di SILVIO MARANZANA
TRIESTE La Tav non sventrerà Trieste, non si inabisserà in galleria a Santa Croce per correre sotto la città, sotto Gretta, San Giovanni e Cattinara in particolare, e avvitarsi attorno alla Val Rosandra in base a un percorso che aveva sollevato perplessità anche in ambienti tecnici oltre a innescare proteste di cittadini e ambientalisti. Viaggerà invece lungo la direttrice definita alta, lungo l’asse Ronchi-Aurisina-Opicina-Sesana-Divaccia. Per penetrare in città e soprattutto per agganciarsi al porto di Trieste utilizzerà poi la già esistente cintura di circonvallazione cittadina. Resta da definire in particolare il tragitto del troncone per l’aggancio in quest’ultima che si staccherà dal percorso carsico principale e che sarà tracciato «individuando la soluzione ambientalmente più sostenibile».
Su questa alternativa Italia e Slovenia sono già d’accordo. Le indiscrezioni sulla nuova bozza hanno incominciato a filtrare qualche settimana fa. «Siamo al lavoro per evitare i rischi di un’altra Val di Susa», aveva affermato l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti Riccardo Riccardi. Ieri ne ha relazionato alla giunta regionale dopo aver incontrato, per illustrargli il nuovo percorso, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che a propria volta ha espresso compiacimento per la modifica del progetto.
Il nuovo tracciato è stato delineato nel corso delle riunioni del gruppo bilaterale riunitosi a Roma e a Lubiana con la partecipazione del viceministro Roberto Castelli, del sottosegretario sloveno Igor Iakomin e dello stesso Riccardi. Regione Friuli Venezia Giulia, ministero italiano delle Infrastrutture e dei trasporti e Repubblica di Slovenia hanno ritenuto opportuno mettere allo studio la nuova ipotesi che sarà ufficialmente presentata, a livello di studio di fattibilità, nel corso della prossima riunione della Commissione intergovernativa Italia-Slovenia già fissata a giugno.
Rispetto alla soluzione precedente che presentava uno sviluppo della linea di circa 36 chilometri con una pendenza massima del 17 per mille, il nuovo progetto garantirebbe una pendenza non superiore al 13 per mille, ma soprattutto «eviterebbe completamente – come ha voluto sottolineare ieri Riccardi – l’attraversamento in sotterraneo di Trieste».
Da subito, secondo i dati forniti dallo stesso assessore regionale, l’Alta velocità permetterebbe il passaggio di un traffico annuale di 560 mila Teu dal porto di Trieste, rispetto ai 220 mila che è possibile far transitare oggi, con un intervento di una trentina di milioni sul nodo di San Polo, nei pressi di Monfalcone, i Teu potrebbero diventare 900 mila. Addirittura tre milioni e mezzo all’anno potrebbero essere i Teu nel momento in cui l’Alta velocità sarà completamente funzionante compreso il raccordo con la cintura di circonvallazione che la aggancerebbe direttamente al porto di Trieste.
Riccardi ha infatti sostenuto la necessità che gli studi di progettazione della nuova linea prendano avvio con i progetti di miglioramento del nodo ferroviario di Trieste e il suo allaccio all’asse principale della direttrice transfrontaliera risolvendo in modo prioritario il problema di capacità nelle sezioni Trieste-Bivio di Aurisina e Bivio di Aurisina-Bivio San Polo. Il successivo tratto, su cui vi sarebbe anche già il consenso della parte slovena, dovrà portare al collegamento diretto tra i due porti di Trieste e di Capodistria.
Sulla sua utilità il presidente di Luka Koper, Gregor Veselko, intervistato dal Piccolo, non ha però voluto pronunciarsi. «Noi riteniamo prioritario – ha affermato – il collegamento tra Capodistria e Divaccia». «È importante – ha invece fatto rilevare ieri Riccardi – che gli sloveni abbiano accettato di allacciarsi nel loro territorio all’altezza del tratto tra Opicina e Sesana».