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L’ambasciatore friulano Zannier a capo dell’Osce – 27giu13

Abbiamo portato gli afgani a vedere come nel Triangolo d’oro tra Laos, Birmania, Thailandia e Vietnam l’eradicazione dell’oppio, che vorremmo attuare nel loro Paese, abbia portato benefici, con introiti non solo dalle coltivazioni alternative ma anche dal turismo che è stato possibile sviluppare con l’accresciuta sicurezza. Ma su richiesta delle nazioni interessate stiamo anche traducendo in arabo documenti particolari, come quelli sul controllo democratico delle forze armate”. Lamberto Zannier, friulano segretario generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la stabilità in Europa, cita due esempi estremi, per tipologia e dislocazione geografica, delle attività nelle quali è coinvolta l’istituzione basata a Vienna, la più grande tra quelle regionali, con 57 Stati-membri.

Lo fa per fornire una rapida quanto efficace spiegazione di quanto l’Osce, una volta attiva “da Vancouver a Vladivostock”, come recitava un passato slogan, abbia esteso il suo raggio d’azione e la gamma di “servizi” offerti in nome della sicurezza ma anche dei diritti umani e della democratizzazione.

“Senza sicurezza – inizia Zannier – oltretutto non vi è possibilità di autentico sviluppo economico. E in tutti e due i settori i protagonisti devono essere, oltre alla politica, la società civile e le famiglie. Ecco allora che ci troviamo ad addestrare polizie di frontiera, regolamentare l’attività d’intelligence ma anche svolgere monitoraggio elettorale, promuoviamo la tutela delle minoranze e altro”. L’Osce, nata nel 1995 sulle ceneri della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa del 1973 e che nel ’75 ad Helsinki segnò una tappa storica del dialogo Ovest-Est, impiega personale nelle sue sedi europee ma vanta anche un elevato numero di uomini e donne dispiegati in varie missioni, principalmente nei Balcani, nel Caucaso e in Asia Centrale. “Ma il tema del Mediterraneo sta prendendo un profilo sempre maggiore. Abbiamo la nostra storia, con lezioni anche tragiche come quelle dell’ex Jugoslavia, e conflitti irrisolti da anni come nel Nagorno-Karabach ma con la Primavera araba un numero altissimo di Paesi è in trasformazione e molti ci chiedono sostegno o interventi mirati in settori vitali per le collettività” spiega il diplomatico italiano “prestato” all’alto incarico viennese.

Il segretario generale elenca alcuni degli interventi a sostegno di istituzioni statali ma anche di organizzazioni non governative dell’area: “Abbiamo addestrato Ong egiziane sulle elezioni mentre in Tunisia i nostri esperti hanno contribuito a formulare la nuova legge elettorale. L’Algeria ci ha chiesto cooperazione nell’anti-terrorismo e stiamo elaborando un protocollo sulle cosiddette small arms, le armi portatili”.

Ma Zannier tiene a sottolineare lo specifico e apprezzato modo di operare dell’organizzazione: “Siamo un’istituzione regionale ma siamo anche un modello. E dialoghiamo senza preclusione con gli interlocutori, dall’Ue alla Lega Araba. Il nostro “approccio globale” alle problematiche, cioè multisettoriale, ci è riconosciuto da ormai molto tempo”. E sul terreno, affrontando problemi pratici, l’Osce tiene rapporti anche con le organizzazioni sub-regionali, come l’Ince, l’Iniziativa centroeuropea con sede a Trieste. Le possibilità d’interagire ci sono tutte, anche con benefici per la città ospite. “Trieste, dove ho frequentato l’università – spiega Zannier – è un crocevia geografico e culturale da sempre; ha metabolizzato molto. Può costituire una piattaforma concettuale validissima, per capire meglio culture diverse, affinare modi d’agire di valenza multietnica. E poi si potrebbero organizzare anche lì alcune nostre attività. Anche noi stiamo valutando una specie di de-centralizzazione”.

L’Italia si è già offerta come punto focale per il dialogo con la sponda Sud del Mediterraneo e il capoluogo giuliano potrebbe “mettersi in scia”, sia sulle usuali rotte dell’Est Europa che su quelle del Mediterraneo. La storia e la posizione lo consentono, i tempi sono giusti ma molto, come dichiara lo stesso diplomatico “dipende anche dalla città stessa”.

Pier Paolo Garofalo
“Il Piccolo” 26 giugno 2013

 

 

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