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L’ambasciatore Morano di Custoza sui rapporti italo-croati (Voce del Popolo 13 ott)

L’ambasciatore d’Italia a Zagabria, Alessandro Pignatti Morano di Custoza, quattro anni fa, nell’assumere l’incarico annunciava un mandato all’insegna delle sinergie e con un’attenzione particolare per l’Europa, ovvero per il percorso di avvicinamento della Croazia all’integrazione continentale, nell’ambito del quale la Comunità Nazionale Italiana assume un ruolo di traino. Nella sua prima intervista rilasciata al nostro giornale nel dicembre del 2007 l’ambasciatore Pignatti disse tra l’altro: “Dobbiamo puntare sulle sinergie, sui progetti, su questo periodo straordinario che segnerà da qui a qualche tempo l’ingresso della Croazia in Europa e sulle persone, sul dialogo. Dobbiamo avere in testa l’idea che stiamo per diventare tutti cittadini europei. È un obiettivo ambizioso che dobbiamo costruire con progetti e programmi concreti”.

Oggi, a pochi giorni dal passaggio di consegne con l’ambasciatore Emanuela D’Alessandro, che gli succederà a capo della rappresentanza diplomatica, possiamo dire che l’obiettivo fissato è stato raggiunto. Quindi, come prima domanda, Le chiederei un bilancio dei suoi quattro anni come ambasciatore a Zagabria.

 

“Direi che il bilancio è estremamente positivo perché in questi quattro anni la Croazia è cambiata in maniera sostanziale e le nostre relazioni bilaterali sono migliorate in maniera eccezionale. Quattro anni fa la Croazia non era membro della NATO e aveva non pochi problemi per quanto riguarda i negoziati di adesione all’Unione europea. Oggi la Croazia è un Paese membro della NATO, ha concluso con successo i negoziati a Bruxelles, sta per firmare il Trattato di adesione e diventerà Paese membro a pieno titolo dell’Unione europea il 1.mo luglio del 2013. Quindi, lo scenario è cambiato radicalmente, sono stati fatti passi avanti sostanziali e in questo percorso l’Italia si è affermata come un Paese amico, un partner leale e autorevole della Croazia. I rapporti fra Italia e Croazia sono oggi a un livello di eccellenza, oserei dire che non sono mai stati così buoni”.

Quali sono state le tappe più importanti di questi quattro anni?

 

“Le tappe più importanti sono fortemente legate alle visite che abbiamo avuto in questo periodo. Visite che, va detto, abbiamo rilanciato con un obiettivo ben preciso: raggiungere traguardi molto concreti. Si è iniziato, nel febbraio 2009, con la visita del ministro degli Esteri Frattini a Zagabria e a Pola. In quell’occasione è stato firmato il Memorandum bilaterale che ha segnato la nascita del Comitato dei ministri, riunitosi la prima volta nell’estate del 2009 e poi nel settembre 2010. Per quanto riguarda, invece, la collaborazione nel campo economico, nell’ottobre del 2009 si è riunito il Foro economico, che ha proseguito poi i lavori con le due riunioni svoltesi nel 2010 e nel 2011. Non vanno dimenticate le visite dell’allora Presidente croato Mesić a Roma nel novembre 2009 e della premier Kosor a Milano nel febbraio 2010, né quella del presidente della Camera Fini, nel settembre del 2010, a Zagabria e a Pola, o ancora quella del ministro Maroni che a Zagabria nel luglio 2011 ha sottoscritto l’Accordo bilaterale che ha sancito la collaborazione delle Polizie italiana e croata. Ma soprattutto è in questi due ultimi anni che abbiamo vissuto momenti che possiamo tranquillamente definire storici: l’incontro dei tre Presidenti – italiano, croato e sloveno – a Trieste nel luglio del 2010 e la visita del Presidente Napolitano in Croazia, a Zagabria il 14 luglio e a Pola lo scorso 3 settembre. Queste visite hanno rappresentato momenti storici per la loro valenza in termini di impegno per chiudere con i retaggi del passato e indicare chiaramente nell’Europa la cornice per l’ulteriore arricchimento dei rapporti bilaterali. Sono stati momenti che molti aspettavano da 65 anni, e che si sono realizzati ora. Dobbiamo per questo ringraziare la lungimiranza e la visione, per quanto concerne Italia e Crozia, dei Presidenti Napolitano e Josipović”.

