di SILVIO MARANZANA
Scoppia la guerra delle banane fra Trieste e Capodistria. Il presidente dell’Authority triestina Claudio Boniciolli ha accusato Luka Koper di concorrenza sleale e ieri l’amministratore delegato del Terminal frutta sul Molo Quinto del Porto nuovo, Walter Preprost è uscito clamorosamente allo scoperto per spiegare il dettaglio dello scippo ai danni dello scalo triestino: «Ci è stato arbitrariamente sottratto un maxitraffico di frutta gestito da un operatore russo dall’Ecuador verso i Paesi dell’Est europeo: complessivamente oltre 25 mila tonnellate di banane in un anno che avrebbero dato solidità e certezza di prospettive al nostro terminal, ma lavoro anche al Molo Settimo perché una parte della merce doveva arrivare tramite container». Le banane dovevano essere dirette in molti Paesi dell’Est europeo: Slovenia, Serbia, Bosnia, Ucraina, perfino nelle macchinette distributrici delle scuole della Russia che erogano anche frutta oltre che merendine.
L’arma vincente usata da Capodistria è stata la franchigia nei Magazzini frigoriferi: dieci giorni di sosta gratuita della merce se il traffico fosse stato spostato sulla Slovenia. «Un’offerta non pareggiabile, qualcosa di incredibile e di assolutamente insostenibile per qualsiasi terminalista o società privata che applicando condizioni simili sarebbero indotti al fallimento – sostiene Preprost – può farlo solo Luka Koper o chi come essa evidentemente gode di forti sovvenzioni statali. Per tentare di salvare il salvabile abbiamo avanzato una controofferta al limite della quadratura economica: due giorni di franchigia. Ma com’era prevedibile non c’è stato nulla da fare e il traffico è stato dirottato».
«Il problema è quello del rispetto di regole che devono essere generali e comuni all’interno dell’Unione europea – sostiene Boniciolli – oggi il porto di Capodistria viene favorito nella concorrenza per il fatto che le banchine non sono date in concessione ai privati e che il suo status è simile a quello che contraddistingueva anche gli Ente porto italiani prima della riforma del 1994. In questa situazione di disparità la concorrenza diventa sleale ai nostri danni».
Ma può la perdita di un semplice traffico di banane costituire un fatto così grave per il porto di Trieste? «Le banane sono l’unico frutto che si commercializza nel corso dell’anno intero – spiega Preprost – perciò avrebbero costituito l’elemento finalmente in grado di far decollare il Terminal dove il Gruppo Gavio ha recentemente fatto forti investimenti in particolare proprio nei Magazzini frigoriferi».
Il colosso Gavio ha in atto un progetto da 50 milioni di euro per potenziare il Terminal frutta, ma ha acquisito anche il 18 per cento di Gct (General cargo terminal), la società che gestisce lo Scalo Legnami e soprattutto ha anticipato con una lettera all’Autorità portuale la disponibilità a investire 100 milioni nella Piattaforma logistica e poi ulteriori 50 per il Molo Ottavo, la maxibanchina per le superportacontainer che proprio dalla Piattaforma dovrà stagliarsi. Il rischio che quello che potrebbe diventare il primo finanziatore privato dello scalo triestino resti scottato ingigantisce dunque la gravità dell’affaire-banane. «A noi non interessa nulla di immediato, non siamo per un intervento a Trieste mordi e fuggi – ha recentemente dichiarato Bruno Binasco, amministratore delegato di Argo finanziaria, la cassaforte del Gruppo Gavio – siamo per un investimento a medio-lungo termine perché vediamo che questa Autorità portuale sta tirando il porto di Trieste fuori dalle secche dell’immobilismo e perché siamo convinti che Trieste assieme a Genova sia il porto italiano che ha i maggiori margini di sviluppo anche in virtù della sua posizione geografica».
«Anche il presidente del Terminal, James Pingani, attualmente all’estero è rimasto fortemente amareggiato per la situazione creatasi», riferisce Preprost. L’intenzione di Pingani è infatti quella di trasformare il Molo Quinto di Trieste in un centro di smistamento europeo dei prodotti ortofrutticoli, la banchina di riferimento per tutto l’Alto Adriatico. Lo smacco subito, alla luce di queste dichiarazioni, assume ancora di più il sapore della beffa.
Tutti i traffici di banane infatti negli ultimi anni transitavano attraverso il porto di Capodistria, finché nell’autunno scorso un operatore russo decide di fare un esperimento con Trieste per tirare fuori la qualità di banane trattate, la ”Bonanza”, dal flusso delle marche concorrenti. Arriva una bananiera dall’Ecuador e sul Molo Quinto tutto funziona per il meglio. Poi, a novembre una portacontainer che scarica sul Molo Settimo i contenitori che poi vengono trasferiti al Terminal frutta per la manipolazione. I container vuoti tornano al Settimo. «Tutto nel giro di alcune ore tra un venerdì e un sabato – riferisce Preprost – e operatore russo estremamente soddisfatto e pronto alla firma del contratto che prevede nel 2010 l’arrivo ogni venti giorni di 1.500-2.000 tonnellate di banane per tutto l’anno per un quantativo annuo complessivo di oltre 25 mila tonnellate. A questo punto però inaspettatamente nella trattativa – riferisce ancora l’amministratore delegato del Terminal frutta – si reinserisce Luka Koper che rilancia proponendo ai russi dieci giorni di franchigia nei propri Magazzini frigoriferi. Così per noi il traffico va in fumo».