Rafforzamento dell’idea europea intesa nella sua valenza originaria, creazione di politiche comuni nei settori finanziario, fiscale ed economico, individuazione e attuazione di progetti di interesse comune, proseguimento del cammino lungo il percorso che consente il superamento di un passato nel quale non mancano pagine grigie e costruzione di un futuro improntato allo spirito di amicizia e collaborazione che sempre più determinano il dialogo bilaterale tra Lubiana e Roma. Questi, in estrema sintesi, i punti chiave dei colloqui inseriti nell’agenda della visita di Stato del Presidente italiano, Giorgio Napolitano, nella Repubblica di Slovenia. Una visita svoltasi su invito del Presidente sloveno, Danilo Türk, che rivolgendosi ai giornalisti non ha esitato ad introdurre l’ospite sottolineando che la presenza del Capo dello Stato italiano in Slovenia è “un grande onore”. “Abbiamo nostro ospite non soltanto il Presidente di uno Stato contermine e amico, ma soprattutto una grande personalità del mondo della politica. L’esperienza del Presidente Giorgio Napolitano fa sì che nel suo caso si possa parlare a ragione di ‘senior statesman’ e il piacere di ascoltarlo è davvero grande”, ha aggiunto Türk.
Tantissimi, in realtà, i punti di convergenza nella visione delle politiche da attuare per dare all’Unione europea quel valore aggiunto di “unione politica”, elemento necessario anche per poter dare risposte efficaci e durature alla crisi economica che flagella il continente. Ma a fare da “trait d’union” tra i due Paesi ci sono anche le minoranze: quella Italiana in Slovenia (un corpus unico con la Comunità Nazionale Italiana in Croazia, come ricordato dallo stesso Presidente Napolitano al termine dell’incontro con i rappresentanti dell’etnia rappresentata in quella sede dalle CAN e dall’Unione Italiana) e quella slovena in Italia.
Un legame significativo tra i due Stati a cui Giorgio Napolitano ha fatto riferimento anche nelle sue dichiarazioni alla stampa. “Noi siamo egualmente attenti alla tutela dei diritti e alla valorizzazione del ruolo della minoranza italiana in Slovenia come alla valorizzazione del ruolo e alla tutela dei diritti della minoranza slovena in Italia. Lavoriamo perché ci sia piena simmetria e per dare seguito e sviluppi concreti alla politica che qui si fa da parte del governo sloveno verso la comunità italiana”. E dello status e del ruolo delle etnie si è parlato anche nell’occasione conviviale per antonomasia: al pranzo di Stato offerto dal Presidente Türk e dalla signora Barbara Miklič Türk in onore del Presidente Napolitano e della signora Clio Napolitano. Una cerimonia svoltasi nella splendida cornice del Castello di Brdo in soirée da gran sera (abito lungo per le signore, smoking per i signori) – a cui in rappresentanza dell’Unione Italiana ha partecipato il presidente della Giunta esecutiva, Maurizio Tremul – che ha visto anche il tradizionale brindisi.
Un’occasione per il Presidente Napolitano per tornare sul tema delle minoranze e affermare:
“La vicinanza fisica, le affinità culturali, il continuo movimento di genti travalicano l’artificialità dei confini. Eppure, come scrive Claudio Magris, profondo conoscitore delle frontiere della Mitteleuropa, ‘l’identità nelle aree di confine certamente è fragile e questa fragilità porta qualcuno nelle nostre terre ad accentuarla, ad esaltarla, ad una continua messa in scena che io trovo molto pericolosa. (…) Insomma, il vero modo di vivere correttamente l’identità sarebbe quello di viverla spontaneamente e poi dimenticarla’. Vanno invece ritrovate matrici comuni in un dialogo tra le nazioni e sovranazionale. Questo, in essenza, è il nostro comune futuro europeo. Nell’Europa multi-linguistica e multi-etnica in cui si iscrivono le nostre rispettive identità nazionali, il confine si trasforma in una linea di congiunzione, che esalta le complementarietà e i reciproci arricchimenti.