I rapporti fra Italia e Croazia sono dunque cambiati sostanzialmente in questi quattro anni. Quale crede sia stato l’elemento più importante in questo cambiamento?

“Il dato di fondo è la fiducia reciproca. Quattro anni fa notavo ancora spesso una mancanza di fiducia. Era come se ci fossero tante belle parole, ma non c’era certezza circa il fatto che a quelle parole sarebbero seguiti anche i fatti. Oggi non è più così. Oggi l’Italia è un Paese credibile e importante agli occhi della Croazia. È importante in termini di rapporti politici, economici e culturali. Credo poi che la serata di Pola, il concerto tenutosi all’Arena, abbia esemplificato al meglio il cambiamento dei rapporti tra i due Paesi, rapporti che, ripeto, oggi sono di grandissima amicizia e di collaborazione, non solo a parole, ma sui fatti concreti. Esiste fra noi una reciproca fiducia, e questa è una base fondamentale per guardare al futuro”.

Quale è stata la chiave di volta nel salto di qualità nei rapporti bilaterali?

 

“La chiave di volta è stata indubbiamente l’Europa. Molto semplicemente ci siamo detti: ‘L’ingresso della Croazia in Europa è un interesse strategico della Croazia, ma è anche un interesse strategico dell’Italia e di tutta l’Europa’. È muovendo da questo ragionamento che abbiamo incanalato i rapporti bilaterali nel contesto dello sforzo fatto da Zagabria per aderire all’UE. Se vi sono stati problemi, penso alla questione ZERP ad esempio, li abbiamo risolti nel contesto dei negoziati di adesione, nello spirito europeo. Ma soprattutto abbiamo sviluppato straordinari progetti di collaborazione comune, non da ultimo nel contesto dei progetti di gemellaggio per sostenere il processo di adesione della Croazia all’Unione europea nei diversi settori. Quando sono arrivato, esisteva un solo progetto di gemellaggio. Quattro anni dopo, ne abbiamo realizzati oltre quindici, tutti di grande successo. Sono rapporti fra Amministrazioni destinati a proseguire negli anni”.

Come vede il futuro dei rapporti fra Italia e Croazia?


“Lo vedo in Europa. È lo sbocco naturale, basti pensare alla regione e all’importanza del contributo che l’Italia e la Croazia possono dare in termini di stabilizzazione dell’area, di accelerazione del percorso europeo di tutti i Paesi che ancora guardano all’UE come a un traguardo da raggiungere. E poi c’è anche un altro strumento di avvicinamento della regione all’UE alla cui costituzione l’Italia e la Croazia possono contribuire in modo significativo: la Macroregione Adriatico-Ionica. Non vi è dubbio che i nostri due Paesi debbono avere un ruolo di traino nel favorire lo sviluppo sostenibile in questa parte di Europa e per questa via sostenere il processo di avvicinamento degli altri Paesi della regione all’Unione europea”.

Quale è in questo contesto il ruolo della Comunità Nazionale Italiana, soprattutto dopo la visita del Presidente della Repubblica Italiana a Zagabria e l’incontro con i Presidenti Napolitano e Josipović a Pola?

“La Comunità Nazionale Italiana ha sempre svolto un ruolo essenziale e di ponte tra i due Paesi. La visita del Presidente Napolitano a Zagabria e a Pola ha costituito un salto di qualità che definirei davvero storico. A Pola è stato riconosciuto nettamente che la minoranza non è soltanto una minoranza, ma una componente fondamentale del tessuto politico, economico, culturale e storico in Istria, a Fiume, in Dalmazia e in tutti i luoghi della Croazia dove i suoi appartenenti risiedono. L’Istria, Fiume, la Croazia non sarebbero quello che sono oggi senza il contributo degli italiani e di coloro che nella lingua e cultura italiana si riconoscono. Tutto questo è stato detto in maniera molto chiara, ad esempio sia da parte del Presidente Josipović sia da parte del Presidente della Regione Istriana Jakovčić. Si tratta di un riconoscimento importante che dà un ruolo e una responsabilità nuovi alla Comunità Nazionale Italiana e alle istituzioni che la rappresentano, e quindi in primo luogo all’Unione Italiana e alle Comunità degli Italiani”.

