a cura di Roberto Palisca
DOPO L'INTERVISTA FATTA DAL NOSTRO GIORNALE
ALLA GIOVANE VINCITRICE DI ISTRIA NOBILISSIMA
Su Mailing List Histria accesi dibattiti
e polemiche sul saggio di Stella Defranza
Dopo l'intervista fatta da una nostra redattrice alla giovane connazionale
Stella Defranza, vincitrice all'ultima edizione del concorso Istria
Nobilissima nella categoria Letteratura giovanile, nel forum di discussione
in Internet di Mailing List Histria si è scatenato un vivace e a momenti
anche polemico dibattito a proposito delle opinioni espresse da Stella ma
anche, di riflesso, sui vari punti di vista che i membri più attivi di
questo ormai celebre gruppo hanno sulla CNI e sui giovani della CNI.
In merito a quanto dichiarato da Stella Luigi Vianelli scrive: "Mi ha
colpito perché è molto, ma molto critica e pessimistica. Devo dire la
verità: mi piacerebbe scambiare due parole, con questa ragazza dalle idee
molto chiare".
"Ho apprezzato molto questa intervista. Tuttavia mi dispiace che sugli esuli
ci sia un'idea così negativa" – è il commento di Axel Famiglini, moderatore
della MLH.
Un «wake up call»
"Ho riletto diverse volte l'intervista di Stella" – scrive il fiumano Pino
Bartolomè dalla lontana Australia – "Secondo mia percezione è un "wake up
call" da parte dei giovani. Non biasimo o critico nessuno giusto una mia
percezione dell'esperienza passata, e, in tanti casi ancora presenti in
certe etnie, quando sono in minoranza". E poi aggiunge: "Comprendo la
reazion de tanti che se sente feridi dai tristi eventi del nostro passato e
non intendo neanche mi de meter una piera sora per dimenticar tuto. Ma cossa
me fa scriver ste per de righe xe la reazion che ga subentrà dal suo
scritto, e non me meraviglio, voio dir senza alarmar nissun. Giusto una
opinion de la nostra esperienza e veduta de fora – saria dal estero come
esule Fiuman che ga avudo bona esperienza con i giovani zercando de capirli.
Una cossa xe viver al estero e ragionar con l'esperienza del paese che se ga
cressudo e se vive e l'altra xe de giudicar de come ierimo abituadi e come
tanti la pensa ancora. Niente de mal. Se i giovani se lagna che i xe i
emarginadi da parte dei veci che non la vede come lori, e i xe tacadi alla
sedia, non xe grande novità. Qua xo quando adesso i veci se lagna che i
giovani xe andadi per conto suo, mi ghe ricordo che lori "i veci" li ga
butado fora. Quando i me dixi che i giovani parla tra de lori in lingua
inglese, ghe rispondo che xe normal, anche se a casa i parla per talian o
dialetto e non per questo i se dimentca chi i xe! Riguardo quei che se
dichiara Italiani solo per interesse per aver la cittadinanza italiana e
altro, no xe nenche una novità xe preciso in tuto el mondo, e che ve
contassi! Cose che non funziona nelle Comunità, niente da meravigliarse se i
le mete in evidenza, qua savemo qualche cossa in merito, così xe anche nel
resto del mondo. Sveiemose! Riguardo la storia distorta che i ghe ga imparà
a scola, non xe novità e se non i sa la verità su noi "Esuli" non xe colpa
de lori, prima o dopo i la impararà. I xe giovani , i ga talento e o vol
andar avanti senza tanti pregiudizi e viver con la speranza de cambiar el
mondo. Non i lo cambierà ma lo migliorerà! Ricordeve che anca noi ierimo
giovani, e non soffrivimo "Padre Padrone". Per finirla vojo ricordar che
tutto no xe perso, e vedo anca qua xo come va le cosse, quando i diventa più
maturi tanti continuerà el lavoro fato dai genitori, qua xo sta già
succedendo una piccola rinascita, non ascolto i pessimisti. Quel che paghemo
per ricostruir ogi, sarà un assetto domani, mai disperar. El mio vecio
sozero Australian dixeva sempre; Time will tell! Non critichemo le opinioni
dei giovani, dialoghemo con lori e demoghe una man per el domani" – conclude
Pino Bartolomè.
Italiani unicamente per lingua?
Citando la frase di Stella dell'intervista pubblicata dal nostro quotidiano
in cui dice: "Gli esuli tendono a manipolare la storia che non è mai
oggettiva. Non ci si può fidare di nessuno e le prime persone di cui
diffidare sono quelle che non riescono a dimenticare i torti subiti, ma li
innalzano a ragione di vita rivendicando ciò che difficilmente potranno
ottenere". , Diego (Ziofester), esule da Verteneglio, commenta: "Questa
frase chiarisce molte cose di cui noi dovremmo tenere conto: anzitutto che i
figli ed i nipoti dei connazionali rimasti sono italiani unicamente per la
lingua: per il resto sono cittadini croati. Come tali educati ed istruiti,
seppure in italiano. La storia che hanno imparato è stata scritta dai
croati, al punto che considerano inaffidabile chi non riesce a dimenticare
di essere stato cacciato di casa… Il non potersi fidare di nessuno, il
temere la delazione del vicino è tipico di paesi sottoposti ad un regime
autoritario se non dittatoriale: nelle democrazie non si teme di esporre le
proprie idee anche se in contrasto con la maggioranza: dovrebbe essere
scontato l'appoggio dei rimasti alle istanze dei profughi, ma non lo è in
Croazia… Meditate gente, meditate…".