Festeggiamo quest’anno venti anni di relazioni diplomatiche fra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Slovenia, le abbiamo viste continuamente rinsaldarsi nell’appartenenza comune al più ampio spazio europeo ed euro-atlantico. È questa la dimensione in cui abbiamo il dovere di costruire una ancora più intensa collaborazione, guardando al futuro e alle aspirazioni delle nuove generazioni”. “Signor Presidente – ha proseguito Giorgio Napolitano rivolgendosi a Danilo Türk –, insieme abbiamo ripetutamente affermato la disponibilità a rivisitare le problematiche delle minoranze nazionali – la Comunità Italiana in Slovenia e la Comunità Slovena in Italia – affinché si faccia tutto il necessario per migliorarne le condizioni e per assicurarne la piena integrazione nei Paesi in cui vivono, nel rispetto della loro identità e delle loro tradizioni. La loro presenza costituisce un vero serbatoio di ricchezza e un prezioso fattore di dinamismo, non solo sotto il profilo culturale, ma anche in campo economico e commerciale, in una fase in cui chiediamo ai nostri sistemi produttivi di sviluppare maggiore competitività su scala globale”.
Nemmeno nel brindisi del Capo dello Stato sloveno è mancato un pensiero rivolto alle etnie. “Un’attenzione particolare – ha detto Danilo Türk facendo riferimento al comune futuro europeo – è dedicata ai diritti delle rispettive minoranze etniche: ci avvicinano nella nostra memoria storica e nel nostro impegno verso i nuovi modelli di coesistenza. Ciò è continuamente ribadito attraverso la partecipazione attiva di dette minoranze in progetti concreti di cooperazione transfrontaliera, indispensabili per l’ulteriore sviluppo, per le attività culturali ed economiche di cooperazione tra le due comunità. Il Progetto ‘Jezik-Lingua’ ha un valore simbolico straordinario: preserva il meglio delle nostre tradizioni culturali e aggiunge una nuova prospettiva comune al futuro. Saluto – ha proseguito il Presidente Türk – il suo recente incontro con la minoranza slovena in Italia, che ha regalato un nuovo stimolo ai membri della minoranza. È molto importante l’attuazione degli accordi, affinché i rappresentanti della minoranza acquisiscano il loro interlocutore a livello istituzionale. Sono lieto di costatare che gli accordi siano collocati nella giusta direzione”.
E parlando di rafforzamento dei “rapporti di amicizia costruiti lungo il cammino comune europeo” non sono mancati i riferimenti all’evento-simbolo di questo nuovo spirito: il concerto diretto dal Maestro Riccardo Muti a Trieste il 13 luglio 2010. “Corrono ormai le lancette dell’orologio del mio ultimo anno di mandato. L’essere riuscito a rinnovare lo spirito che anima il rapporto fra i nostri due popoli, liberandolo dalla schiavitù del passato per nutrirlo di fiducia nel futuro, è un risultato del quale sono particolarmente orgoglioso. Abbiamo raggiunto insieme, e insieme al Presidente croato Josipović, questo storico traguardo. Mi permetta di rievocare il concerto di Trieste nel luglio 2010 – solo due anni orsono: avverto ancora le emozioni profonde e l’empatia che la visita a luoghi simbolici di quella città e poi quella magica serata ci hanno trasmesso. Nel percorrere questa strada di riconciliazione e rinnovamento, ho sempre molto apprezzato, caro Presidente Türk, il suo contributo politico e culturale, rilevando tra l’altro con mio personale compiacimento, come componente della sua formazione di studioso e di statista, l’attenzione per la scuola italiana di diritto internazionale”.
Pari l’impatto della serata per il Presidente sloveno, che lo ha ricordato a sua volta dicendo: “Oltre che le città di Lubiana e di Roma, anche la città di Trieste si è fatta portavoce di un nuovo messaggio simbolico relativo ai rapporti tra i nostri rispettivi Paesi, la città che nel 2010 si è trasformata in palcoscenico per il concerto per la Pace, cui abbiamo assistito entrambi alla presenza del nostro amico – il Presidente croato. Quell’evento – così ancora il Presidente Türk – è stato il primo passo di una serie di passi comuni da compiere, necessari per il superamento dei capitoli traumatici del nostro passato e la conferma della seconda parte del detto sulla gioia condivisa, che dice che ‘la condivisione di una sofferenza ne divide il dolore’”.
In questo contesto, ricordando la necessità di trovare soluzione a tutti i quesiti bilaterali – pratici e storici – il Capo dello Stato sloveno ha poi affermato: “A Trieste, il 13 luglio 2010 abbiamo dimostrato una volontà di cooperazione per il futuro. Attraverso il progetto comune dei ‘Sentieri europei di pace’ lungo i luoghi dei campi di battaglia della Prima guerra mondiale, è indicata la via che rispettosamente unisce la memoria delle vittime del passato con la visione del nostro comune futuro europeo”.
Christiana Babić
“La Voce del Popolo” 14 luglio 2012