Letteralmente fuori dalle mura urbane di Pola antica anche il Giardin Valeria ha la sua storia romana. A dimostrazione di un tanto gli scavi archeologici appena conclusi in Via Statuti vecchi nell’ambito del progetto di costruzione del collettore che attualmente interessa un tratto importante dalla riva attraverso Via della stazione fino a Piazza del Ponte, investitore l’”Herculanea”, costruttrici le imprese “Michele” e TGT” di Pola. Sta di fatto che la sonda (7 per 7 metri) a nord della statua del Marinaio (prima collocazione di quella di Cesare Augusto, ancora prima della raffigurazione statutaria dell’imperatrice austriaca Sissi) sotto il torrione Gabriele Emo dell’anfiteatro, praticata per sistemare un bacino di raccolta delle acque da canalizzazione ha dato alla luce una località nuova nel contesto della topografia archeologica e della storia urbanistica di Pola.
Là, dove c'era segnato il nulla
Detto in poche parole, là in quel punto era segnalato il nulla. Fino a poco tempo fa, quando gli esperti hanno intravisto lo strato antico, cosa che ha fatto allargare la sonda di 1-2 metri e scoperchiare i resti di una villa suburbana. L’esperto Željko Ujčić spiega i passi del sondaggio conservativo compiuto dal Museo archeologico istriano di Pola durante il quale sono stati rinvenuti due strutture murarie parallele, larghe 45 centimetri, 12 file di lastre in pietra scalpellate all’altezza di un metro e mezzo fino alle fondamenta, una pavimentazione ben fatta dallo spessore di 20 centimetri con base in pietre oblique e il suo strato di opus cementizium (composto di calcestruzzo, tegole frantumate, cocci di vasellame antico, sabbia, ghiaia e sassolini). Parti di questo tipo di pavimentazione rinvenuti sia dal lato settentrionale che meridionale della struttura architettonica presentano a sud una superficie liscia qua e là ritmicamente interrotta da croci greche inserite a tasselli nella tecnica del mosaico. Rinvenimenti minuti: due soglie antiche, pezzi di anfore, tipico vasellame antico, chiodi coniati in ferro e bronzo, pezzi d’intonaco murario di color rosso scuro e giallo ocra, diversi frammenti d’intonaco bianco da soffitto con tracce di verghe. Collocazione cronologica: due sigilli su tegole e lampade ad olio marchio “Pansiana” e “Strobili” appartengono al I secolo Dopo Cristo e altre monetine in bronzo fanno risalire tutto alla prima epoca imperiale romana.
Scavi disturbati da infiltrazioni d'acqua
Una costante più che noiosa degli scavi condotti in riva è stata come rilevato da Željko Ujčić, la continua penetrazione delle acque nella sonda del terreno pratica fino a tre metri di profondità, detto altrimenti fino a 30 centimetri sotto il livello del mare, mentre la cima delle strutture murarie è ubicata 1 metro e 20 sopra la superficie marittima. Ogni quotidiana ricerca era dovuta partire da operazioni di svuotamento e lavaggio dalla melma. Essendo limitati dalle dimensioni della sonda praticata, non è stato possibile definire le dimensioni esatte della villa suburbana che comunque si sa estesa in direzione nord-sud, in parallelo con via Flavia. La pavimentazione del””opus cementizio” era stata praticata “in situ” e sta ad indicare la presenza del problema della penetrazione dell’acqua marina pure in antichità. Detta costruzione era probabilmente sistemata nei pressi della riva o forse era parte integrante del sistema termale della villa suburbana. A dimostrazione che si tratta di costruzione in funzione abitativa è l’intonaco bianco del soffitto.
L'Arena che si specchia nel mare? Romanticherie
Ma il bello, ovvero quanto può incuriosire i profani arriva alla fine: il posizionamento di questa costruzione architettonica sta a indicare che la costa in antichità nella parte settentrionale dell’Arena e di via Flavia, era molto più lontano di ora. Tesi che armonizza con la supposizione della linea costiera che passava ad occidente del ninfeo, all’altezza della chiesa di San Giovanni. Tramontano di colpo le romantiche visioni lagunari dei disegnatori Thomas Allason e Louis Francois Cassas che raffiguravano le pietre dell’Arena specchiarsi nel porto di Pola quando le acque erano ancora più lontane del giorno d’oggi (scientificamente provato, la crescita del mare in questo caso è di 1 millimetro all’anno…, fanno due metri in duemila anni, con lieve arresto del processo mediante opera di bonifica avvenuta in epoca austriaca).
In base alle disposizioni date dalla sovrintendenza ai beni storico-monumentali, ufficio polese del Ministero alla cultura, il sondaggio conservativo condotto dal Museo archeologico di Pola si è concluso con la copertura della struttura architettonica antica mediante tessuto geo-protettivo quindi isolato da strati di ghiaia e tutto nuovamente ricoperto di terra.
Arletta Fonio Grubiša