Secondo qualcuno si dovevano chiudere le Comunità
E aggiunge: "L'analisi di Stella sulla comunità italiana è impietosa,
sicuramente motivata, ma se la soluzione dovrebbe essere quella da lei
proposta e se i giovani la pensano così tanto vale chiudere la comunità. Ed
ammettere che i nostri sforzi per mantenere i contatti con i rimasti non
servono a nulla. Poiché io, bieco figlio di esuli nato in una baracca, non
riesco a dimenticare dove e grazie a chi ho avuto questa ventura sono
inaffidabile: siccome sono esule manipolo la storia che, mi si dice, non è
oggettiva, quindi potrebbe darsi che in 350.000 abbiamo scambiato le
baracche per campeggi… Quanto poi ai miei beni apprendo che difficilmente
li potrò riavere, e quindi è sbagliato farne una ragione di vita. In questa
filosofia sta tutto il fallimento della politica estera italiana: abbiamo
finanziato per decenni istituzioni e scuole che hanno formato questi
giovani, ma non abbiamo creato degli italiani in Croazia, abbiamo insegnato
l'italiano a dei croati a quanto sembra. Il campanilismo prevale, abbiamo
pagato per farci insultare. Spero vivamente che l'intervistata vada ad
insegnare ai croati, almeno così eviterà di "educare" altri giovani alla
rassegnazione ed alla diffidenza verso quelli che dovrebbe ritenere suoi
connazionali".
Commentando la frase di Stella: "La fiumanità, perché io mi sento
fondamentalmente fiumana, mi è stata trasmessa dai mia mamma, da mia nonna e
dalla mia bisnonna. Tutte e tre mi hanno radicato un sentimento senza il
quale non sarei una persona completa: l'amore per il dialetto fiumano e la
fierezza di essere nata e cresciuta a Fiume. A Fiume non ci sono veri
italiani, ci sono i fiumani". sempre Diego aggiunge: "È curiosa questa
definizione: a parte l'apprezzabile attaccamento alla propria città sembra
di capire che il dialetto fiumano non sia italiano: una netta chiusura verso
quella che storicamente anche se non politicamente è stata la nazione di
riferimento della maggioranza della popolazione. Sembra quasi che la parola
Italia sia tabù".
Axel gli risponde a proposito: "Caro Diego, io non sarei così drastico con i
giudizi. È vero che ognuno di noi è frutto del clima culturale e sociale nel
quale è cresciuto e vissuto tuttavia costruire un ponte tra esuli e rimasti
vuol dire anche comprensione reciproca. Da parte nostra dovremmo dare il
buon esempio e dimostrare di comprendere le posizioni altrui anche se non
condivisibili. Il nostro vissuto credo che ci abbia fornito gli strumenti
per poterlo fare. Se il nostro desiderio è il riavvicinamento dobbiamo
tendere una mano e cercare di spiegare le nostre ragioni. D'altro canto le
posizioni delle associazioni 'triestine' non aiutano di certo…e sono la
prima "fermata" e il primo "cartellone pubblicitario" per coloro che vengono
dall'Istria di oggi".
È una voce
Sollecitata ad esprimere un'opinione sulle dichiarazioni della giovane
Stella Defranza, Olga Milotti scrive: "Prima di tutto devo dire che non
conosco le condizioni della CI di Fiume, che, vista dalla mia prospettiva,
ho sempre considerato una comunità molto dinamica e ricca di attività, anche
all'avanguardia in certo qual modo, prova ne siano ad esempio le
celebrazioni di questi giorni. Ma altro non so, per cui non oso giudicare.
Non sono qualificata a parlare neanche della scuola, ne sono fuori da troppo
tempo. Comunque il dilemma delle iscrizioni si trascina da tanti anni, un
vero macigno, come mi sembra dica Gigi. Oggidì, anche a detta degli stessi
insegnanti, si assiste purtroppo a un costante depauperamento della lingua.
Un problema oltremodo preoccupante. Ma quale l'alternativa? Che fare? La
presa di posizione della giovane Defranza. sugli esuli, che non condivido
assolutamente e che mi fa male, è la considerazione di una ragazza, giovane
beata lei, che non può capire la tragedia dell'esodo perché non l'ha
vissuta, né l'ha studiata poiché non compare nei programmi di storia, e i
testi scolastici non ne parlano affatto. Quanto se ne sarà parlato nelle
famiglie? I giovani in genere sono insofferenti alle ripetizioni. Credo che
il loro atteggiamento nei confronti dell'esodo sia simile al nostro
approccio a fenomeni molto più lontani nel tempo, come la prima guerra
mondiale o ancora più lontani – Solferino, San Martino, i fratelli Bandiera.
Non lo dico a difesa della giovane Defranza, ma ragiono per cercare di
capire. Comunque – caro Ziofester – la Defranza è una voce. Non puoi
generalizzare e credere che la pensino così tutti i rimasti. Mi sembra che
tu stia facendo un grosso errore".
"Equanime e magnanima la quasi ventiduenne Defranza. Che di noi (o parte di
noi), ahimè, diffida. Vien da chiedere, ingenuamente, se lei o i suoi siano
mai stati trattati con malanimo; abbiano mai subito rovesci, sottrazioni,
quali che siano" – scrive Walter Matulich e aggiunge: "Credo anch'io come
espresso da Pino Bartolomè e Roberto Stanich che sia importante far parlare
i giovani e soprattutto ascoltarli, proprio per questo chiederei, anche se
terribilmente in anticipo, che l'argomento per il raduno ML H 2008,
presumibilmente a Fiume, sia: 'La Comunità Nazionale Italiana ed i suoi
giovani'. Argomento che interesserebbe la totalità dei giovani delle CI,
anche perché gli argomenti che affronta Stella non sono specifici solo della
realtà fiumana. Si potrebbe coinvolgere nell'organizzazione il Forum Giovani
dell'UI presieduto da Andrea Debeljuh".