Testimonianze dell’Esodo e del clima terrore portato dalla Jugoslavia in Istria. Testimoni ancora lucidi di un’infanzia segnata dalla guerra, dai bombardamenti e dalle stragi delle foibe. La seconda giornata dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia al Salone Internazionale del Libro di Torino si è aperta con due eventi che sono entrati nel vivo della storia del confine orientale.
Prima protagonista allo stand della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia è stata Erminia Dionis Bernobi, oggi sarta di successo ma con alle spalle una vita da esule contrassegnata da una fuga notturna dall’Istria, un difficile reinserimento da apolide a Trieste in attesa del resto della famiglia rimasta bloccata dalle restrizioni che la Jugoslavia comunista cominciava a porre agli istriani che optavano per la cittadinanza italiana e quindi per l’esodo. Parliamo di una bambina cacciata da scuola perché si era rifiutata di scrivere sul quaderno “Io amo Tito” in italiano ed in croato: impossibilitata a proseguire il percorso scolastico, andò a lavorare nella bottega di sartoria di Visinada fino al giorno in cui si presentò un partigiano che dichiarò di voler scaraventare in foiba tutti i parenti di Norma Cossetto rimasti in vita. La famiglia Dionis era imparentata con i Cossetto e Norma durante le vacanze estive aiutava Erminia a fare i compiti: «Non so dove ho trovato il coraggio, ma tirai un pugno in petto a quell’uomo e gli risposi per le rime, scappando poi a casa in lacrime – ha raccontato Erminia Dionis – Mi chiusi in camera, mia madre non capiva che cosa potevo aver combinato finchè non giunse il sarto presso cui lavoravo che le raccontò cosa era successo. Un paio d’ore dopo ero già in fuga verso Trieste, ove arrivai senza documenti e vissi da apolide senza poter andare a scuola e senza poter lavorare. Solamente 6 anni dopo fui raggiunta dalla mia famiglia»
La sua vicenda è stata raccontata nel libro Una vita appesa a un filo, pubblicato dall’ANVGD a cura di Rossana Mondoni (Istituto Studi Politici Giorgio Galli), la quale ha spiegato che si tratta di un testo destinato soprattutto ai giovani, in cui «la storia di Erminia è accompagnata da saggi di approfondimento storico e da testimonianze di persone che l’hanno conosciuta, hanno lavorato con lei e possono dimostrare il coraggio che lei ha avuto nell’affrontare la vita, impegnandosi nella professione fino a raggiungere i massimi livelli, dedicando poi tanto tempo al volontariato ed alle persone in difficoltà. Vogliamo trasmettere ai giovani, che si trovano a vivere in un’epoca di crisi, gli ideali, i valori e l’amor di Patria che Erminia rappresenta». Donatella Schürzel, vicepresidente nazionale vicario dell’ANVGD, ha sottolineato che «Erminia è troppo modesta: la sua è una delle più brillanti storie di successo che hanno contraddistinto il reinserimento ed il riscatto degli esuli giuliano-dalmati. Tanti non hanno sopportato le sofferenze dell’esilio, ma molto più numerosi sono i casi in cui con tenacia, fatica e onestà è stata riconquistata una posizione sociale. Questo libro racconta non solo la sua vita, ma anche ci porta nella storia della frontiera adriatica da una prospettiva femminile, intimamente connessa con la tragedia di Norma Cossetto e con l’opera di testimonianza che sua sorella Licia portò avanti per tanti anni»
Presso la postazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito si è quindi parlato de “Il valore della testimonianza e la rete delle scuole. Il Giorno del Ricordo”, con il Prof. Enrico Miletto (Università di Torino) che ha fornito un ampio e dettagliato inquadramento storico dell’Esodo giuliano-dalmata: «La paura delle foibe e l’oppressione del regime jugoslavo scatenarono la fuga di massa degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia – ha spiegato Miletto – Bisogna tenere ben presente il nesso tra insediamento dei poteri popolari ed esodo» Ha quindi fornito una panoramica sui Centri Raccolta Profughi e le forme di assistenza e di accoglienza con cui lo Stato (i CRP facevano capo al Ministero dell’Interno per il tramite delle Prefetture) e l’Opera Profughi gestirono l’emergenza umanitaria scatenatasi in un’Italia uscita stremata dal conflitto.
E attraverso alcuni di questi campi profughi è passato in gioventù Antonio Vatta, Presidente dell’ANVGD Torino ed esule da Zara, il quale ha raccontato le rocambolesche vicende della fuga della sua famiglia dal capoluogo dalmata devastato dai bombardamenti anglo-americani: «Mio padre lavorava in prefettura, quindi siamo rimasti fino all’ultimo a Zara, mentre la nave Sansego tra mille difficoltà portava gli zaratini a Fiume e a Trieste. Dopo Fiume, ove i tedeschi ci assegnarono un appartamento che probabilmente era appartenuto a ebrei deportati, ci spostammo a Trieste, ove di notte capitava che i partigiani facessero irruzione nella scuola Kandler in cui eravamo stati sistemati insieme ad altre famiglie fuggite anche da Pola e da Fiume. Avevo 10 anni ed ho visto le violenze dei Quaranta giorni di occupazione jugoslava. Finalmente ci raggiunse mio padre e iniziammo un percorso attraverso i Campi Profughi che ci ha infine portato a Torino».
Vicende storiche e testimonianze che sempre più docenti e studenti conoscono e mettono a frutto nei lavori che presentano per il concorso 10 Febbraio, bandito ogni anno dal Tavolo di Lavoro MIM – Associazioni degli Esuli: «Al fine di valorizzare e dare ulteriore visibilità a questi lavori abbiamo creato la rete di scuole Giorno del Ricordo – ha spiegato la professoressa Maria Vittoria Pomili – La mia scuola Città dei Bambini di Mentana ha fatto da capofila assieme all’Istituto Scolastico di Ischia, alla scuola Tina Anselmi di Dolo ed all’Istituto Cappuccini di Brindisi che ha recentemente ospitato un seminario regionale di formazione sulla storia della frontiera adriatica durante il quale abbiamo presentato ufficialmente questa iniziativa. Adesso ci sono 35 scuole che hanno scelto di fare rete»
Lo storico Gianni Oliva ha, infine, ricordato le iniziative promosse assieme all’ANVGD Torino quando è stato assessore provinciale e si è adoperato per la realizzazione di un importante monumento dedicato agli infoibati ed esuli nel cimitero monumentale del capoluogo piemontese. Anche per riconoscenza per il suo lavoro di ricerca e di divulgazione della storia dell’italianità adriatica gli è stata consegnata la tessera onoraria dell’ANVGD.
Altri appuntamenti si svolgeranno nel pomeriggio odierno mentre continua a riscuotere successo l’esposizione libraria allo Stand T169 del padiglione Oval, ove ANVGD e Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata hanno allestito La Bancarella. Salone del libro dell’Adriatico orientale, in cui si trovano le pubblicazioni che vengono presentate in queste intense giornate del Salone Internazionale del Libro assieme a molte altre realizzate dall’associazionismo giuliano-dalmata in esilio. [LS]