La storia della Guardia di Finanza passa anche per la Foiba di Basovizza

Ricorrono oggi i 250 anni della Guardia di Finanza, un corpo che per i suoi compiti d’istituto e come forza armate combattente ha legato il suo nome anche alla storia del confine orientale italiano.

Finanzieri provenienti da tutta Italia combatterono e morirono nelle trincee del fronte carsico durante la Prima guerra mondiale,  alcune Fiamme Gialle avrebbero poi disertato per seguire Gabriele d’Annunzio nell’impresa di Fiume, prima della costituzione della Guardia alla Frontiera avrebbero assolto gran parte degli incarichi di presidio del confine italo-jugoslavo fissato dal Trattato di Rapallo, venendo poi travolti dalle vicende della Seconda guerra mondiale.

In particolare combatterono a fianco del Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste nell’insurrezione cittadina del 30 aprile 1945 contro i nazisti. Anche i loro commilitoni di Milano avevano partecipato all’insurrezione del CLN a Milano il precedente 25 aprile, ottenendo riconoscimenti ed encomi per il contributo fornito nella cacciata dei tedeschi dal capoluogo lombardo. Altrettanto non avvenne a Trieste, poiché il primo maggio 1945 iniziò una nuova occupazione, ad opera del IX Corpus dell’armata jugoslava, che per Quaranta giorni seminò il terrore andando a colpire non solo gli ex fascisti ma anche coloro i quali si opponevano all’annessione alla nascente Jugoslavia comunista di Tito. I finanzieri rappresentavano lo Stato italiano, uno Stato che doveva sparire e venire cancellato con tutto ciò che lo rappresentava nella Venezia Giulia: il 3 maggio 1945 97 finanzieri della guarnigione di Trieste furono fatti prigionieri dall’OZNA (la polizia segreta titina), sommariamente processati e quindi infoibati nell’abisso della miniera di Basovizza.

50 anni dopo quei tragici eventi fu eretto nel perimetro del Monumento nazionale della foiba di Basovizza un cippo che ricordò il sacrificio di quei servitori dello Stato. Tratto dal sito della Lega Nazionale di Trieste, riportiamo il discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione del cippo dal Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, Gen. C.A. Pietro Di Marco, il quale nel 1945 aveva fatto parte proprio della martoriata Brigata di Campo Marzio di Trieste. [LS]

Siamo al cospetto di questo sacro luogo, ove cinquant’anni fa si consumò la tragedia di migliaia di cittadini triestini, di soldati e di appartenenti alle forze di Polizia, fra i quali circa 350 Finanzieri che prestavano servizio a Trieste e nell’Istria, compresi i 97 Finanzieri prelevati dalla Caserma di Via Campo Marzio, il 3 maggio 1945, tutti impietosamente trucidati nelle foibe per il solo motivo, come a suo tempo precisò il Presidente della Repubblica On. Scalfaro, “che molte delle persone eliminate erano colpevoli soltanto di essere italiane”.

Oggi noi vogliamo ricordare con particolare commozione e con amore profondo questi nostri commilitoni, questi soldati in fiamme gialle che qui fecero dono della loro giovane vita per assolvere al dovere di rimanere al proprio posto di servizio, senza cercare scampo fuggendo di fronte ad una minaccia tanto grave quanto imprevedibile, che eventi drammatici, del tutto estranei ai modi di guerra lealmente combattuta, condannarono a sofferenze ed a morte atroce proprio nelle viscere di questa terra carsica che vide rifulgere l’eroismo di tanti soldati italiani nel primo conflitto mondiale.

Ed è con sentimento di intima, commossa partecipazione che avverto l’impulso irresistibile a rievocare loro e il sacrificio che ne eterna la memoria di fronte agli eventi e ai destini della Patria, in quelle circostanze ferita a morte nell’intimo della sua gente fiera di cuore e di fede nazionale.

A Trieste, in particolare, appena dopo la cacciata dei tedeschi con l’insurrezione del 30 aprile 1945, alla quale avevano partecipato efficacemente anche i finanzieri del Comitato di Liberazione Nazionale, assieme alle avanguardie dell’esercito jugoslavo che si accingevano ad occupare la città, ci fu un momento di sbandamento generale quando la maggior parte dei finanzieri rimase a presidiare gli impianti e i depositi più importanti, con l’incarico di mantenere anche l’ordine pubblico, in quanto la Guardia di Finanza era l’unico Corpo armato organicamente inquadrato rimasto a presidio della città.

Gli uomini della Guardia di Finanza di Trieste arrestati dai partigiani jugoslavi: saranno infoibati a Basovizza

Nel contempo ci furono momenti di eroismo e di grande solidarietà, come quando un pugno di finanzieri rischiò la vita per salvare i loro commilitoni rimasti isolati in alcuni reparti dell’Istria, alla mercè delle truppe jugoslave che stavano completando l’occupazione della zona.

Nel momento di quei tragici fatti mi trovavo a Trieste, reduce dalla guerra di Balcania, dove prestavo servizio d’Istituto e nel contempo avevo partecipato con il locale Comitato di liberazione per la cacciata dei tedeschi dalla città.
Successivamente, mentre le forze jugoslave del Maresciallo Tito stavano completando l’occupazione di Trieste e dell’Istria, a capo di un nucleo di finanzieri volontari mi portai con un autocarro nelle varie località dell’Istria per salvare alcuni nostri commilitoni dalla prigionia o dalla morte.

Quindi rivivo oggi i terribili momenti del calvario con l’angoscioso tormento di allora, chiedendomi come sia stato possibile che la coscienza di tanti uomini politici italiani abbia consentito che un velo di oblìo, pur supportato da contingenze del tutto particolari per mentalità opportunistiche e accomodanti, potesse far dimenticare l’eccidio delle migliaia di infoibati nella sola zona di Basovizza.

A conclusione dell’intensa commemorazione odierna desidero, all’unisono con tutti voi e con tanti altri presenti in spirito, esprimere il pensiero e la volontà di pace e di accordo tra le genti e anche per i vicini popoli slavi, duramente provati da una lunga e sanguinosa guerra, perchè tale esigenza è oggi più che mai avvertibile nel mondo intero come irrinunciabile motivo di vita, come speranza sublime di quella più umana e civile esistenza della presente generazione e di quelle venture.

Perciò oggi, nel cinquantennale del martirio delle foibe di Basovizza, siamo qui riuniti per lo scoprimento di una Stele eretta alla cara memoria dei nostri Caduti, a poche ore di distanza dalla inaugurazione di una Lapide commemorativa nella caserma del Corpo, a Basovizza, che porta incisi i nomi dei 97 Finanzieri della caserma di Via Campo Marzio.

Sono emblemi marmorei che resteranno a perenne memoria dei nostri Caduti e quali simboli di ammonimento per tutti i popoli, affinchè nella pace ritrovata, nella comprensione e nel rispetto reciproco possa essere ripreso il cammino verso quelle mete di libertà, di giustizia e di democrazia tanto auspicate.

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.