A Direttore Generale USR Toscana
Dott. Ernesto Pellecchia
Dirigente USP Lucca
Dott.ssa Donatella Buonriposi
Dirigente IIS Macchiavelli
Prof.ssa Emiliana Pucci
Dirigente Liceo Valisneri
Prof.ssa Maria Rosaria Mencacci
Dirigente Polo Scientifico Tecnico Professionale Fermi-Giorgi
Prof.ssa Francesca Paola Bini
Dirigente ISS Pertini
Prof.ssa Daniela Venturi
Dirigente IIS Carrara-Nottolini-Busdraghi
Prof.ssa Alessia Becchelli
E, pc Prefetto di Lucca
Dott. Francesco Esposito
Sindaco di Lucca
Dott. Mario Pardini
Referente della ANVGD per la Regione Toscana
Com.te Guido Giacometti
Presidente del Comitato Provinciale di Lucca della ANVGD
Com.te Massimo Talini
Trieste 21/02/2023
Oggetto: Conferenza di Eric Gobetti
1. Il 16 febbraio scorso a Lucca l’ANPI ha organizzato un incontro a cui sono stati accompagnati dai loro professori molti studenti di vari istituti per ascoltare una conferenza del discusso storico Eric Gobetti sul tema del Giorno del Ricordo.
Non è strano che l’ANPI, non solo a Lucca ma in tutta Italia, cerchi di avere il controllo delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, in particolare per quanto riguarda le scuole, utilizzando personale degli Istituti Storici della Resistenza come Eric Gobetti, Luciana Rocchi, Davide Conti e tanti altri. Non è strano perché dopo la scissione dei partigiani democratici guidati da Enrico Mattei e Ferruccio Parri, l’ANPI è rimasta l’erede dei partigiani comunisti. Che sia rimasta legata a quella tradizione è evidente anche esaminando i loro attuali quadri dirigenti.
Citiamo solo a titolo di esempio l’attuale presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo che, quale senatore eletto nelle liste del Partito di Comunisti Italiani, nel 2004 votò contro l’istituzione del Giorno del Ricordo, ed a livello regionale il coordinatore per la Toscana Bruno Possenti già sindaco comunista di un comune del pisano. Lo confermano le pronte reazioni ad ogni critica all’ideologia comunista: quando il parlamento europeo il 19 settembre 2019 sancì l’equiparazione dei regimi totalitari comunisti e nazionalsocialisti l’ANPI prese immediata
posizione esprimendo “profonda preoccupazione” ed auspicando un “radicale ripensamento”.
Stessa reazione ha avuto l’ANPI quando ha definito “manifesto anticomunista di estrema destra, lettera faziosa, elemento de-formativo” la lettera scritta dall’attuale ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara nel Giorno della Libertà ricordando la legge n. 61 del 15 aprile 2005 “la Repubblica italiana dichiara il 9 novembre Giorno della Libertà quale ricorrenza dell’abbattimento del Muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo”.
Il motivo dell’interesse dell’ANPI al controllo della nostra storia è che noi rappresentiamo l’unica parte della popolazione di lingua italiana a rimanere al di là della cortina di ferro ed a poter testimoniare cosa significhi vivere sotto il regime totalitario comunista. Usando le parole del Presidente Mattarella, la nostra sorte è stata quella “di passare, direttamente, dalla oppressione nazista a quella comunista”; ed ancora «L’aggressività del nuovo regime comunista li costrinse, con il terrore e la persecuzione, ad abbandonare le proprie case. Chi non si integrava nel nuovo ordine totalitario spariva, inghiottito nel nulla»
La nostra storia è quindi una denuncia dei crimini dell’oppressione comunista. Questo per ANPI e compagni è inaccettabile. Ora sono impegnati non più nell’ormai insostenibile tentativo di negare questa storia, ma piuttosto nel manipolarla, giustificarla, ridurla ad un dettaglio della storia europea. A questo scopo hanno utilizzato Eric Gobetti il 16 febbraio scorso a Lucca.
