L’Anvgd Milano ricorda le manifestazioni del novembre 1953 per Trieste italiana

Giovedì 2 novembre alle ore 18:15, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia e in differita dal giorno successivo sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano, si terrà una nuova conferenza durante la quale MICHELE PIGLIUCCI, Professore associato di Geografia economica e politica presso la Link Campus University, ci parlerà di:
L’ITALIA SULL’ORLO DELLA GUERRA PER TRIESTE:
GLI INCIDENTI DEL NOVEMBRE 1953
A INDELEBILE RICORDO DEGLI “ULTIMI MARTIRI DEL RISORGIMENTO” 
Il 26 ottobre del 1954, si completava il Risorgimento nazionale con il ritorno definitivo di Trieste all’Italia e si chiudeva, dopo nove anni, il periodo di terrore che aveva accompagnato nel Friuli-Venezia Giulia e nell’Istria la fine della Seconda guerra mondiale.
Tutti ricordiamo le fotografie dell’ingresso dei soldati italiani nella città simbolo di quel martirio, ma pochi ricordano che per arrivare a quel giorno – oltre ai tanti morti degli scontri fra triestini ed inglesi dell’autunno del 1953 – ci fu anche un piano della Difesa che su ordine del primo ministro democratico-cristiano Giuseppe Pella predispose un progetto di riconquista di Trieste e della Zona A.
Torniamo a quegli anni: l’Italia è Nazione sconfitta, così viene considerata e trattata al di là delle dichiarazioni di facciata. E’ stata collocata nel blocco occidentale e tanto ci deve bastare. Così ogni volta che l’Italia chiede di risolvere la questione di Trieste e dell’Istria, si trova davanti a qualche ostacolo. E’ un braccio di ferro che ci vede sempre in una posizione di debolezza. Alcide De Gasperi ci prova. Ma il suo governo cade e Giuseppe Pella decide di sparigliare un po’ le carte.
Sul confine orientale fra soldati italiani e jugoslavi le scaramucce non mancano. Tutti cercano di rubare le posizioni migliori in vista di un trattato di pace che prima o poi arriverà.
A Trieste la popolazione chiede con forza di tornare all’Italia. Nilla Pizzi al Festival di Sanremo pochi mesi prima ha vinto con una canzone dichiaratamente pro-Trieste “Vola colomba bianca, vola, dille che non sarà più sola..”. Pella (che ha visto gli ultimi risultati elettorali premiare MSI e monarchici) avvisa gli Anglo-Americani che vuole chiudere la partita Trieste, che non ha più pazienza: se non si definisce chiaramente la situazione, l’Italia non aderirà alla Comunità Europea di Difesa e non concederà il suolo italiano per le basi Nato (ad Aviano, a pochi chilometri da Trieste gli USA vogliono portare parte dell’arsenale nucleare…).
Il 4 novembre 1953 il premier Pella va a Redipuglia, a pochi chilometri dalla Trieste occupata, per ricordare la vittoria nella Prima guerra mondiale. E’ accolto da migliaia di persone: è un segnale inequivocabile. Nel tentativo di evitare un’escalation giunge un appello radiofonico alla calma fatto ai triestini dal Generale John Winterton, comandante del Governo Militare Alleato a Trieste. All’invito segue la carognata: il divieto di esporre il tricolore.
Ma in quello stesso giorno, sfidando il divieto di Winterton, l’architetto Gianni Bartoli, sindaco di Trieste, fa innalzare la bandiera italiana sulla torre comunale. La rimozione della bandiera, il fermo di studenti che in piazza ne sventolavano altre, scatenò gli inglesi e iniziarono gli scontri che durarono giorni con migliaia di triestini in piazza. Gli inglesi sparano sulla folla: muoiono Pierino Addobbati, Francesco Paglia, Nardino Manzi, Erminio Bassa, Saverio Montano ed Antonio Zavadil. Altre 53 persone vengono ferite. Gli sgherri inseguono e percuotono i manifestanti fin dentro le chiese.
Ai funerali dei giovani uccisi partecipa una folla immensa. E’ uno scandalo che non può più esser fermato. Winterton viene richiamato a Londra d’urgenza e altrettanto velocemente si apre il tavolo delle trattative a Londra: iniziate a febbraio del 1954 si chiudono a maggio con un accordo che trova la quadratura del cerchio. Il 5 ottobre si firma il Memorandum: TRIESTE TORNA ALL’ITALIA.
Il 26 ottobre i bersaglieri sono i primi ad entrare in città mentre gli F84G dell’Aeronautica militare partiti dalla base di Treviso sfrecciano nel cielo e in porto ormeggiano i cacciatorpediniere e gli incrociatori della Marina militare. 
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