Festa grande. Festa per celebrare il successo dell’adesione del Paese all’Ue. Festa a metà, tuttavia, perché l’invitato più atteso, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, a sorpresa ha declinato ieri l’invito. Altro che «danke», solo «warum, Deutschland?». È questa la domanda che circola da ieri mattina in Croazia, dove fervono i preparativi per le celebrazioni dell’ingresso di Zagabria nell’Ue. Celebrazioni su cui ora è stata proiettata un’ombra, quella dell’assenza al party della Lady di Ferro tedesca.
Perché è arrivato il gran rifiuto? Le risposte ufficiali sono carenti, non mancano invece le congetture più o meno fantasiose a spiegare la non partecipazione della leader tedesca. Meglio partire dalla versione istituzionale, fornita ai media locali da un portavoce del ministero degli Esteri tedesco, dopo che sulla versione online dei giornali di Zagabria aveva cominciato a rimbalzare la ferale notizia. Merkel che “boicotterà” le celebrazioni per l’entrata croata in Europa a causa della «mancanza di tempo», ha fatto sapere Michael Link all’agenzia di stampa “Hina”.
L’ufficio del Cancelliere Merkel ha confermato che, a causa di altri impegni, Merkel non potrà essere presente ai principali festeggiamenti per l’ammissione della Croazia nell’Ue, il 30 giugno», ha ribadito poco dopo una nota del governo croato. Entrambe spiegazioni assai curiose. Basta infatti sfogliare l’agenda aperta di Merkel, sempre aggiornata e disponibile online sul suo sito ufficiale, per scoprire di persona che la Cancelliera, dopo il tour de force del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, ha il week-end completamente libero, nessun appuntamento ufficiale.
Cosa può essere dunque accaduto veramente? La reale ragione della défaillance di Merkel verrebbe da lontano, i “rumors” che circolano in quel di Zagabria. Il terremoto diplomatico sarebbe stato causato dalla questione – che Il Piccolo aveva raccontato la scorsa settimana –, dello “spione” di Tito, uno dei capi dell’Udba jugoslava, il croato Josip Perkovic, presunto responsabile dell’eliminazione di una ventina di dissidenti croati sul suolo tedesco, sulla cui testa pende un mandato di cattura di Berlino perché sospettato di aver ordinato l’uccisione di Stjepan Djurekovic, ex manager dell’Ina e fuoriuscito dalla Jugoslavia nel 1982. Mandato che, dopo l’adesione croata, potrebbe finalmente essere eseguito, poiché – almeno sulla carta – dovrebbero cadere i vincoli legali che impediscono a Zagabria di estradare propri cittadini all’estero. Ma, da quanto si mormora nella capitale croata, la situazione non sarebbe così semplice e per Perkovic le porte delle carceri tedesche difficilmente si apriranno, almeno nei prossimi mesi. Da qui l’ipotetica furia di Merkel.
«I segnali che arrivano dalla Germania sono chiari, purtroppo la percezione pubblica è che i socialdemocratici» del premier Milanovic «proteggano persone che hanno comandato esecuzioni ai tempi del regime comunista», ha dichiarato Gordan Jandrokovic, capogruppo dell’Hdz, partito di centrodestra all’opposizione. Accuse, rigettate con forza dal governo, che fanno però capire che la battaglia su Perkovic è solo all’inizio e che potrebbe avere, dopo il mancato arrivo di Merkel, conseguenze ancora più gravi per la tenuta politica dell’esecutivo. Esecutivo che può consolarsi con le presenze d’alto profilo: da Orban a Fico, da Tusk a Di Rupo fino a tutti i presidenti dei Paesi dell’ex Jugoslavia.
Stefano Giantin
www.ilpiccolo.it 27 giugno 2013
Josip Perkovic, il presunto responsabile dell’eliminazione di una ventina di dissidenti croati sul suolo tedesco nei primi anni Ottanta (foto www.hrt.hr)