A Slovenska Bistrica, comune tra Celje e Maribor, nel nord della Slovenia, sono state commemorate lo scorso 25 ottobre le vittime di una delle ultime esecuzioni sommarie compiute dal regime comunista in Slovenia subito dopo la seconda guerra mondiale.
Di fronte all’ossario che contiene i resti di 431 persone uccise tra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1946, la presidente del Parlamento di Lubiana, Urška Klakočar Zupančič, ha rilevato nel suo discorso che “in quel periodo si decideva della vita e della morte sulla base di odii, vendette, bugie e cecità ideologica“.
“Per liberarsi dagli oppositori politici, veri o potenziali – ha detto ancora Klakočar Zupančič – le autorità di allora si servivano di arresti e condanne precedute da processi farsa o anche di esecuzioni senza alcun processo“.
La presidente ha ancora ricordato che a subirne le conseguenze è stata soprattutto la popolazione civile. Quello di Slovenska Bistrica è “uno dei peggiori crimini commessi dai partigiani comunisti” – è l’agenzia STA a riportare le parole della presidente della Camera di Stato. “Cosa possiamo fare oggi per queste vittime di cui per anni non si è potuto parlare?” si è chiesta Klakočar Zupančič. Innanzitutto “capire dove possono portarci la manipolazione, l’istigazione e la paura” si è risposta.
“Alla luce dei fatti del passato sta a tutti noi costruire il futuro – ha concluso l’oratrice – Un futuro in cui non deve esserci spazio per la violenza e la violazione dei diritti umani“.
Fonte: Radio Capodistria – 25/10/2023