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Lacota: bene chiusura consolati Spalato e Capodistria (unioneistriani.it 31lug13)

L’Unione degli Istriani interviene formalmente nelle polemiche scatenatesi all’indomani della decisione della Farnesina di chiudere i consolati italiani di Capodistria e Spalato, giustificando l’iniziativa del Ministro Emma Bonino rispetto alle concrete necessità di rappresentanza che le due sedi consolari possono oggi continuare ad avere. E le ragioni che il presidente Massimiliano Lacota adduce sono chiare: “Sono convinto che la decisione del ministro Bonino sia stata ben ponderata, sia nell’ottica della riorganizzazione del Ministero degli affari esteri italiano, ma anche rispetto alle effettive esigenze di mantenere due consolati in aree oggi stabilmente presenziate da investimenti italiani in diversi settori dell’economia e della finanza” spiega Lacota “e va da se che la chiusura di queste rappresentanze consentirà l’apertura di nuove sedi diplomatiche nelle capitali dei paesi emergenti dell’Asia meridionale e del Caucaso dove è necessario un coordinamento fisso. L’unica ragione giustificabile per le quali poteva esserci il bisogno di avere le due rappresentanze, e cioè la tutela della minoranza italiana, è in realtà è superata da anni oramai, e di questo il ministro Bonino ha preso atto. Mi sembra che, come accade nei paesi normali, tali funzioni possano ora venire assunte dai consoli onorari, che in Istria mi pare non manchino…”

Ma il presidente dell’Unione va oltre a questo discorso, auspicando una vera e propria riorganizzazione delle risorse destinate specificatamente al mantenimento ed alla gestione delle innumerevoli sedi delle comunità italiane nell’Istria slovena ed in quella croata.

La necessità di ottimizzare ogni spesa razionalizzabile impone adesso anche una seria valutazione, da parte del Ministero degli esteri, dei costi sostenibili relativi al mantenimento ed alla gestione delle innumerevoli sedi delle comunità italiane in Istria” chiarisce ancora Lacota “poiché adesso si tratta di una azione improcrastinabile. Non è possibile che nel raggio di 10 kilometri, ad esempio nella zona del Buiese, vi siano ben 15 comunità, ognuna con la sua sede – i cui costi vengono sostenuti dai contribuenti italiani – con le sue dirigenze e con le sue attività. Infatti oltre a Buie, vi sono sedi di comunità prestigiose a Momiano (distante 5 km), Castelvenere (distante 5 km), Grisignana (distante 8 km), Piemonte (a 9 km), Sterna (a 9 km), Stridone (a 10 km), Crassiza (a 8 km), Verteneglio (a 4 km), Villanova di Verteneglio (a 6 km), Matterada (a 5 km), San Lorenzo-Babici (a 7 km) Cittanova (a 10 km), Umago (a 10 km), Salvore (a 10 km)!

Lacota continua poi con altri esempi di concentrazione, citando anche la parte slovena dell’Istria.

Nella zona centro meridionale dell’Istria abbiamo attorno a Parenzo, per esempio, nel raggio di 10 km, altre 6 comunità, nella zona di Pola, sempre nel raggio di 10 km altre 3 comunità ed una concentrazione fortissima anche nella zona costiera ora slovena: in pochissimi kilometri troviamo le sedi delle comunità di Capodistria, Crevatini, Bertocchi, Isola (qui ce ne sono ben due) e Pirano, ben 5 dunque” ha spiegato ancora Lacota, che conclude con un auspicio a beneficio di tutti: “Bisognerebbe rivedere i costi e concentrare le attività delle varie comunità in un’unica sede rispetto al territorio circostante. Del resto, nemmeno le comunità degli sloveni nella Venezia Giulia non hanno mai preteso una edificio per ogni singolo paese o villaggio, altrimenti solo nel Comune di San Dorligo avremmo ben 26 sedi diverse, da Crociata di Prebenico a Draga S. Elia e fino a San Giuseppe!”.

da www.unioneistriani.it 31 luglio 2013

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