Napolitano: da Croazia reazione
inconsulta. Rutelli: fu pulizia etnica
Il presidente: "Ora l´unità e
il dialogo devono prevalere sulla discordia"
ALBERTO CUSTODERO
ROMA – Nel Giorno del Ricordo della tragedia delle Foibe e dell´Esodo
dei 300 mila giuliani, fiumani e dalmati, il presidente della
Repubblica ha ribadito, ieri al Quirinale, che l´infoibamento fu
«pulizia etnica». «E pace – ha aggiunto Giorgio Napolitano – per le
reazioni inconsulte che vennero al mio discorso di un anno fa da fuori
d´Italia». Il riferimento del capo dello Stato è alla risentita
reazione dell´allora presidente della Croazia, Stipe Mesic, quando, il
10 febbraio del 2007, puntò il dito contro la «congiura del silenzio» e
contro le atrocità subita dagli italiani a Trieste durante
l´occupazione titina.
«Sia questo, dunque, il monito – ha dichiarato
il presidente della Repubblica, con un riferimento neanche tanto velato
al presidente croato – del Giorno del Ricordo, solenne, ma tardivo. Se
le ragioni dell´unità non prevarranno su quelle della discordia, se il
dialogo non prevarrà sul pregiudizio, niente di quello che abbiamo
faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito».
È toccato a Francesco Rutelli il delicato compito di ricordare che «una
parte della storia della nazione italiana fu lasciata ai margini». «Un
ricordo – per il ministro – che quest´anno si intreccia coi 60 anni
della Carta Costituzionale e arriva a pochi giorni dalla celebrazione
della Giornata della Memoria legata alla tragedia della Shoah e al
settantesimo anniversario delle leggi razziali antiebraiche». Rutelli
ha poi affermato «la verità conclamata» sui quei fatti che
rappresentano oggi «una memoria condivisa, una ricorrenza di tutti». E
cioè – riprendendo le parole del capo dello Stato di un anno fa – che
«fu una strage di italiani, una pulizia etnica: cittadini comuni,
servitori dello Stato, persone legate al regime del Ventennio o che
facevano parte del Comitato di liberazione nazionale e che avevano
partecipato alla Resistenza. Furono infoibati fascisti e antifascisti».
Non a caso, ieri, fra i 70 parenti delle vittime delle Foibe che hanno
ricevuto diplomi e medaglie d´oro, accanto a Dialma Carpi, cugina del
partigiano Romano Meneghello, componente del Cln trucidato a Lubiana
nel gennaio del ´46, c´era Veniero Gigante, nipote di Riccardo, podestà
di Fiume, senatore del Regno, uno dei più fedeli collaboratori di
Gabriele D´Annunzio nell´Impresa Fiumana, diventato uno dei celebri
«Uscocchi» tanto che il Vate gli riservò una delle Arche del
Vittoriale. Riccardo Gigante fu prelevato il 3 maggio del ´45 dalla
polizia segreta jugoslava, l´Ozna, e infoibato a Càstua (Fiume).
Il
tema delle Foibe continua, però, a dividere la politica. A sinistra,
per Jacopo Venier, del Pdci, «le violenze post-belliche delle Foibe
furono la reazione ai crimini del fascismo ed al razzismo italiano
scatenato contro le popolazioni slave», mentre a destra, An, con
Maurizio Gasparri, «rivendica il merito di aver promosso questa
giornata».
L´Italia ha reso omaggio, ieri, ai morti delle cavità
carsiche e ai 300 mila esuli giuliani, fiumani e dalmati con più di 200
cerimonie. A Roma, il sindaco Walter Veltroni ha inaugurato un
monumento nel piazzale delle vittime delle Foibe Istriane, a Milano il
vicesindaco Riccardo De Corato ha intitolato a Fiume una via. A
Trieste, il primo cittadino Roberto Dipiazza, durante la cerimonia alla
Foiba di Basovizza, sul Carso triestino, dopo aver ricordato «la
strisciante e meschina "congiura del silenzio"», ha detto di aver
«sollecitato il presidente della Repubblica a compiere l´ultimo passo
per la chiusura definitiva di una stagione fatta di divisioni, che ha
pregiudicato lo sviluppo sociale di Trieste: un provvedimento di
indennizzo per gli esuli».