Il governo sloveno non fa sconti. A nessuno. E quindi la nuova tassa sugli immobili, una sorta di Imu per capirci, la pagherà anche la Chiesa, edifici di culto compresi. E così, fatti i primi calcoli, ecco che le casse del clero sloveno dovranno versare allo Stato circa 5600 euro l’anno per la cattedrale di Lubiana e 4,77 euro per la piccola cappella a Podskrajnik vicino a Cerknica. Sarà sempre possibile che i comuni abbassino le aliquote ma vista la crisi è da ritenere che saranno pochi i municipi che faranno sconti. E le categorie di immobili che si sottrarranno alla tassa saranno veramente poche. Non pagheranno le case in uso alle rappresentanze diplomatiche, consolari o ad altre rappresentanze internazionali se questo è previsto negli accordi internazionali in vigore. Non si pagheranno tasse per i boschi protetti e per gli immobili di uso pubblico. Esentati dunque i mercati, i parchi gioco, i parcheggi (pubblici), i cimiteri, i parchi urbani, e tutte le strutture sportive e ricreative. E che a pagare la tassa saranno anche le chiese e le varie cappelle sparse sul territorio nazionale lo conferma anche il Ministero delle finanze.
L’ultimo censimento di tali beni immobili parla complessivamente di 2792 unità. Per adesso la Conferenza episcopale della Slovenia non vuole commentare il provvedimento sostenendo che lo stesso è ancora allo studio. Secondo i primi calcoli fatti dal Dnevnik, come detto per la cattedrale di Lubiana che è valutata a catasto 1 milione e 135mila euro dovranno essere sborsati 5675,47 euro all’anno. Per la chiesa di Hrastovlje che custodisce la famosissima “Danza macabra” si pagheranno 228,74 euro all’anno visto che la stessa ha un valore catastale stimato in 45.748 euro. Ma come viene calcolato il valore di un immobile sacro? L’Ufficio catastale della Slovenia lo fa valutando quanto è stato speso per la loro edificazione e quanto è stato ammortizzato durante gli anni (a volte secoli) per il loro restauro e mantenimento.
Ma la Chiesa non è proprietaria solo di chiese e cappelle (alcune di queste poi sono di privati) ma anche di vescovadi, parrocchie, monasteri, boschi e altri terreni non edificabili. A dire il vero neppure le autorità ecclesiastiche slovene sanno di preciso quanti immobili sono di proprietà delle 800 persone giuridiche riconducibili alla Chiesa cattolica. L’arcivescovo di Lubiana Anton Stres, sentito dalla Rtv Slovenija, ha fatto notare come la maggioranza degli altri Paesi europei non fa pagare le tasse agli immobili di culto. «Ora esamineremo se ci sono giuste ragione perché da noi sia diverso», ha aggiunto con evangelica calma. A Capodistria invece fanno notare come le chiese del Litorale siano visitatissimi obiettivi turistici che la Chiesa conserva e pulisce e ora lo Stato vuole anche le tasse. Insomma date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
Mauro Manzin su “Il Piccolo” del 20 giugno 2013