Essere una parte fondamentale del territorio in tutte le sue componenti, da quella politica a quella culturale, comporta anche un atteggiamento nuovo?

 

“Comporta un’ottica e una responsabilità diverse, l’adozione di strategie nuove. Gli sforzi, le iniziative i progetti tesi a promuovere la lingua e la cultura italiane intese come espressione di un’identità vanno veicolate su scala più ampia esprimendo anche la loro dimensione di vettore di una ricchezza che riguarda tutto il territorio. Un bell’esempio in questo senso lo abbiamo vissuto nei giorni scorsi all’Università di Fiume, dove presso la Facoltà di Filosofia è stato inaugurato un Corso di laurea triennale in lingua e letteratura italiana del quale, è stato ricordato nel corso della cerimonia organizzata per l’occasione, si sentiva la mancanza a Fiume, una città che per tanti aspetti è simbolo dell’intreccio di culture e di lingue”.

Torniamo all’incontro di Pola, l’occasione ha rappresentato la cornice anche per il primo incontro congiunto dei Presidenti italiano e croato con i rappresentanti degli esuli.

 

“A Pola per la prima volta i rappresentanti delle Associazioni degli esuli sono stati ricevuti congiuntamente dai due Presidenti. Anche nei loro confronti il messaggio è stato chiaro: condanna di tutti i crimini del passato, senza distinzioni e senza giustificazioni per qualsiasi ideologia, e pieno rispetto per le vittime. C’è stata anche la chiara indicazione di guardare al lavoro futuro in seno all’Unione europea. Gli esuli oggi si possono sentire accolti con rispetto in Istria e negli altri luoghi che hanno lasciato”.

A livello bilaterale ci sono ancora dei problemi aperti?

 

“Come ho già detto abbiamo raggiunto il punto di svolta. Dopo la visita del Presidente della Repubblica Napolitano, le cose non potranno essere come prima. Tutto ciò, ovviamente, non significa che non ci siano più problemi. C’è, però, uno spirito nuovo con il quale affrontare quelli ancora aperti, quindi, la strada è stata indicata. Per citare solo alcuni esempi: entro la fine del mese ci sarà la riunione della Commissione bilaterale sulle sepolture di guerra che non si riuniva da sei anni e che ora riprenderà i lavori. Anche sul tema delle restituzioni la strada da percorrere è nettamente tracciata. In questo contesto i principi da seguire sono da una parte il rispetto dei Trattati, dall’altra quello della non discriminazione ovvero della parità di trattamento dei cittadini italiani e di quelli croati. Quindi, ci sono ancora dei problemi aperti, ma è anche stata chiaramente delineata la strada da percorrere per risolverli”.

Un commento finale…

“Tornerei a quella straordinaria serata del 3 settembre a Pola, al concerto ‘Italia e Croazia insieme in Europa’ all’Arena. Molte persone attendevano da 65 anni questa occasione. Dobbiamo coltivare lo spirito di Pola e di Trieste. A seguire il concerto all’Arena, non vi erano solo gli ottomila presenti, i membri delle Comunità degli Italiani, gli esuli, i cittadini di Pola e dell’Istria, ma anche moltissimi cittadini di tutta la Croazia che hanno potuto seguire l’avvenimento in diretta sulla televisione croata. La gente si è emozionata, ho visto italiani e croati cantare insieme, molti dei nostri avevano le lacrime agli occhi. Vorrei cogliere ancora una volta l’occasione per ringraziare le 8.000 persone che con la loro presenza nell’anfiteatro l’hanno resa una serata davvero unica e a tutti coloro che ci hanno espresso il loro apprezzamento per l’iniziativa. I ringraziamenti vanno, naturalmente, tutti coloro che hanno contribuito a realizzare quell’evento fantastico, in particolare all’Unione Italiana e ai suoi rappresentanti, all’Università Popolare di Trieste, alla Regione Istriana, alla Città di Pola e ai rappresentanti del Pula Film Festival che con tanto entusiasmo ci hanno sostenuto in questo impegno. E sopra a tutti ai due Presidenti di Italia e Croazia che ci hanno regalato questo momento storico e indimenticabile”.

 

Christiana Babić

“La Voce del Popolo” 13 ottobre 2011

 

 

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