Gobetti, che non è un negazionista, rientra per certi aspetti nella categoria dei giustificazionisti, ma principalmente si colloca tra quelli che praticano la tecnica della “elusione”, come definita nella “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica” emanata il 20/10/2022 dall’allora ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi. In pratica dovendo parlare di Foibe ed Esodo, se nell’intervento di Gobetti “la maggior parte del tempo è dedicata ai precedenti di violenza del fascismo di confine e delle truppe italiane in Jugoslavia, questa non va considerata come corretta contestualizzazione, bensì quale mera elusione” (Linee Guida – pagina 17). Nei poco più di 50 minuti di conferenza, Gobetti a Lucca ha utilizzato circa 60% del tempo al contesto, rientrando con ciò a pieno titolo nella categoria di chi utilizza la tecnica dell’elusione.
A questo Gobetti aggiunge la rimozione di quanto non rientra nel quadro che vuole dipingere, facendo iniziare il racconto della nostra storia il 13 luglio 1920, giorno dell’incendio del Narodni Dom di Trieste per mano dei nazionalisti italiani, omettendo così sia quanto accaduto a Spalato un giorno prima che tutto lo sviluppo degli opposti nazionalismi dell’intero secolo precedente.
Gobetti dimentica le parole del Presidente Mattarella: «Non si trattò – come qualche storico negazionista o riduzionista ha voluto insinuare – di una ritorsione contro i torti del fascismo».
O meglio non lo dimentica, ma lo irride come nella risposta ad una domanda di uno studente lucchese, in cui antepone il suo ruolo di storico depositario del “verbo”, a quello del Capo dello Stato definito politico, non chiaro se inteso come superficiale o non informato o in mala fede.
Non va dimenticato che Gobetti in passato condivideva il pensiero del Presidente. Infatti Gobetti il 15 maggio 2015, forse non ancora arruolato negli Istituti Storici delle Resistenza, parlando ad Arborea (Oristano) diceva «Non ha senso parlare degli eventi relativi alla fine della seconda guerra mondiale come banale vendetta per l’occupazione italiana. E’ una semplificazione che eviterei di fare. Il nuovo stato jugoslavo aveva difficoltà ad imporsi in certi territori. Di qui la necessità di epurare la popolazione di elementi, che non erano necessariamente né italiani né fascisti. Erano contrari allo stato jugoslavo sia per motivi ideologici in quanto anticomunisti sia per motivi nazionali in quanto non si riconoscono in uno stato slavo. In questo contesto vennero arrestati ed in parte uccisi alcune migliaia di persone nella tragedia delle foibe».
Ora Gobetti preferisce il concetto di “resa dei conti”, come se in tempo di pace, anche a due anni dalla fine della guerra, fosse pensabile cercare il pareggio tra le vittime dell’una e dell’altra parte; in realtà “resa dei conti” è un artificio retorico per evitare di fare i conti con il comunismo. Chissà in quale colonna di questa contabilità Gobetti iscriverebbe i 3 uccisi dai partigiani comunisti di cui la Chiesa ha riconosciuto il martirio in odio alla fede: Lojze Grozde, studente di lingua slovena, 20 anni, torturato ed ucciso il 1/01/1943; Francesco Bonifacio, sacerdote di lingua italiana, 32 anni, torturato ed infoibato il 11/02/1947; Miroslav Bulesic, sacerdote di lingua croata, 27 anni, sgozzato per aver difeso il tabernacolo il 24/08/1947.
Norberto Bobbio nell’intervista all’Unità del 3/04/1998 spazza via in poche lapidarie parole quanto argomentato sulla nostra storia dai vari Eric Gobetti: “Non c’è paese in cui sia stato instaurato un regime comunista ove non si sia imposto un sistema di terrore…Possono variare i meccanismi dell’esercizio del terrore, la quantità e la qualità delle vittime, ma è dovunque, ripetiamo con forza, dovunque, identica la spietatezza, l’arbitrarietà e l’enormità nell’uso della violenza per mantenere il potere”.
Questo in sintesi è quanto accaduto in Venezia Giulia e Dalmazia sotto il regime comunista.
2. Ci chiediamo come sia stato possibile che un buon numero dei professori delle scuole di Lucca abbiano portando gli studenti loro affidati ad un incontro di indottrinamento organizzato da una associazione politicamente connotata come l’ANPI ed in cui senza contradittorio sono state presentate discutibili tesi sul Giorno del Ricordo.
Chiediamo pertanto che ci sia data, in tempi brevi, analoga possibilità di presentare agli studenti delle stesse scuole la nostra storia nel quadro dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo e delle Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica.
Con l’auspicio di aver fornito utili elementi di valutazione, invio distinti saluti,
Renzo Codarin
Presidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia