BRUXELLES – Dopo il fallimento dei colloqui a carattere tecnico la Commissione europea ha cercato di concordare un incontro a livello più alto tra Croazia, Italia e Slovenia sull'attivazione della zona ittico-ecologica croata nell'Adriatico anche nei confronti dei Paesi dell'Unione. A causa degli impegni di lavoro della parte croata non è stato però possibile realizzare il vertice prima della pausa estiva, per cui l'incontro è stato rimandato al prossimo autunno. Lo ha dichiarato a Bruxelles Krisztina Nagy, portavoce del commissario all'Allargamento Olli Rehn. Finora gli incontri fra gli esperti dei tre Paesi si sono conclusi con un nulla di fatto, ragion per cui giocoforza si rende necessario riprendere il dialogo a un livello politico più elevato.
Zona ittica, possibile
un impatto negativo sui
negoziati di adesione
Sul nodo della zona ittico-ecologica, ha rilevato la portavoce, "vi sono stati intensi colloqui di carattere tecnico, i quali, come previsto fin dall'inizio, dovrebbero proseguire a un livello più alto, ossia a livello di segretari di Stato". Krisztina Nagy ha ribadito comunque la dichiarazione rilasciata dalla Commissione europea già all'epoca quando la Croazia aveva deciso di iniziare l'applicazione della zona di pesca anche nei confronti dei Paesi membri dellUE a partire dal primo gennaio 2008, sottolineando che "l'attivazione unilaterale della fascia ittica potrebbe influire negativamente sui negoziati di adesione tra la Croazia e l'Unione europea".
L'obiettivo dei negoziati, lo ricordiamo, è quello di raggiungere un accordo sulla zona ittica croata che sia accettabile anche per la Slovenia e per l'Italia. Fonti del Ministero degli esteri di Zagabria che hanno preferito mantenere l'anonimato, hanno intanto dichiarato all'agenzia HINA che la Croazia ha informato l'UE che i colloqui a carattere tecnico non si sono ancora conclusi e ha proposto lo svolgimento di una nuova tornata negoziale. Secondo la stessa fonte Zagabria ritiene che non si siano ancora esaurite tutte le possibilità di dialogo a livello tecnico.
Roma e Lubiana
si affidano all'UE
Nei giorni scorsi i media italiani e sloveni avevano riferito che all'inizio della settimana i ministri dell'Agricoltura di Roma e Lubiana Paolo de Castro e Iztok Jarc, a margine del vertice ministeriale di Bruxelles, avevano discusso del nodo della zona di pesca croata: una delle possibilità ventilate in quel momento dalla parte italiana sarebbe stata quella di porre la questione all'ordine del giorno della sessione dei ministri degli Esteri dell'UE in programma lunedì. Però, secondo fonti del Consiglio UE riprese dalla HINA, nell'ambito dei preparativi per il vertice di lunedì non vi sono segnali di sorta che l'Italia e la Slovenia possano porre sul tavolo il problema della fascia ittico-ecologica croata. A Bruxelles non si esclude però che l'Italia possa sollevare la questione a uno dei vertici ministeriali successivi. L'ordine del giorno degli incontri ministeriali, va rilevato, viene definito alle riunioni del Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), costituito dagli ambasciatori dei Paesi membri presso l'UE. Ogni Paese può sollevare qualsiasi questione durante i vari incontri, però di solito questo viene annunciato a tempo debito, durante i preparativi per le varie sessioni. E finora stando alle fonti di Zagabria, nulla lascia ritenere che lunedì si debba parlare a Bruxelles di pesca nell'Adriatico.
L'Adriatico campo
di battaglia elettorale
Non è escluso che puntando a nuove tornate negoziali di carattere tecnico, a questo punto poco probabili, il Governo di Ivo Sanader tenti di guadagnare tempo. Le elezioni politiche si avvicinano, infatti, a grandi passi e l'Esecutivo di centrodestra si ritrova tra l'incudine e il martello: da un lato l'opposizione di centrosinistra può in qualsiasi momento riprendere a cavalcare la tigre della zona ittica (e alcuni partiti di centro sui loro manifesti già invitano di fatto gli elettori a dare i loro suffragi a chi "difende" il mare croato), dall'altro lato Bruxelles non pare disposta a fare sconti. Se fa la voce grossa sulla zona ittica Ivo Sanader può certo sperare di accalappiare qualche elettore indeciso, ma rischia nel contempo di rende più difficoltosi i negoziati di adesione con l'UE cher hanno rappresentato un po' il cavallo di battaglia del suo Governo, il biglietto da visita con il quale presentarsi al cospetto dell'elettorato a novembre. Il gioco, quindi, non vale la candela. Inevitabile quindi giocare al rinvio nella speranza che la zona ittica non crei, in un modo o nell'altro, troppi danni elettorali al centrodestra. Del nodo della pesca, è ormai abbastanza chiaro, dovrà occuparsi il prossimo Governo, quello che scaturirà dal responso delle urne. E anche quell'Esecutivo, che sia di centrodestra o di centrosinistra, passata la sbornia elettorale, dovrà fare i conti con la realtà, ossia con la necessità, al di là dei proclami, di imboccare di nuovo, con fatica, la strada del negoziato, del dialogo, l'unica che in Europa sortisce risultati. Quattro anni fa gli allora partiti di Governo non avevano tratto grande giovamento elettorale dall'ever giocato la carta dell'estensione della giurisdizione croata nell'Adriatico. Stavolta è probabile vadano più cauti, consapevoli che alla gente interessa molto di più la sorte dell'economia nel suo insieme che non quella di un comparto solo, per quanto importante, come la pesca. Inoltre il periodo delle fanfare nazionali appare alquanto superato non solo in Croazia, ma in tutta l'Europa sudorientale.
Dario Saftich