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La storia del Quarnero dal 1896 al 2008 (Voce del Popolo 27 mag)

S’intitola “Il Quarnero fra geografia e storia / Il golfo, le riviere, le isole, la città del capoluogo (1896-2008)” (Del Bianco editore, 2009, Udine) il libro dello studioso di origine fiumana Mario Dassovich uscito dalle stampe della tipografia “La Grafica” di Vago di Lavagno (Verona).

Il lavoro offre un’immagine ricca, particolareggiata, articolata e confortata da una bibliografia estremamente doviziosa, il percorso storico, economico e politico di un periodo ben più ampio del citato 1896-2008. Prendendo le mosse da una “presentazione” storico-geografico regionale – che comprende le isole quarnerine, l’antico Vinodol, Buccari e territorio, la città di Segna, il dominio di Castua, Laurana, Bersezio, Albona e Fianona – si addentra nelle complesse vicissitudini del capoluogo partendo dall’antica Tarsatica, navigando attraverso il dominio duinese, asburgico, veneziano, napoleonico, croato, ungherese; oltrepassando il procelloso mare dell’autonomismo, della Grande Guerra, dell’impresa dannunziana, dell’annessione di Fiume all’Italia, via via fino a tempi recentissimi, o addirittura attuali. La “sezione” del libro che si presenta particolarmente interessante ed analizzata dall’autore con la lente d’ingrandimento – conta non meno di diciassette capitoli – riguarda il Regno d’Italia ed il Regno di
Jugoslavia, 1924-1941; un periodo storico forse meno “clamoroso” e che solitamente fa da sfondo alla drammatica dinamica della Grande Storia di queste coordinate. In questo caso invece Dassovich s’intestardisce in un analisi “pedissequa” chiamando in causa tutta una rete di accordi, trattati, patti, tasse, chiarificazioni, di natura politica ed economica, includendo l’agire dei vari fattori sociali e politici che rendono un’immagine di rapporti solo apparentemente “buoni”, tra Italia e Jugoslavia.

In realtà, le due parti, come suffragato da Dassovich, intrigano ed ordiscono ognuna per conto proprio ed a proprio favore, a sfavore dell’altro. La proposta della costruzione di un muro confinale e divisorio tra Fiume e Sussak, l’irritazione della Jugoslavia per il patto d’amicizia italo-albanese visto da Belgrado come un disegno di conquista (1926), la limitata solidarietà jugoslavia con Fiume-Trieste contro la penetrazione economica germanica, la mancata partecipazione della Jugoslavia alla quarta Fiera di Fiume, il problema degli “allogeni”, dell’attività irredentistica sussisiada dal Governo jugoslavo, episodi di violenza da parte di sloveni in territorio giuliano, l’opposizione dei parlamentari jugoslavi alla ratifica dei Patti di Nettuno, sono solo alcuni dei sintomi rivelatori dello precario stato di salute delle relazioni italo-jugoslave tra le due Guerre. Un altro aspetto del libro che ci pare degno di rilievo – e, in fondo lusinghiero – è la frequenza con la quale l’autore, in riferimento al periodo storico più recente (1945-2008), in più e più occasioni attinge pure alle fonti delle testate dell’Edit – si tratti del quindicinale “Panorama” o della “Voce del Popolo” , facendo i nomi di Mestrovich, Giuricin, Scotti, Rocchi Rukavina – riconoscendo loro peso di testimonianza attendibile. Nel contesto dell’esodo si presenta significativa la testimonianza – riportata da Dassovich – di Milovan Đilas, che nel 1991, nel corso di un’ intervista per “Panorama”, avrebbe dichiarato a Giuricin: “Ricordo che nel 1946 io ed Edvard Kardelj (il teorico dell’autogestione…) andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana. Si trattava di dimostrare alla commissione alleata che quelle terre erano jugoslave e non italiane… In realtà gli Italiani erano la maggioranza solo nei centri abitati e non nei villaggi. Ma bisognava indurre gli Italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Così fu fatto”.

L’autore dedica ampio spazio alle nuove realtà venutesi a creare con l’avvento della Jugoslavia di Tito fino alla sua disgregazione, ed alle sorti della CNI in tale quadro e nelle sue varie dimensioni; per cui si ripercorre dettagliatamente la drammatica esperienza dell’esodo, i moti nazionalisti del 1971, lo sfaldamento della Jugoslavia, i nuovi nazionalismi.

Dassovich conclude con tempi recentissimi, ovvero, con la polemica sull’emissione, da parte delle Poste italiane, del francobollo dedicato a Fiume rappresentante l’ex Palazzo del Governo e con la dicitura “Fiume – terra orientale già italiana”. Il volume contiene parecchie tavole che propongono articoli e immagini tratte da “La Voce del popolo”, “Panorama”, “Il Piccolo”, documenti storici vari.

Patrizia Venucci Merdžo

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