Giovedì 19 gennaio alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, si terrà una nuova conferenza durante la quale MARINO MICICH, direttore dell’archivio del Museo storico di Fiume, ci parlerà di:
FIUME 3 MAGGIO 1945 L’INVASIONE JUGOSLAVA
E LA TRAGICA FINE DEGLI AUTONOMISTI FIUMANI
E LA TRAGICA FINE DEGLI AUTONOMISTI FIUMANI
Il 26 aprile era giunta notizia a Fiume che in Italia la guerra era finita e che Milano era in mano ai partigiani. Queste notizie incoraggiarono le forze partigiane jugoslave, provate dai lunghi giorni di pesanti combattimenti, a riprendere gli assalti per aprirsi la strada verso Fiume.
Riccardo Gigante tentò coraggiosamente di costituire, in quegli ultimi giorni di aprile, una Guardia Civica composta da italiani di ogni tendenza politica, per cercare di trattare con i comandi partigiani e per non lasciare gli italiani senza alcuna difesa.
Ormai era troppo tardi, le truppe di Tito erano in procinto di occupare la città in quanto la ritirata tedesca era da qualche giorno prevedibile. Infatti, il 1° maggio i tedeschi ricevettero l’ordine di spostare le truppe a nord.
La mattina del 3 maggio 1945 entrarono a Fiume, le truppe jugoslave. In poche ore i piccoli focolai di resistenza armata nei dintorni della città furono debellati.
Fiume, verso le ore 13 del 3 maggio 1945, era completamente sotto il controllo dei partigiani. I tedeschi diedero ancora battaglia nella sera del 3 maggio nei dintorni di Castua. Assieme ai tedeschi, il difficile compito di coprire la ritirata fu affidato a un gruppo armato italiano formato da miliziani della 3° MDT e da alcuni marò della compagnia “Gabriele d’Annunzio”.
La situazione sin dal primo pomeriggio del 3 maggio era saldamente nelle mani del Comitato popolare cittadino di Fiume e soprattutto del Comando Militare e dell’OZNA la terribile e spietata polizia segreta.
All’arrivo delle truppe jugoslave la popolazione fiumana rimase chiusa in casa, regnava nei fiumani la paura e l’incertezza. Non ci furono acclamazioni, né festose accoglienze: le forze partigiane che per prime entrarono in città trovarono vie e piazze deserte.
Si trattava del primo inequivocabile segnale di un’aperta avversione che i fiumani nutrivano da sempre verso coloro che non potevano considerare come liberatori, ma semplicemente come nuovi occupanti.
Infatti, già nella notte del 4 maggio, durante il coprifuoco, l’OZNA si mise all’opera per eliminare i principali esponenti italiani della città e coloro che a ragione o a torto venivano considerati gli ispiratori di tanta palese ostilità.
Il 3 maggio dunque Fiume passò da un totalitarismo ad un altro. Non si può infatti parlare di liberazione se la conseguenza diretta del cambio di potere portò all’uccisione di chi si opponeva al nuovo regime, alle foibe e a un esodo di massa che ha visto la stragrande maggioranza degli abitanti fuggire.
La videoconferenza potrà essere rivista sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano.
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