiale. Un discorso a parte meritano le locomotive, che, secondo l’abitudine invalsa a quei tempi, si fregiavano ciascuna di un nome proprio. Una di queste fu battezzata “Quarnero”, a indicare una precisa dislocazione geografica.

 

Oggi si direbbe che erano mezzi meccanici che non facevano che tirarsi dietro file di vagoni merci o passeggeri. Di fatto, fecero molto di più: si posero al traino di uno sviluppo che trasformò profondamente Abbazia, la fece divenire un centro di cura apprezzato su scala europea e, di conseguenza, una sede di arrivi, incontri e presenze in cui s’incrociarono parecchi volti e fatti profondamente connessi alla storia d’Europa. La mostra, a cura della Città, del Museo del turismo e dell’agenzia Kvarner Touristik, s’inserisce negli eventi organizzati per la Settimana viennese di Abbazia e rimarrà aperta fino al 3 ottobre.

 

Mario Simonovich

“la Voce del Popolo” 25 settembre 2012

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