Quando il 18 agosto 1946 Pola fu sconvolta dalla strage di Vergarolla, l’attentato con più vittime civili nella storia dell’Italia repubblicana, lui era presente e quel giorno pianse la morte del fratello e dei suoi santoli. Abbandonò Pola in uno dei viaggi della motonave Toscana, nei primi gelidi mesi del 1947, attraccando ad Ancona per poi salire su un treno di carri bestiame assieme a centinaia di altri profughi.
Allorché i ferrovieri comunisti impedirono a quel treno di fermarsi a Bologna il 18 febbraio 1947 per ricevere un pasto caldo e dei generi di conforto, lui sentì i manifestanti inveire contro il “treno dei fascisti” e gli ex partigiani istriani a bordo con lui urlare la loro rabbia contro chi esaltava il fantomatico paradiso comunista di Tito.
Quel treno alla fine giunse a La Spezia e il Campo profughi allestito presso la caserma Ugo Botti fu a lungo la residenza di Lino Vivoda, 91 anni da poco compiuti e venuto a mancare oggi a Imperia dopo un periodo di ricovero ospedaliero. I funerali si svolgeranno giovedì 7 luglio alle ore 16:00 nel Duomo di Imperia.
«Conobbi Lino Vivoda quando stavo cominciando ad impegnarmi con l’ANVGD – ricorda il Presidente nazionale Renzo Codarin – e mi colpirono subito la sua mentalità aperta, il respiro europeo dei suoi ragionamenti e l’attenzione che dimostrava nei confronti degli italiani autoctoni nell’Adriatico orientale. Era un grandissimo patriota, che nei suoi interventi esprimeva passione e saggezza, amore per la propria terra e prospettiva futura. Ha seguito veramente fino all’ultimo le nostre attività dando sempre consigli opportuni, spesso conditi con la sua sagace ironia»
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia esprime quindi un profondo cordoglio comunicando la scomparsa del proprio Consigliere nazionale onorario, che aveva prodigato il suo impegno nell’associazionismo della diaspora adriatica pure all’interno del Libero Comune di Pola in Esilio, che oggi si chiama anche Associazione Italiani di Pola e dell’Istria, quasi a recepire i suoi appelli a ricongiungere esuli e rimasti, a riunificare famiglie che l’Esodo aveva separato e sparpagliato e a impegnarsi congiuntamente per conservare la storia, la cultura e le tradizioni dell’italianità istriana.
In tantissime conferenze in giro per l’Italia Vivoda ha portato la sua testimonianza, ma ampia è stata anche la sua produzione scritta, non solo sulle colonne dell’Arena di Pola. Istria Europa era il nome di una testata che il sempre vivace e attento esule aveva fondato negli anni Novanta, consapevole che le questioni dell’Istria e la conoscenza delle sue tragedie ormai dovevano essere affrontate in un’ottica di più ampio respiro, europea appunto. In quel periodo Vivoda indagò anche su Vergarolla, fino a ricevere un invito ad un appuntamento da parte di un misterioso testimone che voleva mantenersi anonimo: temendo una trappola da parte di qualche ex gerarca della Jugoslavia comunista, Lino declinò l’invito, ma i suoi scritti restano comunque una delle più importanti documentazioni prodotte in merito alla pista che individuava in ex agenti dell’OZNA, la polizia segreta titina, i responsabili della strage.
“L’esodo da Pola. Agonia e morte di una città italiana” (Nuova LitoEffe, Piacenza 1989), “Campo profughi giuliani Caserma Ugo Botti (La Spezia)” (Istria Europa, Imperia 1998), “Libero Comune di Pola in Esilio. 60 anni della diaspora polesana (l’Arena di Pola, Trieste 2005), “Quel lungo viaggio verso l’esilio” (Istria Europa, Imperia 2008) e “In Istria prima dell’Esodo. Autobiografia di un esule da Pola” (Istria Europa, Imperia 2012) sono le opere in cui Vivoda ha trascritto il suo impegno per la storia e per la testimonianza.
Lorenzo Salimbeni
Responsabile comunicazione Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia