di MATTEO UNTERWEGER
La Provincia di Trieste va all’attacco della «vignetta» slovena. Sì proprio di quel bollino senza il quale non è più consentito, da oltre un anno ormai, transitare su autostrade e strade a scorrimento veloce nella vicina Repubblica. Un provvedimento che, per le sue modalità di applicazione (durate e prezzi), tante polemiche ha sollevato nei mesi scorsi, costringendo direttamente l’Unione europea a intervenire da Bruxelles.
LA LETTERA Se gli automobilisti sloveni, una volta entrati in territorio triestino hanno la possibilità di guidare fino al Lisert senza sborsare un centesimo sfruttando la Gvt per arrivarci rapidamente, lo stesso non avviene per i triestini stessi una volta varcate – in direzione opposta – alcune delle ex zone confinarie. Quelle che, per l’appunto, li proiettano direttamente su carreggiate a scorrimento veloce, come accade per esempio a Rabuiese (ma non, fra le altre, nelle aree di Basovizza e del Lazzaretto). Partendo da questo presupposto e con l’intento di riequilibrare la situazione, è partita da palazzo Galatti una lettera firmata dalla presidente Maria Teresa Bassa Poropat. Una missiva indirizzata direttamente al ministero dei trasporti di Lubiana, con la quale si chiede testualmente «di voler esaminare la possibilità di rendere analogamente gratuito il transito dei cittadini della Provincia di Trieste in una fascia, da concordare, di chilometraggio paritario a quello oggi liberalizzato sul territorio di questa amministrazione». Per conoscenza, copia della lettera è stata inoltrata anche al ministero degli Esteri italiano, Franco Frattini, e al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo. Una maniera indiretta per provare ad ottenere, in qualche modo, il loro sostegno in questa iniziativa.
IL TRATTATO Chiarendo di non voler «intervenire né sui contenuti, né sul metodo, né sulla quantificazione» relativi al sistema di pedaggio stabilito dalla Slovenia, perché non di sua competenza, la Provincia mira invece ad assicurare una condizione di parità fra buoni vicini. Nel rispetto del «principio di reciprocità» come sottolineato nello scritto di Bassa Poropat, che per dare corpo alle proprie istanze si riaggancia volutamente al trattato di Osimo, firmato da Italia e Repubblica socialista federativa di Jugoslavia (da cui la Slovenia si è staccata, diventando indipendente, nel 1991) il 10 novembre 1975 e con cui venne sancita in primis la cessione da parte italiana della Zona B dell’ex Territorio libero di Trieste. Nello specifico, la Provincia richiama il decreto attuativo di quegli accordi, firmato dal Presidente della Repubblica, il numero 100 del 6 marzo del 1978 (il Capo dello Stato era Giovanni Leone), e lo fa in riferimento all’apertura della Grande viabilità triestina, di trent’anni più giovane.
La Gvt, scrive la numero uno dell’ente provinciale, è una «struttura viabilistica di caratteristiche tecniche autostradali» per la quale quel decreto «prevede (ma si riferisce solo alla rete italiana, ndr) l’obbligo del non pedaggiamento». Cosa che determina come sia usufruibile «un’arteria di importante collegamento per i cittadini sloveni in forma del tutto gratuita» nella zona di Trieste.
LA RICHIESTA In virtù di queste considerazioni, la Provincia attende ora un riscontro da Lubiana o, per approfondire la questione, la convocazione di un apposito incontro tecnico bilaterale sul tema. E proprio quelle parole sulla Gvt riportate nella lettera potrebbero rappresentare un importante esempio, unite all’auspicata (dall’ente provinciale) reciprocità nell’applicazione delle norme sopra citate. A proposito di Grande viabilità triestina, va anche detto che, a cantiere in corso e durante l’amministrazione Illy in Regione, era stata ipotizzata proprio dai vertici regionali l’applicazione di un sistema di pedaggio stradale al nuovo collegamento. Un’ipotesi poi tramontata una volta effettuati i dovuti accertamenti normativi, che avevano rivelato l’esistenza di quel passaggio del Dpr numero 100 del 6 marzo del 1978 dove la «realizzazione dei collegamenti autostradali», da parte dell’allora «Azienda nazionale autonoma delle strade», è indissolubilmente legata alla modalità «senza pedaggio».