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La Voce del Popolo – 100707 – Europa e lingue minoritarie in Slovenia

STRASBURGO – Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha reso pubblico, nei giorni scorsi, il secondo rapporto relativo alla situazione delle lingue minoritarie in Slovenia. In questo rapporto – elaborato da un Comitato di esperti indipendenti il cui compito è valutare l’attuazione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie – viene illustrato attraverso 52 pagine di testo redatte in applicazione del sistema “articolo per articolo” lo stato dell’arte relativo alla tutela e alla promozione delle lingue storiche regionali o di minoranza in Slovenia. Altresì, nella sua elaborazione si indicano i passi e le misure da intraprendere onde garantire, da un lato, la conservazione e lo sviluppo delle tradizioni e del patrimonio culturale europeo e, dall’altro, il pieno rispetto del diritto imprescrittibile e universalmente riconosciuto di usare una lingua regionale o di una minoranza sia nella vita privata sia nella vita pubblica.

I «campi d’azione»

In tal senso, si ricorda, la Carta stessa indica una serie di misure che devono essere prese per agevolare l’uso delle lingue regionali o di minoranza nella vita pubblica. Dette misure coprono i seguenti campi: l’insegnamento, la giustizia, le autorità amministrative e i servizi pubblici, i media, le attività e le strutture culturali, la vita economica e sociali e gli scambi transfrontalieri.
Nel dettaglio, in base al questo rapporto stilato dal Comitato di esperti indipendenti e relativo al secondo periodo di monitoraggio, il Comitato dei Ministri ha incoraggiato la Slovenia a: migliorare l’uso della lingua italiana e della lingua ungherese nell’erogazione dei servizi pubblici, nelle attività economiche e sociali e a livello locale dell’amministrazione statale; a garantire che eventuali modifiche relative ai confini amministrativi non costituiscano un ostacolo per la tutela e la promozione dell’italiano; a definire le zone del Paese in cui, per tradizione, si parla tedesco e croato e applicare la Carta a queste lingue; a chiarire il ruolo tradizionale della lingua bosniaca e della lingua serba in Slovenia; a continuare l’attuazione della Strategia per l’istruzione dei Rom nella Repubblica di Slovenia.

Scuola e Università

Da indicare ancora che nella Sezione dedicata alla lingua italiana della Parte III del Rapporto il Comitato di esperti ha indicato i passi avanti realizzati in tema di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero (anche se permangono determinate difficoltà per alcuni corsi di laurea) nonché l’impatto positivo dell’istituzione dell’Università del Litorale in tema di insegnamento di lingua e letteratura italiana a livello universitario. Tra i problemi che rimangono in attesa di una soluzione vengono indicati invece la mancanza di indicazioni chiare in riferimento al Comitato nazionale per le comunità nazionali e il nodo relativo all’assunzione di personale bilingue negli uffici pubblici operanti sul territorio nazionalmente misto (un problema rispetto al quale il Comitato di esperti non ha mancato di invitare le autorità slovene ad assumere un atteggiamento proattivo circa la promozione dell’uso dell’italiano negli uffici locali della pubblica amministrazione).

Evitare «atteggiamenti passivi»

Similmente, per quanto concerne l’obbligo ad assicurare che le lingue regionali o minoritarie siano usate in occasione della presentazione del servizio per quanto riguarda i servizi pubblici assicurati dalle autorità amministrative o da altri aventi la loro funzione il Comitato di esperti ha sollecitato le autorità slovene ad assicurare l’uso dell’italiano. Si ricorda, infatti, che tale garanzia all’uso dell’italiano “risulta ridotto in seguito alla sospensione dell’art. 2 della Legge sulla protezione dei consumatori decisa dalla Corte costituzionale” e che la RTV Slovenia continua a “rifiutare l’uso dell’italiano richiamandosi al fatto che l’ente ha sede a Lubiana”, due situazioni rispetto alle quali il rapporto parla di “atteggiamento passivo” delle autorità nazionali. Infine, sempre in riferimento ai media e in particolare alla RTV Slovenia – preso atto nel corso dei contatti con i rappresentanti della Comunità Nazionale Italiana del fatto che le reali conseguenze della nuova legge sulla RTV sull’uso dell’italiano appaiono ancora “poco chiare” – il Comitato di esperti ha richiesto alla Slovenia di trasmettere un supplemento di informazioni in merito alla nuova normativa e alle possibili conseguenze che ne possono derivare per i media in lingua italiana ovvero per le Redazioni italiane di TV e Radio Capodistria.

Christiana Babić

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