La musica dell’Adriatico orientale a Palazzo Valentini a Roma

Per celebrare il Giorno del Ricordo 2024, la Città metropolitana di Roma ed il Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia hanno organizzato, nella Sala Consiliare di Palazzo Valentini, un concerto di archi del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma con il patrocinio della Città Metropolitana stessa e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

«La Città metropolitana – ha dichiarato il Vicesindaco Pierluigi Sanna – ha voluto dare il suo contributo di verità e narrazione di quei terribili anni, attraverso un concerto; la cultura è la strada che deve guidare ogni processo di sensibilizzazione e insegnamento per quanti hanno smarrito la curiosità della conoscenza. Assieme alla Presidente dell’ANVGD Roma, Donatella Schürzel, che ringrazio, abbiamo voluto impegnarci nel ricordare questo tragico periodo storico, per non trascurare le sofferenze di quella guerra per troppi anni dimenticate»

Venerdì 16 febbraio la sala era piena di pubblico, nel quale vi erano rappresentanti della Società Dalmata di Storia Patria, dell’Associazione Triestini e Goriziani a Roma, della Società di Studi Fiumani, dell’Associazione Giuliani nel Mondo, del Fogolar Furlan e dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio nonché la Presidente del IX Municipio Roma Capitale Titti Di Salvo e la dottoressa Caterina Spezzano, dirigente del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Sono riuscito ad intrattenersi brevemente prima di dedicarsi ad altri impegni istituzionali il Vicepresidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli ed il Prefetto di Roma Lamberto Giannini, il quale ha espresso parole di apprezzamento per l’iniziativa nell’ottica di una maggiore conoscenza della storia del nostro confine orientale. Analogamente si è detto orgoglioso di contribuire con la musica dei suoi allievi alla ricorrenza civile del Giorno del Ricordo il Direttore del conservatorio “Santa Cecilia” Franco Antonio Mirenzi, il quale ha anche portato il saluto del Presidente dell’ente Simona Agnes.

Dai ranghi dell’orchestra giovane e magistralmente diretta dal Maestro Michelangelo Galeati si è fatto apprezzare pure in un assolo il primo violino Alessandro Giuliante. Due solisti di esperienza intimamente collegati alle terre dell’Adriatico orientale hanno impreziosito l’esibizione. Il fiumano Francesco Squarcia con la sua viola ha aperto il concerto suonando il “Va’ pensiero”, diventato l’inno dell’esodo giuliano-dalmata dopo che la sera del Ferragosto 1946 venne intonato dai polesani che avevano gremito l’arena ed ormai vedevano incombere sul capoluogo istriano l’annessione alla Jugoslavia comunista ed il conseguente esilio. Successivamente all’esecuzione dell’inno dell’Europa di Beethoven, l’oboe di Paolo Verrecchia, nato nel quartiere Giuliano-dalmata della capitale, ha accompagnato l’orchestra nell’esecuzione di un concerto in tre tempi di Tomaso Albinoni, esponente della tradizione musicale della Serenissima Repubblica di Venezia , la quale rappresentò per secoli in Istria e Dalmazia il nesso politico e culturale con il resto dell’area italofona.

Il concerto è entrato nel vivo con un programma di sala unico nel suo genere, in quanto caratterizzato da una sequenza di autori istriani contemporanei, a partire dalla barcarola realizzata dal polesano Antonio Smareglia (presente in sala un suo discendente) con testo del capodistriano Nazario Stradi per “L’inno dei canottieri”. È stata poi la volta del pisinota Luigi Dallapiccola, con un tributo a colui il quale rappresenta il vertice della storia musicale istriana: il violinista piranese Giuseppe Tartini. Nuovamente in scena il Maestro Squarcia con “Là dove il Quarnero”, scritta per lui sulla base armonica della “Turandot” di Giacomo Puccini dal dignanese Luigi Donorà, venuto a mancare due anni fa e che nel 2016 l’ANVGD romana aveva fatto esibire alla Casa del Ricordo e al Teatro Sammarco. Ecco quindi il tema dell’esodo che emerge con tanta nostalgia dalle note di “Curiva si pal mondo”, musica e testo in dialetto rovignese di Piero Soffici, autore che ha lavorato con grandi nomi della musica leggera italiana. Nostalgia per Fiume ed il suo mare che affiora invece nella canzone “Il mio mare”, scritta dal podista fiumano ed esule Abdon Pamich e messa in musica dal Maestro Squarcia.

In un crescendo di emozioni, di ricordi e di pensieri rivolti alla propria terra d’origine, il Maestro Verrecchia ha affiancato col suo oboe la viola di Squarcia in una struggente interpretazione di “1947” dell’esule polesano Sergio Endrigo con il pubblico unito ai musicisti nell’intonare il celebre ritornello prima di scoppiare in un fragoroso applauso: «Come vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà»

«Questo Concerto non ha voluto solamente celebrare temi legati al Giorno del Ricordo, come l’Esodo e la nostalgia degli esuli per le terre che hanno abbandonato – spiega la professoressa Schürzel – ma anche dare visibilità ad autori che dalle terre dell’Adriatico orientale provengono ed hanno fornito il loro contributo alla cultura italiana nell’ambito musicale. Dalle opere liriche musicate da Smareglia all’uso della dodecafonia che ebbe in Dallapiccola il suo primo interprete in Italia, passando per la musica leggera di Soffici e le ricerche di musicologia di Donorà, l’italianità adriatica orientale ha espresso grandi artisti e ancora oggi italiani autoctoni lì residenti o discendenti di esuli tengono alto il buon nome di questa tradizione»

Lorenzo Salimbeni 

 

 

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