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L’ambasciatore Caracciolo: «Trieste può crescere ma deve fare scelte» (Il Piccolo 05giu13)

«Nel Medioevo le merci, per raggiungere l’area danubiana e quella baltica, passavano da Trieste, non da Rotterdam. Ora con le nuove Macroregioni e i Corridoi dei trasporti Ue la città può tornare a giocare un ruolo davvero centrale, come nel passato. Certo deve svegliarsi, deve spingere sull’acceleratore ma ha le potenzialità per farlo». L’ambasciatore Giovanni Caracciolo di Vietri è il nuovo segretario dell’Iniziativa centroeuropea (Ince), succeduto all’austriaco Pfanzelter. Ricorre a una citazione storica di lungo respiro per “fotografare” la sua nuova sede di lavoro, o meglio le sue potenzialità. Una scelta naturale per chi è da sempre vicino alla cultura e proviene da una delle sue capitali mondiali, Parigi, dove ha rappresentato l’Italia per quattro anni, dal 2009.

«Sono lontani i tempi della nostra progenitrice, la Quadrangolare concepita da De Michelis. Vogliamo riformare l’Ince – inizia – per rilanciarla e, senza abbandonare la nostra specializzazione, il supporto alla progettualità dell’Europa Centrorientale e dell’Est, ci terrei a fare lavorare l’organizzazione anche nel campo culturale». Il diplomatico ha scelto di calarsi nella nuova realtà con un profilo discreto ma dimostra già di avere “assimilato” molti aspetti della vita, non solo economica e politica, locale. «Che bella “Tosca” ho visto al Teatro Verdi – esemplifica -. Beh so di certe difficoltà. Ecco vorrei spendermi per esplorare sinergie con altri enti, magari appartenenti a Paesi estranei all’Iniziativa, come la Francia, ma sensibili a tali istanze. E magari coinvolgere, nonostante la crisi, anche i privati. Ma Trieste potrebbe dire la propria anche nel campo della conservazione museale e monumentale. Avete un centro cittadino così bello proprio perché omogeneo, una rarità che ritengo non sia valorizzata appieno. In tali settori sono disponibili fondi Ue, anche per la formazione degli specialisti.

L’Ince potrebbe facilitare il reperimento e le informazioni su tali canali finanziari». D’altronde il “core business” dell’Iniziativa centroeuropea, il primo dei forum di confronto multilaterale e per la cooperazione per quella larga parte del Vecchio Continente, è oggigiorno l’assistenza alla progettualità per i Paesi dell’Est. «Siamo il “braccio armato”, o per meglio dire operativo – illustra Caracciolo – della Commissione europea per quanto riguarda l’assegnazione di fondi per i progetti di sviluppo. In pratica individuiamo e valutiamo la bontà degli stessi, selezionandoli e proponendoli per il finanziamento attraverso l’apposito Fondo depositato e poi gestito materialmente dalla Banca europea per la riconversione e lo sviluppo (Bers), dotato di un milione di euro l’anno».

Ma l’Ince (o Cei nell’acronimo in inglese) conserva una valenza prettamente politica indubbia quanto sottovalutata, paradossalmente anzitutto nella sua città ospite ma anche a Roma. «Per molti anni l’Ince – spiega il diplomatico italiano – è stato l’unico forum multinazionale con il quale dialogava la Bielorussia; oggi teniamo contatti molto aperti con l’Ungheria, il cui dialogo con l’Ue presenta di questi tempi, invece, parecchi problemi». Snobbata o misconosciuta, l’Ince vuole comunque aprirsi ulteriormente a Trieste e per Trieste, dopo i progressi degli ultimi anni. «Nel prossimo futuro, anche con l’impegno della nostra “squadra”, le Macroregioni baltica e danubiana, a esempio, dovranno essere messe a sistema. Anche la città – analizza la “feluca” di lungo corso – potrà trarne benefici. Come dall’ingresso della Croazia nell’Ue. Certo deve muoversi. Cito un caso. La situazione del Porto vecchio è allucinante: i triestini devono decidere, per un verso o per l’altro ma decidere. Altrove questa stasi sarebbe inconcepibile».

Pier Paolo Garofalo
“Il Piccolo” 5 giugno 2013

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