È stata inaugurata questa mattina da Monsignor Giampaolo Crepaldi e dal Vicesindaco Serena Tonel la nuova statua bronzea di Antonio Santin, Vescovo di Trieste negli anni più difficili del Novecento per il capoluogo giuliano.
Nato a Rovigno d’Istria nel 1895, Santin conosceva la natura complessa di questo territorio e cercò di essere il Vescovo di tutti, a Fiume prima e soprattutto a Trieste, la città in cui Benito Mussolini proclamò le leggi razziali. Come già in precedenza si era eretto dalla Cattedra di San Giusto a difesa degli sloveni e dei croati presi di mira dalla nazionalizzazione delle masse portata avanti dal regime, così nel 1938 non restò in silenzio contro la legislazione antisemita.
Nel momento di caos che caratterizzò la fine della Seconda guerra mondiale, fu defensor civitatis, salvando il porto di Trieste dai tedeschi in ritirata che minacciavano di farlo esplodere e denunciando le violenze compiute dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito nei Quaranta giorni di occupazione. Nell’immediato dopoguerra rischiò la vita per andare ad impartire le cresime a Capodistria che apparteneva alla sua Diocesi ma rientrava nella Zona B sotto controllo jugoslavo, però fu soprattutto nei tumultuosi anni in cui la sorte di Trieste era in bilico tra Italia e Jugoslavia che la sua figura ebbe modo di giganteggiare.
La statua in Piazza Sant’Antonio riporta Santin nelle terribili giornate del novembre 1953, allorchè le manifestazioni per l’italianità di Trieste sfociarono proprio in quella piazza in tumulti ed incidenti con la polizia del Governo Militare Alleato, il 5 novembre ci furono 2 morti tra i manifestanti (cui se ne aggiunsero altri 4 l’indomani), gli scontri proseguirono all’interno della Chiesa di Sant’Antonio che dovette essere immediatamente riconsacrata proprio dal Vescovo. Nella facciata della chiesa si vedono ancora alcuni fori delle pallottole che fischiarono allora, ma nello spazio antistante da oggi si erge la figura di un uomo di pace, deciso e autorevole, consapevole dell’italianità appassionata e disperata in cui si identificavano i triestini e le migliaia di esuli istriani giunti in città in fuga dalla dittatura di Tito. Passate quelle tremende giornate, Santin avrebbe guidato l’imponente corteo funebre che accompagnò quei 6 feretri: un’intera città in lutto e ancora una volta il presule istriano in prima fila.
Negli antefatti che condussero alla conclusione del Trattato di Osimo con cui l’Italia rinunciò all’ultimo lembo d’Istria su cui poteva legittimamente rivendicare la propria sovranità, rientra probabilmente anche l’accelerazione delle procedure finalizzate a sostituire Santin come Vescovo di Trieste per raggiunti limiti d’età: una figura così carismatica avrebbe dato ulteriore risalto alle proteste dei triestini e degli esuli di fronte a quest’operazione calata dall’alto senza alcun coinvolgimento dei diretti interessati.
In memoria di Santin, morto a Trieste il 17 marzo 1981, questa sera alle ore 19:00 il Vescovo Crepaldi celebrerà infine una Santa Messa nella Chiesa della Nostra Signora di Sion (via Don Minzoni, 5 – Trieste).
Lorenzo Salimbeni