Nell’ambito dei rapporti intrapresi da anni con le comunità degli italiani d’Istria, la Propordenone, in piena sinergia con il Comitato di Pordenone dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (nuovo presidente Gianni Giugovaz), ravviva i legami con esse recandosi giovedì 30 maggio a Canfanaro e quindi a Gallesano e Dignano d’Istria. Da quest’ultima città, dove circa il dieci percento della popolazione appartiene alla nostra nazionalità, proverranno poi, domenica 16 giugno, in riva al Noncello e nella Festa sul Nonsel, il presidente e la locale corale degli italiani, i quali saranno accolti alla loggia municipale e animeranno indi la messa solenne in duomo. L’anno scorso ad essere ospitati erano stati gli italiani della vicina Gallesano, a motivo pure del loro compaesano martire don Angelo Tarticchio, al quale i titini, ottant’anni fa, avevano riservato un tratto della passione di Cristo, essendo egli stato infoibato dopo avere subito addirittura la coronazione di spine conficcate in testa. Don Angelo era cugino primo di don Giordano Tarticchio, prete esule da noi e parroco per molti anni a Meduno e a Roraipiccolo.
A occasionare ora la trasferta pordenonese c’è il ricordo di un secondo sacerdote martire, don Marco Zelco, l’innocente parroco di Canfanaro impiccato dai nazisti sulla pubblica piazza di quella località del centro dell’Istria. Anche di questo tragico fatto ricorre l’ottantesimo, che viene celebrato con una pubblicazione fresca di stampa curata da monsignor Marijan Jelenic, il quale accoglie i 55 pordenonesi in visita nella mattinata del Corpus Domini, in Istria giornata festiva. Don Zelco, infatti, era stato protagonista nel 1930, nella sua chiesa, anche di un miracolo eucaristico, essendosi allora trasformata l’ostia da lui esposta all’adorazione nel volto del Cristo della passione.
Nel pomeriggio seguono l’incontro a Gallesano paese di don Angelo Tarticchio, al cui martirio don Jelenic ha riservato pure una pubblicazione, e il ricevimento a Dignano nella sede della Comunità degli Italiani, conclusa con la visita in duomo – dove la guida degli ospiti è stato parroco 50 anni – ai cosiddetti “corpi santi”, reliquie di grande numero e dimensioni, e di inestimabile valore religioso e storico, nascoste e salvate qui al termine del dominio della Serenissima, che tanto impregnò della sua lingua e cultura questa bella cittadina istriana.
Walter Arzaretti