Sulla «questione Palatucci», che in questi giorni rimbalza sulle principali testate italiane ed estere, in particolare statunitensi e sui siti d’informazione, ovvero in relazione alle indagini storiografiche che stanno aprendo in queste settimane nuovi interrogativi sull’effettivo ruolo del questore facente funzione di Fiume nei drammatici anni dell’occupazione nazista della Venezia Giulia e della crescente minaccia jugoslava su quei territori, interviene oggi la Società di Studi Fiumani, con una nota a firma del suo Segretario generale Marino Micich.
«Sulla questione Palatucci – esordisce – la nostra Società di Studi Fiumani ha svolto nel tempo studi accurati e pubblicato anche il libro di Silva Bon Le Comunità ebraiche della Provincia italiana del Carnaro Fiume e Abbazia (1924-1945). Questo volume è stato presentato alla Biblioteca Nazionale di Roma, alla Biblioteca Isontina di Gorizia e al Museo Ebraico di Trieste anni fa. Silva Bon è molto cauta ad attribuire a Palatucci migliaia di salvataggi come lo è anche Amleto Ballarini o diversi ricercatori croati».
«Per quello che ho potuto leggere e indagare anch’io – prosegue Micich, che è anche Direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume in Roma – devo dire che Palatucci è una nobile figura di italiano che mal tollerava lo strapotere nazista (abbiamo trovato alcune sue relazioni del 1944 da dove fuoriesce un chiaro sentimento antitedesco) e che volle rimanere a Fiume per difendere ad ogni costo l’italianità della città. Palatucci non si comportò come il generale Robotti che subito dopo l’8 settembre abbandonò praticamente la città al suo destino, ci volle poi l’intervento del generale Gambara per evitare a Fiume il primo bagno di sangue nelle foibe che si verificò in Istria».
E a suffragare l’onestà del funzionario di polizia, «Palatucci – ne è certo Micich – si prodigò sicuramente per salvare un certo numero di ebrei, ma il numero dei salvataggi può solo essere molto esiguo, ciò non toglie che deve essere giustamente ricordato con tutti gli onori del caso. Assolutamente falso è ipotizzare Palatucci quale collaboratore dei nazisti, questa posizione va assolutamente contrastata: anzì, Palatucci si preccupò del futuro della città e prese contatti con la Resistenza, probabilmente per questo fatto fu arrestato e deportato a Dachau dove trovò la morte». «Per quanto riguarda la sua beatificazione – conclude –sono questioni teologiche e che riguardano la Chiesa».
(fonte Società di Studi Fiumani 24 giugno 2013)
Una fotografia di Palatucci, anteriore al suo trasferimento a Fiume